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Conflitto Israelo-Palestinese

Scurria (FdI) a Fanpage: “Iran è mandante di Hamas in Israele, regista del terrore internazionale”

“Hamas dipende direttamente dalle decisioni che prende l’Iran, che è il vero mandante”, dice Marco Scurria in un’intervista a Fanpage.it. Il senatore di Fratelli d’Italia difende la risposta di Israele: “Cercherà di debellare fino in fondo la matrice terroristica che c’è nella Striscia di Gaza”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Hamas (e l'Iran) hanno scatenato una guerra e ora ne pagheranno le conseguenze. Non ha dubbi, Marco Scurria, nello schierarsi al fianco di Israele. Il senatore di Fratelli d'Italia, presidente dell'intergruppo parlamentare Transatlantic Friends Of Israel, commenta in un'intervista a Fanpage.it l'evoluzione del conflitto.

Senatore Scurria, perché avete presentato un'interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi sulla manifestazione dell'Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese del 29 ottobre a Milano?

Perché siamo venuti a conoscenza di un evento pubblico promosso da questa associazione molto vicina ad Hamas, che svolge una serie di attività nascoste dietro a conferenze pubbliche e raccolte fondi. Non dovrebbe accadere mai, ma in questo momento è ancora più assurdo. È normale che il ministro degli Interni non sappia di tutte le manifestazioni che si svolgono ogni giorno, perciò abbiamo voluto segnalargliela per sapere cosa voglia fare.

In questo momento lei è a Strasburgo, cosa pensa della decisione dell'Ue di sospendere tutti gli aiuti alla Palestina?

È giusto, perché questi aiuti molto raramente arrivano davvero alla popolazione e a chi ne ha bisogno. Così come sono molto critico sui miliardi di dollari che gli Stati Uniti hanno inviato all'Iran. È un bene fermare i finanziamenti e fare chiarezza.

Ha nominato l'Iran, che ruolo ha in questa storia?

Hamas e Hezbollah dipendono direttamente dalle decisioni che prende l'Iran, che è il vero mandante di tutto ciò che accade di problematico in quell'area. Dal punto di vista militare, terroristico e "politico", tra mille virgolette. È un tema che prima o poi andrà affrontato e che nasce dall'ipocrisia dell'Ue e di molti Stati occidentali che non hanno voluto vedere quali fossero le reali finalità di queste organizzazioni.

Ci sono quindi grandi responsabilità dell'Unione europea in tutto ciò?

La politica estera dovrebbe essere una delle ragioni per cui l'Unione europea esiste, per esprimere una posizione comune. In Medio Oriente, nel tentativo di raggiungere un giusto equilibrio, si è persa nell'ipocrisia. Per anni l'Europa si è barcamenata in distinguo di poco conto e oggi risulta irrilevante. Quando qualcuno si dovrà sedere a un tavolo per mettere ordine e pace in quella zona di mondo, non sarà il commissario europeo. Lo vediamo anche in Ucraina.

Qual è secondo lei l'evoluzione più plausibile del conflitto a questo punto?

Saranno giornate dure, cupe. Israele paga psicologicamente il fatto di affrontare per la prima volta questo tipo di guerra, perché in precedenza i nemici non erano mai entrati nelle case delle persone portando via donne, bambini, uomini. Temo che la risposta sarà molto dura, e che non si esaurirà in pochi giorni. Cercherà di debellare fino in fondo la matrice terroristica che c'è nella Striscia di Gaza.

Lei esclude categoricamente la possibilità di un negoziato

Non ci si può sedere a un tavolo con chi ha attaccato lo Stato di Israele in maniera così selvaggia, con chi vuole cancellarlo dalla carta geografica. Si può arrivare a un consesso di nazioni civili che cercano di capire come risolvere il problema, ma il negoziato non può avvenire con Hamas o Paesi che ne appoggiano l'operato.

Intanto Israele ha deciso di tagliare elettricità, acqua e cibo a Gaza. C'è chi parla di crimini di guerra commessi dal governo di Netanyahu, cosa ne pensa?

Hamas non ha dichiarato guerra a un esercito. Non sono entrati nelle case delle persone per staccare la luce, ma per ammazzare, violentare donne e rapire persone. Si fanno sempre due pesi e due misure in questo racconto. Siccome da una parte c'è uno Stato democratico e civile come quello di Israele, allora gli si chiede di comportarsi di conseguenza. Il che ovviamente è giusto, ma sono in guerra. Durante la Seconda guerra mondiale, per combattere il nazismo, gli americani hanno bombardato le città. Fortunatamente non siamo a questo livello.

Ci sono milioni di civili che vivono a Gaza

Non stiamo parlando di scatenare l'apocalisse, né di distruggere tutti gli insediamenti della Striscia. Però dove è possibile intervenire per risolvere situazioni strategiche è opportuno farlo. Mi faccia ricordare che, malgrado ciò che si dice, Israele fornisce gratuitamente alla Striscia di Gaza luce, gas ed energia. Quando c'è una guerra ci sono delle conseguenze.

L'obiettivo di Hamas, oltre a scatenare una guerra, è cercare di riunire il mondo arabo contro Israele. C'è il rischio che tutti i passi avanti fatti con alcuni Paesi, come l'Arabia Saudita, vengano cancellati?

Spero di no, che questi Paesi capiscano che da una parte c'è il terrorismo e dall'altra la capacità di costruire rapporti duraturi e pacifici. La scelta di Hamas e dell'Iran è disperata, come in tutte le guerre. Quando si sono visti isolati e perdenti hanno dovuto scatenare il terrore per provare a rinfocolare un po' di solidarietà islamica. La strada della pace stava vincendo. Per la prima volta l'Arabia Saudita stava chiudendo un accordo con Israele, lo stesso Abu Mazen, in Palestina, aveva aperto alla possibilità. L'iniziativa di Hamas è un modo per ristabilire la leadership nel mondo palestinese e nei confronti degli altri Paesi.

Lei parla di una vera e propria regia diretta dell'Iran

Certo, c'è una regia del terrore internazionale dell'Iran di cui dovremo parlare prima o poi. Siamo così sicuri che non possiamo dire o fare nulla per fermare la svolta atomica? Quando se ne parla arrivano subito le accuse di essere imperialisti e non di non voler permettere all'Iran di fare il percorso degli altri Paesi. Ma l'Iran non è come gli altri Paesi. Lo vediamo nella gestione interna, con persecuzioni e arresti, donne uccise. A questo Stato non si può concedere la possibilità di avere una bomba nucleare. E se qualcuno, Israele in testa, deciderà di intervenire in maniera aggressiva, cosa dovremmo dire? Che Israele è una potenza imperialista o che sta lavorando per tutti noi per salvare la pace nel mondo?

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