Se Renzi si becca l’appoggio di Lele Mora
La classe dirigenziale del Pdl e tutto l'entourage che attorno ad essa gravita, hanno dato il via da tempo alla loro campagna elettorale, per quanto possa non parere così ad occhio nudo, senza un filtro ottico. La tattica consiste in un sostanziale presenzialismo condito con un dichiarato immobilismo politico, in un tempo in cui non fare appare come l'atteggiamento più vantaggioso. Nel frattempo però, si accompagna la ricetta servendosi di quella raffinatissima capacità da re Mida della quale la fazione si avvale, ovvero screditare le proposte che arrivano dalla parte opposta, ma non troppo opposta: il Pd.
La precisazione doverosa è che il discredito non arriva a mezzo di opposizione ferrea, bensì di appoggio. Chissà perché di recente, nella landa apparentemente acefala del Pdl, si assiste ad una corsa all'elogio dei due candidati outsider alle primarie del Pd: quella più out, per questo anche la più convincente, ovvero Laura Puppato e l'enfant prodige rottamatore, Matteo Renzi. La prima, qualche sera fa, si è buscata un attestato di stima, nonché la possibilità di darsi del "tu", nientemeno che da Ignazio La Russa. Basta poco per dare una brutta impressione e la Puppato ingenua, inizialmente impostata in modalità "lei", e biasimata da La Russa per questo, ha parzialmente ceduto alle lusinghe. Quando nei talk le parti opposte incominciano a farsi piaggerie e scambiarsi gesti d'affetto, dandosi magari del tu, non c'è nulla di buono all'orizzonte. Figurarsi se si scambiano attestati di stima.
Il secondo, Matteo Renzi, quello davvero in corsa con il motto Adesso (approdato ieri a Napoli col suo camper) si è beccato nientemeno che l'outing di Lele Mora, con cinquanta chili in meno, fuori dal carcere solo per problemi di salute. Ieri, l'ex "chissàcosa" era ospite di Cruciani a La Zanzara. Il suddetto Cruciani, oltre a non dargli modo alcuno di aprire la bocca, con quel vizio maledetto di parlare più di quelli che intervista, gli ha concesso il tempo di dire che Renzi è un gran figo, sexyssimo, che può piacere a tutte le donne d'Italia, con quella faccia metà sorniona, metà da gran figo. Io lo voterei se potessi ancora votare.
E' un movimento che pare partire da lontano, da quando Berlusconi provò a sdoganare a destra il sindaco di Firenze, ammettendo un certo favore nei suoi confronti. Lele Mora non sarà un politico, ma è emblema del più nitido berlusconismo (pur dichiarando di non averlo mai votato). Un'affermazione sua è indicativa, ha peso, nonostante i cinquanta chili persi in carcere, per marchiare qualcuno. Una sua dichiarazione politica rischia di muovere, in senso opposto, più consensi di qualunque endorsement politico ufficiale, tanto quanto programmi televisivi come i pomeriggi di Barbara D'Urso o Mara Venier siano capaci di muovere più voti di quanto riesca a fare il migliore dei programmi di informazione politica. Il perché è semplice: chi ha già deciso guarda i talk show, gli indecisi strizzano l'occhio alla D'Urso e la Venier, e pure a Lele Mora.
Pensare ai retroscena offre un panorama ancor più macabro, perché forse dalla fazione opposta si accreditano/screditano Renzi e la Puppato, col semplice obiettivo di non dover stravolgere troppi schemi per la campagna elettorale che verrà. Combattere con le novità costringerebbe a spremersi le meningi, mentre una vittoria alle primarie di Bersani concederebbe al Pdl il lusso di ricandidare Berlusconi. Pur perdendo, si profilerebbe l'ipotesi di una legislatura tranquilla e non troppo diversa, per dinamiche, da quella che si sta vivendo. Magari si starebbe tranquilli pure con Renzi e la Puppato: ma perché correre rischi?