Migranti, Sea Eye salva 41 persone ma il porto è lontano: “Scelta che prolunga sofferenza con 40 ore di navigazione”
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Nel cuore della notte tra il 22 e il 23 febbraio, le organizzazioni non governative Sea-Watch, Sea-Eye e Mediterranea Saving Humans hanno tratto in salvo 41 persone migranti alla deriva nel Mediterraneo centrale. I superstiti si trovano ora sulla Sea-Eye 4, ma le autorità italiane hanno indicato Napoli come porto di approdo, una destinazione che implica quasi 40 ore di navigazione supplementari: "Una scelta che prolunga inutilmente la sofferenza di chi è già provato dal mare e dalla fuga", hanno denunciato le Ong.
Missione unitaria della Flotta Civile
La sinergia tra le tre organizzazioni fa parte di un'operazione della Flotta Civile, un'alleanza di navi umanitarie che ha l'obiettivo di opporsi alla criminalizzazione dei salvataggi: "Mentre la nostra Mare Jonio è in cantiere a Napoli per manutenzione, questa missione congiunta dimostra che la solidarietà non si arresta", ha spiegato nei giorni scorsi Laura Marmorale, presidente di Mediterranea: "Di fronte agli attacchi e alla sorveglianza indiscriminata, la società civile risponde con l'azione concreta".
L'equipaggio della Sea-Eye 4 conta 29 membri, con una prevalenza di volontari di Sea-Watch: "Entro pochi giorni saremo nuovamente nella zona di ricerca e soccorso, lungo le rotte migratorie da Tunisia e Libia", aveva dichiarato un portavoce di Sea-Watch prima della partenza. Gorden Isler, presidente di Sea-Eye, aveva sottolineato: "In un'epoca segnata da esclusione e intolleranza, la nostra alleanza dimostra che l'umanità non conosce confini".
A pochi giorni dalle elezioni parlamentari in Germania, anche la portavoce di Sea-Watch, Giulia Messmer, aveva rilanciato l'appello: "Servono vie sicure e legali per tutti. Chi propone solo barriere non fermerà le tragedie nel Mediterraneo".
Il Mediterraneo centrale e la crisi umanitaria persistente
Il Mediterraneo centrale rimane uno dei percorsi migratori più pericolosi al mondo: secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), solo tra il 1° gennaio e il 1° febbraio 2025, almeno 36 persone hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il mare, mentre oltre duemila sono state intercettate e ricondotte forzatamente in Libia.
Su questa rotta mortale, uomini, donne e bambini affrontano viaggi su imbarcazioni sovraffollate e inadatte alla navigazione, esposti a rischi estremi. Il rapporto dell'OIM evidenzia che 2.398 migranti sono stati fermati e riportati in Libia nel solo primo mese del 2025, tra cui 301 donne e 113 minori. Il ritorno nei centri di detenzione libici spesso si traduce in abusi, torture e sfruttamento e per questo le Ong denunciano da anni le condizioni disumane in queste strutture e il sostegno italiano ed europeo alle autorità libiche, attraverso il cosiddetto Memorandum d'Intesa e i finanziamenti per il controllo delle frontiere.