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Se alla Leopolda fa più notizia Fabio Volo della Camusso

La kermesse renziana assorbe senza colpo ferire il successo della manifestazione della Cgil a Roma. Insomma, è la tre giorni di Matteo e del suo Governo: non c’è spazio per “gufi e rosiconi” e la minoranza del Pd non fa più paura. Come il Sindacato…
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Ad un certo punto, mentre va avanti la discussione nei tavoli tematici, dal palco della Leopolda 5 si sente una specie di comunicazione di servizio: "Mi dispiace annunciarvi che le magliette con il gufo e la scritta ‘io qui non posso entrare' sono già finite. Dovevamo stamparne altre, peccato". Ecco, senza esagerare, ma è uno dei migliori indicatori del clima che si respira qui a Firenze, nel tempio della religione renziana. Già, perché questo non è il momento dei dubbi e del confronto interno, non è il momento di contarsi o di pesarsi: quella è una fase vecchia, che appartiene al passato. Questa è la festa della Leopolda al Governo, la celebrazione di Matteo Renzi, certo, ma anche la vetrina dei primi mesi di Governo, con i ministri fra i tavoli, a raccontare ciò che è stato fatto e a spiegare cosa si vuole fare in un futuro più o meno prossimo. E non c'è posto per il dibattito che sta lacerando il Pd, essenzialmente perché questo Governo e questo gruppo dirigente non si sentono in alcun modo minacciati. Sanno, e con loro anche i militanti della Leopolda, che le chiavi della stanza dei bottoni sono saldamente nelle mani di Matteo Renzi e che la partita si è già giocata, alle primarie plebiscitarie, nelle prime direzioni dell'era Renzi e soprattutto alle Elezioni Europee.

Se non preoccupano le parole di Cuperlo e Civati, paradossalmente, anche il milione di persone portato in piazza dalla Cgil scivola via senza patemi eccessivi. Sia tra i militanti (che peraltro hanno idee abbastanza diversificate) che tra i politici, che si trincerano dietro il "rispetto" per una "manifestazione legittima" (e ci mancherebbe) che "non fermerà il percorso del Governo" che invece ha degli "obblighi con i cittadini". Parole vuote e decisamente superflue, che però riflettono il modo in cui Renzi è riuscito a presentare la questione: il "vecchio" che difende le rendite di posizione e che propone un modello superato, contro il "nuovo" che amplia le tutele e che ragiona ad un livello di pensiero superiore e che si sente investito di una missione. Tutto condensato nel paternalismo della Boschi, che si dice "felice per la buona riuscita della manifestazione" e di Delrio che è "preoccupato solo se la sinistra non governa". E dal punto di vista comunicativo, quello che poteva essere un boomerang, si rivela quasi un'arma, proprio perché riflette questo modello: da una parte pensionati e lavoratori a sfilare ed agitare bandiere, dall'altra giovani e ministri che discutono allo stesso tavolo, di futuro soprattutto. Insomma, passato contro futuro, Susanna Camusso contro Fabio Volo. Poveri noi, verrebbe da dire…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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