“Se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo”: perché l’8 marzo è sciopero delle donne
Quella che tradizionalmente è diventata la festa delle mimose e dei bei pensierini sarà quest'anno una giornata "senza donne". L'8 marzo le lavoratrici dipendenti, precarie, autonome, intermittenti, disoccupate, studentesse o casalinghe incrociano le braccia e sospendono ogni attività, per una giorntata di sciopero contro la violenza di genere in tutte le sue forme: domestica, a scuola, sui giornali, per strada, discriminazione sul lavoro, sessismo, obiezione di coscienza, razzismo. Richieste espressione di un femminismo intersezionale, che chiede uguaglianza per tutti: tra uomini e donne, e per tutte le minoranze.
Lo sciopero globale, lanciato da Ni Una Menos in Argentina, avrà luogo in 40 paesi nel mondo. Anche il movimento Women’s March, reduce dalle manifestazioni del 21 gennaio, ha aderito. Una giornata senza donne per "riaffermare la nostra forza a partire dalla nostra sottrazione", spiegano le organizzatrici, che in Italia si ritrovano nella rete Non Una di Meno:
Resteremo al sole delle piazze a goderci la primavera che arriva anche per noi a dispetto di chi ci uccide per "troppo amore", di chi, quando siamo vittime di stupro, processa prima le donne e i loro comportamenti; di chi "esporta democrazia" in nostro nome e poi alza muri tra noi e la nostra libertà. Di chi scrive leggi sui nostri corpi; di chi ci lascia morire di obiezione di coscienza. Di chi ci ricatta con le dimissioni in bianco perché abbiamo figli o forse li avremo; di chi ci offre stipendi comunque più bassi degli uomini a parità di mansioni.
Lo sciopero, si legge sul sito di Non Una Di Meno, "si rivolge principalmente alle donne, ma ha più forza se innesca un supporto mutualistico con gli altri lavoratori, le reti relazionali e sociali, chi assume come prioritaria questa lotta".
Perché lo sciopero #LottoMarzo
La giornata di mobilitazione arriva dopo la grande manifestazione del 26 novembre di #NonUnaDiMeno per le strade di Roma e dopo le giornate di Bologna del 4 e 5 febbraio, quando migliaia di donne si sono riunite per partecipare alla stesura di un piano nazionale antiviolenza alternativo. Da quell'appuntamento sono venuti fuori gli "otto punti per l'8 marzo", che spiegano i motivi dello sciopero e del percorso che, iniziato a novembre, proseguirà anche dopo. Tra questi c'è il mantenimento dell'autonomia del centri antiviolenza – che hanno aderito allo sciopero -, la piena applicazione della Convenzione di Istanbul sulla violenza sulle donne, la tutela della legge 194 sull'interruzione di gravidanze e la lotta agli alti tassi di obiezione di coscienza, un welfare pensato per le donne, contro la chiusura delle frontiere e per la legge dello ius soli, perché la violenza sia combattuta attraverso educazione e formazione, contro il sessismo insito nella società e nei linguaggi, specialmente quello mediatico.
Oltre alla giornata di astensione, in tante città italiane sono state lanciate mobilitazioni, flash mob, cortei e presidi intorno alle 18 del pomeriggio. Un'ora prima, alle 17, a Roma l'appuntamento sarà al Colosseo.
Come partecipare
Le forme di partecipazione alla giornata di sciopero #LottoMarzo sono diverse, a seconda di chi metterà in pratica la protesta: dall'astensione dal lavoro, allo sciopero bianco, lo sciopero del consumo, o un'adesione simbolica, digitale. Per le lavoratrici dipendenti c'è anche la copertura sindacale, visto che alla mobilitazione hanno aderito le sigle Usi, Slai Cobas per il sindacato di Classe, Cobas, Confederazione dei Comitati di Base, Usb, Sial Cobas, Usi-Ait, Usb, Sgb, Flc Cgil.
Tra le altre cose, è prevista anche una Twitter storm con gli hashtag #NonUnaDiMeno, #LottoMarzo, #SiamoMarea, #8M, per rilanciare le manifestazioni in ogni città e rendere ancora più visibile la propria voce: inizierà in tutto il mondo alle 23 (ora italiana) del 7 marzo, e continuerà per tutta la giornata dell'8.
"Se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo". Con buona pace di fiori, mimose, e cioccolatini.