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Opinioni

Se mia figlia fermasse il traffico contro la catastrofe climatica sarei contento, anche se ora è reato

La proposta di arrestare chi protesta è passata alla Camera: previsti fino a due anni di carcere per uno striscione contro i combustibili fossili in mezzo a una strada. Bisogna essere sadici per averlo pensato. Siamo davvero dalle parti dello sgambetto allo zoppo, o della testata a Maria Antonietta.
A cura di Saverio Tommasi
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Giorgia Meloni e Matteo Salvini
Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Se mia figlia bloccasse il traffico stradale contro la catastrofe climatica sarei contento, anche se da oggi è diventato reato.

Facciamo un passo indietro: il reato di blocco stradale fu istituito per la prima volta nel 1948, poi depenalizzato nel 1999. Matteo Salvini quando era Ministro dell'Interno (2018) alzò la sanzione, da 1.000 a 4.000 euro. Oggi lo stesso Governo di cui lui è parte così attiva, ha votato per farlo diventare reato: se più persone riunite bloccano il traffico (chiamasi manifestazione), la pena andrà così da sei mesi a due anni di carcere.

Non hanno fermato la catastrofe climatica, bocciano ogni risposta green al cambiamento climatico effetto dell'attività umana, si vantano di affossare ogni proposta verde di fronte ai fiumi che si prosciugano, alla temperatura che sale e ai ghiacciai che si sciolgono. Però poi criminalizzano chi chiede (e pretende) un mondo migliore dove vivere. Non possono vincere con la ragione, allora moltiplicano i reati. Non hanno idee, e arrestano chi le ha. Criminalizzano chi si oppone al disastro.

Ridono alle convention, scelgono l'aereo privato, limonano duro con Confindustria e poi vogliono incarcerare un ragazzo e una ragazza che per pochi minuti esibiscono uno striscione contro i combustibili fossili nella pubblica via. Mi ricordano quei dittatori che all'odore del potere che scricchiola moltiplicano i fucilati, vedendo ovunque nemici.

Chi lotta contro i cambiamenti climatici non è un tuo nemico, è un alleato anche se oggi protesta contro di te. Questo andrebbe scritto all'entrata del Ministero di Giustizia.

Ma loro preferiscono stare con chi offende i manifestanti pacifici, con chi ci passa sopra, con chi li trascina via; stanno tutti saldamente dalla parte di chi silenzia il rumore che i più giovani producono contro l'indifferenza. L'apatia dal reale è il loro pane, e quando i più giovani tentano di sottrarre l'ignavia dal dibattito pubblico, gli estensori dei codicilli ci rimangono male e cercano il modo per arrestarli.

Questo ddl Sicurezza, il nome è un ossimoro, non è soltanto una questione che riguarderà chi combatte attivamente contro la devastazione della Terra, ma chi pratica il dissenso in generale. Alla corte della regina non è tollerato essere contrari, dirsi sfavorevoli è diventato reato; è richiesto il buon viso di fronte al cattivo gioco, l'applauso costante è più che gradito.

Oggi è diventato reato il rallentamento dei mezzi di trasporto, arresteranno anche i semafori.

Non si può rallentare neanche il trasporto dei mezzi ferroviari. Nessuno può fermarli neanche per giusta causa. Non si poteva neanche prima, ma oggi è prevista la limitazione della libertà per chi commette quest'atto.
Ricordo quando alla stazione di Pisa ci sedemmo sui binari per fermare il trasporto degli ordigni militari diretti alla base americana di Camp Derby, e poi da lì in Afghanistan. Non servì, ma avevamo ragione. Lo rifarei anche oggi, e sarei felice lo facessero anche le mie figlie, appena cresceranno un po' e comprenderanno a pieno la differenza fra un veleno politico e un antidoto. Difendere l'ambiente è la soluzione, se lo chiedi a un bambino già lo sa.

Il ddl Sicurezza riguarda le manifestazioni contro il clima, ma agisce evidentemente su scala ampissima. Può colpire ad esempio anche una manifestazione di lavoratori e lavoratrici, è accaduto molte volte, nel tempo, che fossero costretti a fermare la circolazione stradale per farsi ascoltare. O magari un gruppo di studenti di fronte a una scuola, per attirare l'attenzione delle autorità sul riscaldamento a scuola che non funziona, o sui computer che non ci sono o sulla carata igienica che manca. L'autorità, da oggi, risponderà arrestandoli. Bell'invenzione davvero questo decreto Sicurezza, bisogna essere sadici per averlo pensato. Siamo dalle parti dello sgambetto allo zoppo, della testata a Maria Antonietta.

Da oggi se imbratti un'opera pubblica, non necessariamente un'opera d'arte (e anche se la imbratti con vernice facilmente rimovibile, come sempre accade in questi casi) ti becchi il "deturpamento", se pure la tua azione ha solo cercato di salvare le statue dalla degenerazione dei materiali dovuta al surriscaldamento climatico e agli effetti degli inquinanti nell'aria (Tomaso Montanari docet). Per il "deturpamento" da oggi sono previsti fino a 18 mesi di carcere. Un anno e mezzo di gabbio per una mano di vernice sulla porta del Ministero silente di fronte alla catastrofe climatica, mi sembrano un po' tanti.

Il ddl Sicurezza ha alzato le pene anche per i reati (già previsti) nei confronti di chi protesta contro le "grandi opere" come il TAV e il ponte sullo Stretto.
La dizione "grandi opere" l'hanno coniata loro, gli estensori delle leggi, e siccome qualcuno ritiene invece quelle opere soltanto un enorme buco nella montagna, da oggi hanno trovato il modo per tenere i disapprovatori fermi. Anche qui, indovinate un po': lo faranno con il carcere.

Ma se carcere è la risposta, la domanda è quasi sempre sbagliata. Pensateci.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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