“La legislatura comincia con una logica incendiaria da parte di chi ha vinto le elezioni. Chi ha vinto, invece di riappacificare il paese, lo sta dividendo”. Non poteva scegliere parole migliori, il segretario dimissionario del Partito Democratico Enrico Letta. Non tanto per commentare la scelta della destra di eleggere presidenti delle due camere Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. Quanto per dimostrare una volta per tutte perché la destra, oltre a vincere le elezioni, sta vincendo la sua battaglia culturale in Italia.
Seguendo alla lettera il ragionamento di Enrico Letta, chi vince le elezioni, tanto più con una maggioranza abbastanza netta, e una proposta programmatica abbastanza chiara, dovrebbe edulcorare le proprie idee, annacquare i propri programmi, nascondere chi di quelle idee si è fatto più orgogliosamente portavoce, per evitare che chi non li ha votati si spaventi troppo, o si arrabbi troppo.
A ben vedere, in effetti, è quel che ha fatto il Partito Democratico quando ha governato, in nove degli ultimi undici anni. Annacquando progressivamente la sua identità – già di per sé frutto di un compromesso barzotto tra pezzi democristiani, liberali, socialisti, post-comunisti – in ragione del tentativo di non dispiacere nessuno. Non i grandi consessi internazionali, ma nemmeno i ceti medi terrorizzati dai flussi migratori, ma nemmeno i cattolici terrorizzati dall’estensione dei diritti civili a chi non ce li ha.
Il risultato è quello che conosciamo, e ci fermiamo per pietà agli esempi più noti: nove anni su undici di governo e non abbiamo riduzioni significative delle tasse sul lavoro, mentre quelle sui grandi patrimoni sono addirittura diminuite. Nove anni su undici di governo, e nessuno ha toccato la Legge Bossi-Fini sull’immigrazione, che al contrario è stata inasprita dai decreti Salvini. Nove anni su undici di governo e non abbiamo percorsi accelerati di cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia, e nemmeno i matrimoni per persone dello stesso sesso, e nemmeno una legge sul fine vita, e nemmeno un barlume di depenalizzazione per il possesso e il consumo di droghe leggere.
Quel che succederà da oggi lo sappiamo già. Di cambiamento climatico se ne parlerà – a vanvera – alla prossima torrida estate. Ma se i negazionisti del cambiamento climatico sono al governo è anche per la timidezza di chi a sinistra non ha mai portato avanti davvero un’agenda radicale per il superamento delle fonti fossili. Il diritto ad abortire sarà sempre più sotto attacco. Ma se Meloni, Fontana & co potranno permettersi di fare quel che vogliono è anche perché sono decenni che la legge 194 è di fatto inapplicata in molte parti del Paese a causa dello strapotere dei medici obiettori. E se si tornerà a parlare di blocchi navali, è anche perché nessuno ha nemmeno provato, in undici anni, a invertire la rotta di una deriva che ha giustapposto i flussi migratori con una supposta “emergenza sicurezza”.
Se la sinistra avesse fatto la sinistra, in altre parole, oggi la destra si ritroverebbe col compito di provare a smontare il lavoro altrui, non con quello di continuare il proprio. Meloni e compagnia, invece, oggi si ritrovano con un Paese ancora più a destra di come l’hanno lasciato, pur non avendolo quasi mai governato. Ed è paradossale, ma fino a un certo punto, che l’unica misura realmente di sinistra che si trovano a dover smontare – il reddito di cittadinanza – è stato istituito nell’unica parentesi di legislatura in cui il Partito Democratico non ha governato.
Quindi no, caro Enrico Letta. Non c’è niente di male ad avere delle idee, a volerle perseguire, a farle camminare sulle gambe di in quelle idee ci crede. Provate a combatterle davvero, per una volta, senza il timore di spaventare nessuno. E la prossima volta, magari, provate a farlo anche voi. A quanto pare funziona.