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Opinioni

Se per la destra l’aborto non è una priorità, perché ha già proposto tre leggi antiabortiste?

La destra in campagna elettorale ha messo in chiaro che loro si occupano di cose concrete, mica di gender e aborto come la sinistra. Eppure eccoci qui, a pochi giorni dell’apertura dei lavori del Parlamento, a leggere testi di legge che farebbero impallidire Duda o Orbán. Ma possiamo stare tranquille: la 194 la vogliono solo applicare, mica abolire.
A cura di Jennifer Guerra
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L’aborto è diventato in maniera abbastanza inaspettata uno degli argomenti più caldi della campagna elettorale. Sia per la sempre più preoccupante situazione internazionale, sia per un discusso articolo del Guardian che ha lanciato l’allarme sull’accesso all’aborto, sia per l’intervento di alcune personalità note come Chiara Ferragni. In risposta a questa attenzione mediatica, Meloni ha sempre assicurato di non voler abolire la 194, ma di “applicarla pienamente” (come è scritto nel programma di Fratelli d’Italia), ovvero di “dare alle donne il diritto di non abortire” applicando la parte della legge sulla tutela sociale della maternità. Molti commentatori della destra hanno bollato l’allarme sull’accesso all’interruzione di gravidanza come il tentativo di attaccare Meloni da parte di una sinistra senza argomenti. Una delle obiezioni principali è che il Paese al momento ha cose ben più importanti a cui pensare rispetto all’aborto.

Il riconoscimento giuridico del feto, la proposta di Gasparri

Eppure, il giorno stesso dell’insediamento del Parlamento quella stessa destra che per mesi è andata ripetendo di non avere interesse ad attaccare l’accesso all’aborto, ha proposto tre leggi di stampo smaccatamente antiabortista. Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha infatti presentato un disegno legge sul riconoscimento giuridico del feto, che consiste nella modifica del primo articolo del codice civile. Il codice civile specifica infatti che “la capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all'evento della nascita”. Il testo del ddl non è ancora stato pubblicato, ma non c’è dubbio che sarà lo stesso già presentato già quattro volte in Parlamento, di cui una dallo stesso Gasparri: si vuole modificare la prima parte dell’articolo del codice in “ogni essere umano ha la capacità giuridica fin dal momento del concepimento” e nella seconda parte “i diritti” verrebbero sostituiti con “i diritti patrimoniali”.

Le conseguenze della proposta di legge

Una legge di questo tipo avrebbe conseguenze molto importanti: se il feto è una persona giuridica, significa che può essere vittima di un reato come l’omicidio volontario. E se la capacità giuridica inizia dal concepimento, significherebbe che un’interruzione volontaria di gravidanza – a qualsiasi mese di gestazione – potrebbe configurarsi come un reato. La forza del riconoscimento giuridico dell’embrione e del feto è tale che anche negli Stati Uniti i gruppi antiabortisti più intransigenti stanno inseguendo questa strategia per arrivare a una criminalizzazione totale dell’aborto. Il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade, infatti, non ha portato all’equiparazione giuridica tra aborto e omicidio, ma soltanto alla criminalizzazione (per lo più nei confronti del personale medico) della procedura in diversi Stati.

Anche il secondo disegno di legge, sempre di Gasparri, non è nuovo. Si tratta dell’istituzione della giornata della vita nascente, presentata ben sei volte anche da parlamentari del centrosinistra. In questo caso, l’intento antiabortista non è così esplicito, ma bisogna sottolineare che il comitato promotore della legge, che riunisce una trentina di associazioni, è stato fondato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, associazione che tra le altre cose si occupa della sepoltura dei feti nei famigerati giardini degli angeli. Di questa rete fanno anche parte il Movimento per la vita, il più ampio e longevo gruppo antiabortista italiano, e altre associazioni di questo stampo.

"La tutela della vita umana fin dal concepimento"

La terza proposta è stata presentata dal senatore leghista Massimiliano Romeo, che ha riproposto un ddl della scorsa legislatura, intitolato “Disposizioni per la tutela della famiglia e della vita nascente, per la conciliazione tra lavoro e famiglia e delega al Governo per la disciplina del fattore famiglia”. Si tratta di un testo molto ampio che tocca diversi temi legati al welfare, ma che andrebbe però a toccare anche alcune questioni legate all’aborto. In particolare il capo VI, relativo alla riforma dei consultori prevede che questi enti “[assicurino] la tutela della vita umana fin dal suo concepimento”, “[forniscano] ogni informazione necessaria sul concepimento, sulle fasi di sviluppo dell'embrione e sulle tecniche attuate in caso di interruzione volontaria della gravidanza, avvalendosi di personale medico e ostetrico anche obiettore di coscienza” e “si [avvalgano], attraverso appositi regolamenti e convenzioni, della collaborazione delle associazioni operanti a difesa della vita”.

Si tratta di tre leggi che, pur senza toccare la 194, legittimerebbero l’intervento diretto di associazioni esplicitamente contrarie all’aborto o, come nel caso del riconoscimento giuridico del feto, aprirebbero a scenari gravissimi. Sono leggi che sono già state presentate diverse volte in passato, senza molto successo, ma è significativo che vengano riproposte il primo giorno di legislatura, come a segnare ufficialmente l’inizio di un nuovo corso. La destra ci ha tenuto a presentare un volto moderato durante la campagna elettorale, anche per dar credito alla versione secondo cui loro si occupano di cose concrete, mica di gender e aborto come la sinistra. Eppure eccoci qui, il giorno stesso dell’apertura dei lavori del Parlamento, a leggere testi di legge che farebbero impallidire Duda o Orbán. Ma possiamo stare tranquille: la 194 la vogliono solo applicare, mica abolire.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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