Sea Watch multata per aver soccorso migranti, la Ong: “Governo ci sanziona su indicazione della Libia”
Sea Watch, la Ong impegnata nel soccorso delle persone migranti che tentano di attraversare il Mediterraneo, ha ricevuto una multa da 2.064 euro. La sanzione dell'Ente nazionale aviazione civile (Enac), in particolare, ha colpito Seabird, l'aereo utilizzato dall'organizzazione per avvistare le imbarcazioni in difficoltà e poter intervenire nelle situazioni di pericolo. A Fanpage.it, Sea Watch ha spiegato la situazione: "È incredibile, le autorità italiane hanno messo nero su bianco che si sono mossi sulla base delle dichiarazioni dei libici. Le autorità della Libia comandano già in mare, ora comandano anche in aria".
La nuova ordinanza alla base della multa a Sea Watch
Pochi giorni fa, il 6 maggio, l'Enac – che fa riferimento al ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini – aveva varato un'ordinanza che prevede multe per chiunque effettua operazioni di ricerca e soccorso "al di fuori delle previsioni del quadro normativo vigente", lasciando piuttosto vaghi i termini specifici. Il motivo alla base dell'ordinanza sarebbero le "reiterate attività effettuata da velivoli e natanti", che portano al "prelievo – da imbarcazioni di fortuna – di persone migranti provenienti da rotte nordafricane", non seguendo le norme internazionali Sar (Search and rescue) e quindi dando alla Guardia costiera italiana "un aggravio dei propri compiti istituzionali di intervento in mare". Addirittura, si rischierebbe di "compromettere l’incolumità delle persone migranti non assistite secondo i protocolli vigenti".
Il 14 maggio, secondo la contestazione dell'Enac a Seabird, l'aereo "ha sorvolato l'area Sar libica comunicando ad una nave della medesima Ong di effettuare la procedura di recupero dei migranti in acque libiche". Un salvataggio che "l'Autorità libica, per il caso di specie, non ha autorizzato".
Già su questo punto, Sea Watch ha chiarito a Fanpage ci sarebbero diverse imprecisioni. La comunicazione, "come avviene sempre in casi di emergenza", è stata lanciata a tutte le autorità marittime: "Quelle italiane, quelle europee e anche quelle libiche". In più, l'imbarcazione non si trovava "in acque libiche", ma in acque internazionali, e in zona Sar libica: le acque territoriali sono piuttosto limitate, mentre per "zona Sar" si intende tutta un'area di mare che ricade sotto la responsabilità di un certo Paese per quanto riguarda i soccorsi.
"La Libia comanda già in mare, e ora anche in aria"
Non solo "non si capisce quale interferenza possa aver dato un aereo che ha segnalato dov'era una barca in difficoltà", ha commentato un portavoce di Sea Watch, ma l'ordinanza chiarisce esplicitamente che l'iter per la sanzione è partito da un input della cosiddetta Guardia costiera libica, che ha segnalato all'Italia la presenza di Seabird e il soccorso di una barca in difficoltà nelle sue acque Sar: "Le autorità della Libia comandano già in mare, ora comandano anche in aria".
Il ricorso non si farà attendere: "I nostri legali stanno studiando le carte, sicuramente ci sarà una reazione". Nello specifico, la contestazione è di aver violato due articoli del Codice della navigazione: uno che vieta la partenza se "risultano violati gli obblighi previsti dalle norme di polizia e per la sicurezza della navigazione", e l'altro che per queste violazioni fissa una multa "tra i 1.032 e i 6.197 euro". La base dell'accusa, però, sta proprio in quell'ordinanza del 6 maggio, e nella segnalazione fatta dalle autorità libiche. "Sanzionati dal governo perché testimoniamo le violenze nel Mediterraneo. Non ci spaventano, continuiamo a volare", ha scritto la Ong sui social.