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Opinioni

Se mia figlia volesse diventare Youtuber

Ricordate che non vi è gioia nei sorpassi ma nel dare un passaggio, e che lasciare indietro qualcuno penalizza anche voi che non li incontrerete mai.
A cura di Saverio Tommasi
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Giovani realizzano video
Giovani realizzano video

Cosa sta accadendo ai nostri giovani?

Partiamo da un fatto: i giovani non sono "nostri". E tradire le aspettative di una (diciamo pure due) generazioni che hanno perso sotto tutti i punti di vista può essere l'unico modo per loro di sopravvivere. Per questo confido nei loro tradimenti e incrocio le dita perché le devianze rispetto a quello che gli stiamo lasciando siano marcatissime. Dalla catastrofe climatica alla compressione dei diritti sul lavoro, la mia è la prima generazione che lascia la successiva (cioè quella dei "giovani") grandemente più insicura della precedente, e da questo fatto bisogna partire.

Ora facciamo un passo avanti: è di questi giorni (e di questi anni) la discussione sulla questione Youtuber.
La morte di un bambino di 5 anni e una sfida in Lamborghini l'hanno riportata alla cronaca nera, poi a quella giudiziaria e infine alla cronaca sociale.

Un punto di partenza a caso potrebbe essere questo: "Youtuber" non è un gran nome. Usare il nome di una piattaforma trasformandola in sostantivo, e in taluni casi usando quel sostantivo come aggettivo, non mi sembra linguisticamente una scelta saggia. Personalmente non amo neanche la formula "content creator", suona bene ma è gigante, sovradimensionata, per la quasi totalità di chi questa doppia parola di origine americana la rivendica nel proprio profilo social o la incide sul petto.
Detto questo, per fortuna, chi se ne frega. Cioè chi se ne importa dei nomi che piacciono a me, i nomi devono piacere a chi li utilizza, a chi li rivendica perché si sente rappresentato da quei nomi. Gli esterni, come me, devono tacere e adeguarsi, cioè imparare a chiamare le cose (e le persone) con i nomi che loro hanno scelto e con cui in qualche modo sentono di essere ben descritti.

Sui contenuti che gli Youtuber scelgono di caricare sulla piattaforma, invece, è giusto fare tutte le riflessioni del mondo, perché quei contenuti non sono un affare personale ma pubblico, perché di un pubblico vanno alla ricerca. E allora mi chiedo: se mia figlia volesse diventare Youtuber, come reagirei? Provando a darle dei consigli, cioè nella stessa maniera in cui reagirei se volesse diventare estetista, idraulica, scienziata o calciatrice, anche se sulle ultime quattro ipotesi probabilmente i miei consigli sarebbero ancora peggiori rispetto alla "questione Youtuber". Quale consiglio volete che possa dare a una persona che studia per estetista, se io al massimo mi sono tagliato due volte i peli sulle braccia, dieci anni fa, urlando dal dolore per una ceretta, e decidendo che dall'estetista non ci sarei più tornato?
Quale consiglio sull'idraulica volete che possa dare, io che quando c'è un problema in casa – semplicemente – chiudo l'acqua e aspetto che passi?
Io che a matematica avevo tre, anche se poi sono migliorato arrivando a quattro.
Io che a calcio stavo in panchina e ve lo dico: non giocavo nel Real Madrid ma nel minuscolo Firenze 5.
E allora, anche di fronte alle scelte che possono sembrarci più strampalate, noi grandi abbiamo il dovere del sostegno, e magari di quel particolare tipo di consiglio che non frena però potrebbe essere utile per allargare la visuale. Per questo se le mie figlie volessero diventare Youtuber io non direi né sì né no, perché non spetterebbe a me ma a loro.

Per intenderci: io non credo che il fornaio sia un mestiere più sicuro del realizzare video, o del fare gelati. Se i video fossero brutti non avresti futuro in quel campo, certo, ma anche se tu vendessi gelati al cioccolato che invece di cacao sapessero di arrosto bruciato, non andresti avanti più di un mese. E allora, osa fare quello che ti piace!
Studia, cercati dei maestri, impara dai maestri, impara ancora, impara di nuovo, non smettere di imparare e divertiti sempre. Questa è l'unica cosa che potrei dire rispetto al "diventare Youtuber".

Produrre video potrebbe essere meno sicuro di un lavoro in banca. Il famoso "lavoro in banca", dicevano proprio così quelli della mia generazione. Era l'aspirazione, come la figurina di Roberto Baggio qualche anno prima nell'album Panini.
La mia non era ancora la "generazione del posto fisso", per me che ho fatto Ragioneria l'aspirazione collettiva era il lavoro in banca, quello a cui senza un esame di maturità perfetto o quasi non avresti neanche potuto avvicinarti al colloquio.
Il "lavoro in banca" era la sicurezza prima dei crolli finanziari e delle grandi truffe, delle acquisizioni e dei fallimenti.
Ma soprattutto: da quando la sicurezza del lavoro ha prevalso sulla necessità dello sviluppo delle proprie passioni?
Tutto cambia, e se è cambiato anche il lavoro in banca – vi assicuro – tutto può crollare o rinascere. Per questo se le mie figlie volessero fare le Youtuber, io sorriderei e direi loro "in bocca alla lupa".

E aggiungerei: fate quello che volete. Andate al mare, bevete spritz, offritene a qualche amica o amico e imparate a conoscere chi vi pare.
Ma ricordate sempre: la vostra felicità non deve causare infelicità negli altri, perché la felicità (quella vera) è un moto collettivo, non è un'esuberanza personale. Se fare visualizzazioni diventa l'unico scopo lasciate perdere, non è più divertente. Se gli incassi diventano più importanti del racconto, smettete. Imparate sempre a distinguere la felicità dagli applausi, ricordate che non vi è gioia nei sorpassi ma nel dare un passaggio. Lasciare indietro qualcuno vi obbliga a non conoscerlo, fare un pezzo di strada insieme vi rende invece più ricchi.

Si può entrare in un bar per fare una rapina, o per dissetare un assetato.
Si può andare in biblioteca per darle fuoco o per leggere un libro.
Non credete a chi associa un luogo a un modo di essere.

Si può restare umani ovunque, anzi: è necessario farlo.

Non dimenticatelo mai e buona fortuna.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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