Scusateci, se a noi non scappa da ridere.
Facciamo un passo indietro: "Siamo abituati ai forni crematori", ha detto il neoconsigliere comunale di Fratelli d'Italia, e la sala è scoppiata a ridere.
Hanno riso, perché dai, non vuoi ridere a una battuta sui forni crematori durante un comizio?
Hanno riso perché così fanno sempre.
Hanno riso perché l'antisemitismo per qualcuno è materia comica.
Hanno riso, perché se il braccio teso non è reato, "Sieg heil" cosa vuoi che sia, e i "bravi ragazzi di Gioventù nazionale" vengono protetti nonostante quello che è emerso dall'inchiesta di Fanpage.it, allora puoi anche permetterti di ridere di gusto; puoi anche sganasciarti di fronte a una battuta sui forni crematori, cioè i luoghi in cui i corpi dei deportati ad Auschwitz venivano fatti sparire, arsi, dopo aver tolto loro gli anelli dalle dita, e tagliato i capelli per farne l'imbottitura degli stivali della Luftwaffe, l'aviazione militare tedesca.
Hanno riso, a udire la battuta, perché le parole che dicono di solito non sono tanto migliori.
Hanno riso perché gira che ti rigira, la matrice c'è e si vede.
Hanno riso, perché non sapevano di essere ripresi. O hanno riso, semplicemente, perché pensavano che si potesse. E da questo punto di vista hanno ragione loro: oggi – spesso – si può. Ogni giorno lo sdoganamento fa un passetto avanti, ogni ora il limite viene portato un metro oltre, si alza continuamente il livello della sopportabilità e di quello che si può dire, di ciò che si può irridere.
In sala hanno riso alla frase "siamo abituati ai forni crematori" con la stessa faccia tosta con cui i consiglieri comunali di centrodestra, a Bologna, non hanno votato un ordine del giorno che condanna l'apologia del fascismo dopo l'inchiesta di Fanpage.it.
Hanno riso perché il clima glielo permette. La vandalizzazione della tomba di Berlinguer, pochi giorni fa, tre volte in due mesi, e qualche giorno prima quella del monumento a Matteotti con la scritta apposta: "Viva il fascio".
E poi ancora le frasi antisemite di Paolo Signorelli, portavoce del ministro Lollobrigida, emerse da una chat con Fabrizio Piscitelli, boss del narcotraffico e capo ultras degli Irriducibili.
Il neoconsigliere di Fratelli d'Italia, Giuseppe Marasco, che ha pronunciato la frase "siamo abituati ai forni crematori", ha prima dichiarato all'Ansa di non essere stato lui a pronunciare quella frase, e che anzi avrebbe sporto denuncia in quanto il video uscito sarebbe stato in qualche modo manipolato. E poi ci ha ripensato, e riferendosi a quella frase come a "una battuta", ha fatto uscire una nota – cito sempre l'Ansa – per fare arrivare le sue scuse "se tale fraintendimento ha urtato la sensibilità di tanti, con le più ampie riserve a mia tutela". Ammettiamolo: un po' strane come scuse, ma in effetti se arrivi a pensare che quella sia "una battuta" allora tutto ci può stare, e saremo certamente noi ad aver frainteso la sua frase, in effetti così divertente. Spero solo, a questo punto, che lui non si arrabbi; altrimenti querela tutti per mancanza di umorismo sui campi di sterminio.
Una battuta, al consigliere Giuseppe Marasco, io comunque gliela riconosco: quando, scusandosi, ha detto "non intendevo associare la battuta alla tragedia dell'Olocausto, ma soltanto riferirmi alle alte temperature del nostro territorio". Questa, secondo me, fa ridere davvero.