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Se Ballarò rispolvera il caro, vecchio battibecco

Ballarò ci concede il piacere di riprovare quella sensazione semi-orgasmica che solo il battibecco politico in Tv è capace a dare. C’era mancato, si torna a regime, ma con una piccola variante: sappiamo tutti di cosa si tratti…
A cura di Andrea Parrella
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I battibecchi televisivi ci mancavano. Almeno mancavano a me. Non si pensi a quelli da campagna elettorale, sono altra cosa, in un certo senso (un senso malato), quelli si tende a giustificarli, per la loro insita natura disperata. Le liti verbali vere, quelle da 260 giorni all'anno circa – sabato, domenica e festivi esclusi – erano una presenza molesta della quale a fatica avremmo potuto fare a meno. Per favore mi faccia finire senza interrompere/Va bene, se vuole parlare solo lei parli pure. Queste sequenze sillabiche colpiscono il telespettatore come una frusta, provocando il piacere perverso che è solo della sculacciata.

E' grazie alla puntata di ieri sera di Ballarò che possiamo dire ufficialmente (fino all'indizione probabile, a stretto giro, della prossima tornata elettorale), di essere tornati alla normalità. L'albero di Natale è stato dismesso, con immensa tristezza iniziale e un'abitudine subentrata ventotto secondi dopo. Il tempo di guardare l'espressione di Stefania Prestigiacomo, ascoltare il rantolo con il quale ha più volte interrotto la De Micheli del Pd (non esente da colpe perché abbastanza sprovvista di argomenti) con quei suoi periodici e instancabili "Ma stiamo scherzando?!". E poi quelle magnifiche correzioni durante il battibecco, quando l'interrotto risponde all'aggressione dell'interlocutore che ha utilizzato il pronome personale "tu" e, per controbattere a tono, ma con educazione, riprende il lapsus freudiano con quei meravigliosi "Non mi pare di averti… averla interrotta mentre parlava".

No, in fondo non è cambiato praticamente nulla per gli autoctoni delle nostre stanze del potere. Si è aggiunta, come variante tematica agli scontri verbali, oltre alla naturale presenza della riforma di una giustizia carogna e del fare politica per curare gli interessi propri, l'invasione di un manipolo di sconosciuti che a questi teatrini hanno furbescamente deciso di non prendere parte. Praticamente si parla di loro come se ci fossero, e loro per il momento gongolano. Funziona un po' come il restyling di un prodotto di successo: cambiano gli accessori, ma la sostanza resta quella. E pensare che Luca Sofri ha tentato di farlo capire ad entrambe (Prestigiacomo-De Micheli, ndr) che si stessero quasi coprendo di ridicolo, che le scene di cui si stavano rendendo protagoniste fossero caratterizzate da scoloriti toni. Niente, nessuno ha potuto fermarle: che la ragion sommettono al talento.

La colpa in fondo non è del conduttore (anche perché Floris è tra i pochi, se non l'unico, che si avvale della facoltà di abbassare i microfoni in studio). La colpa non è nemmeno delle protagoniste, che #checivuoifaresonoabituatecosì. Adesso la colpa si può tranquillamente attribuire al M5stelle che, svergognato che non è altro, ha sì poco senso di responsabilità e stima di sé da sforzarsi, tutti i giorni, di trovare motivi per non mettersi d'accordo con gli abituali officianti del potere. Vai a dargli torto. E ora ripetiamo tutti trenta volte:

 Per favore mi faccia finire senza interrompere/Va bene, se vuole parlare solo lei parli pure

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