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Sea Watch: “Migranti presi a bastonate dai libici”. Il video del respingimento ripreso da Seabird

Ancora un respingimento illegale nel Mediterraneo: la cosiddetta Guardia costiera libica ha costretto circa 60 migranti a lasciare il mercantile che li aveva salvanti in acque internazionali, per salire a bordo di una motovedetta. L’aereo Seabird ha documento l’episodio.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'aereo di ricognizione Seabird ha documentato un altro respingimento da parte della cosiddetta Guardia costiera libica. Dell'epsodio, avvenuto ieri nel Mediterraneo, dà conto in una note l'ong Sea Watch.

"Ancora una volta il nostro aereo da ricognizione Seabird è testimone di un brutale respingimento da parte della cosiddetta guardia costiera libica. Ieri circa 60 persone erano state soccorse in acque internazionali dal mercantile Mardive Zohr 1", fa sapere l'organizzazione umanitaria.

"La cosiddetta guardia costiera libica – prosegue – ha affiancato la nave, è salita a bordo, ha minacciato di arresto il comandante e l'equipaggio, e costretto i naufraghi a salire a bordo della loro motovedetta a colpi di bastone. Finanziando le milizie libiche per compiere queste azioni, l'Italia e l'Europa sono complici della violazione dei diritti umani nel Mediterraneo. L'ordinanza di ENAC per bloccare Seabird è solo il tentativo del governo italiano di nascondere i suoi crimini", ha denunciato ancora l'Ong.

Alla nave Geo Barents assegnato porto di Napoli

Intanto le autorità italianehanno assegnato Napoli come porto di sbarco per la Geo Barents, la nave di Medici senza frontiere che ieri ha soccorso 48 persone, tra cui 9 donne e 5 bambini, che si trovavano su un gommone al largo delle coste libiche.

Tunisia istituisce zona Sar

La Tunisia ha istituito la sua zona Sar, l'area di ricerca e soccorso in mare, nel Canale di Sicilia. Lo ha fatto con una comunicazione inviata oggi all'International maritime organization in cui ha indicato il Centro di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) di Tunisi. Era stata la premier Giorgia Meloni a riferire, nel Consiglio dei ministri dello scorso 4 giugno, sull'attività del gruppo di lavoro misto italo-tunisino che ha assistito le autorità di Tunisi per istituire la zona Sar del Paese africano. "La prospettiva comune – aveva spiegato Meloni – è di formalizzare l'esistenza di un'area marittima che preveda l'intervento delle navi tunisine per svolgere opera di soccorso e ricondurre i migranti nel porto sicuro più vicino, cioè in Tunisia".

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