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Scuola, via libera a 62mila nuove assunzioni a tempo indeterminato: 50mila sono docenti

Il ministero dell’Istruzione ha annunciato che è appena arrivato il via libera all’assunzione di 62mila lavoratori del comparto scolastico. Di questi 50mila sono docenti.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Subito 62mila assunzioni a tempo indeterminato, poi altri 30mila docenti per concorso. Il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha comunicato questa sera il via libera arrivato in Cdm. La maggior parte delle nuove assunzioni riguarda il personale docente, oltre a quelle che arriveranno più avanti grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tra i neoassunti, però, ci saranno anche gli insegnanti di religione, il personale Ata, i presidi e moltissimi posti da docente saranno dedicati al sostegno. Con lo schema di decreto del Presidente della Repubblica, deliberato oggi dal Consiglio dei ministri – spiega viale Trastevere – saranno autorizzate le assunzioni in ruolo a tempo indeterminato di:

  • 52 unità di personale educativo-PED;
  • 50.807 unità di personale docente (di cui 32.784 su posto comune e 18.023 su sostegno);
  • 419 unità di insegnanti di Religione cattolica;
  • 10.913 unità di personale assistenti tecnico ausiliari-ATA;
  • 280 unità di dirigenti scolastici.

È arrivato immediatamente il commento del ministro Valditara: "Si tratta di un significativo passaggio per il sistema nazionale d’istruzione e formazione, importante per la funzionalità della scuola italiana e per la riduzione del precariato", ha detto il titolare di viale Trastevere. Poi ha spiegato che "al numero di 50.807, si aggiungeranno 30.000 posti per il prossimo concorso Pnrr, programmato per settembre, al fine di realizzare nei prossimi anni il target finale di 70.000".

Insomma, il ministro Valditara ci ha tenuto a sottolineare che si tratta solo del primo passo nel progetto di ampliamento di organico previsto dal Pnrr e confermato – almeno sulla carta – dal governo Meloni. L'obiettivo è raggiungere in tutto 70mila neoassunti tra i docenti entro il 2026. Anche perché la scuola dovrebbe essere, almeno in teoria, uno dei punti centrali del Piano, che si chiama Next Generation Eu non a caso.

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