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Covid 19

Scuola, ritorno in classe il 7 gennaio, ma Azzolina chiede riduzione Dad per le superiori a dicembre

Non c’è ancora accordo nel governo sull’ipotesi di una riduzione della didattica a distanza per le scuole superiori già a dicembre, prima delle vacanze di Natale, almeno nelle zone in cui è più bassa la circolazione del virus. Azzolina: “Se si allentano le misure per tutti i settori del Paese, anche per la scuola deve valere lo stesso”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La scuola, salvo sorprese, ripartirà per tutti in presenza il 7 gennaio. Sono state le Regioni a spingere per uno slittamento della riapertura a dopo le feste di Natale, con il ritorno in classe di oltre 3 milioni di ragazzi, sebbene la ministra Lucia Azzolina, sostenuta dal M5s, spingesse per una ripresa già dopo l'Immacolata, prevedendo un rientro dal 9 al 22 dicembre.

Una delle ipotesi sul tavolo del governo è quello di una riduzione della Dad almeno nelle zone gialle, o comunque nelle aree meno a rischio. A propendere per quest'ipotesi, in vista del nuovo dpcm anti Covid, sono soprattutto M5s e Iv. "Non è un mistero che io voglia con molta gradualità riaprire le scuole superiori – ha spiegato la ministra Azzolina – Se si allentano le misure per tutti i settori del Paese, anche per la scuola deve valere lo stesso".

Già da oggi sono tornati tra i banchi i ragazzi delle seconde e terze medie nelle Regioni che sono passate dalla fascia rossa alla fascia arancione, e cioè la Calabria e Lombardia, mentre gli studenti del Piemonte proseguiranno con la didattica a distanza, su decisione del governatore Alberto Cirio, che ha emanato un'ordinanza per bloccare il rientro in classe, nonostante da giorni i ragazzi siano in piazza a protestare contro la didattica a distanza.

Oggi Cirio rivendica la sua scelta: "Ho ascoltato anche i ragazzi, ho detto che sono felice che un ragazzo di 11 anni difenda il suo diritto alla scuola, dimostra che sono ragazzi in gamba. Ma non vuol dire poter mettere in pratica quello che chiedono senza valutare tutti gli altri elementi in gioco. Ho ascoltato i ragazzi, ma anche le relazioni dei medici. Quando a un governatore vengono forniti elementi oggettivi che dimostrano che la con riapertura della seconda e della terza media per 12 giorni si rischiava di aumentare contagio e i ragazzi l'avrebbero portato a casa ai nonni e ai genitori. Ho preso la decisione di salvaguardare salute e vita”.

Il presidente della Regione ha comunque precisato che le ore di lezione in presenza saranno recuperate, non appena terminerà l'emergenza sanitaria. In Campania sarebbero dovuti tornare a scuola gli alunni dalla seconda elementare alla prima media, ma il governatore De Luca ha deciso di prolungare la Dad fino al 7 dicembre.

Ma il governo è ancora diviso, e in mancanza di una linea ufficiale sulle scuole si cerca una sintesi in queste ore. Il viceministro alla Salute Sileri dice di essere "sempre per la scuola aperta. I dati mostrano che i contagi non avvengono negli istituti. Sarebbe auspicabile riportare in classe anche gli studenti delle superiori, a partire da questa settimana, se la curva dei contagi registrasse un calo deciso".

Frena la sottosegretaria alla Salute Zampa: "Non credo che ci saranno delle riaperture prima di Natale", perché "Il Paese non è in grado di reggere. Penso però che la scuola aperta ‘spot' non serve, bisogna aprire per rimanere aperti e si deve pensare a un piano di recupero delle ore o dei gironi fatti in Dad".

Secondo Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, è più facile che uno studente contragga l'infezione se non frequenta la scuola e fa didattica a distanza piuttosto che il contrario: il rischio "è molto sbilanciato" e quindi i ragazzi "è meglio mandarli in aula". Miozzo ha ricordato che una didattica a distanza prolungata nel tempo finisce con il comportare un danno nell'equilibrio psichico degli studenti.

Il Comitato tecnico scientifico che monitora la situazione epidemiologica in Italia "non ha mai sostenuto la necessità di chiudere le scuole", ha precisato Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, intervenendo a Studio24 su RaiNews24. Al contrario da aprile "il Cts parla di riaprire in sicurezza per studenti, docenti e personale non docente. Sappiamo quali sono i rischi, prevalentemente prima e dopo le lezioni quando ci sono gli assembramenti, perché in aula vengono rispettate le norme previste. Purtroppo scontiamo problemi antichi di una scuola che è sempre stata orfana in Italia, investimenti scarsi e quando arriva un virus che impone un impatto simile siamo impreparati".

Lezioni la domenica?

Sembra invece definitivamente chiuso il capitolo delle lezioni la domenica, e cioè la proposta della ministra dei Trasporti De Micheli, che chiedeva di valutare l'apertura delle scuole nel week end, per evitare gli assembramenti anche sui mezzi pubblici durante la settimana. "Il sabato tanti ragazzi vanno già a scuola, specie nel sud. La domenica non credo sia percorribile, non lo vogliono famiglie e personale docente e scolastico", ha tagliato corto la ministra dell'istruzione Lucia Azzolina, intervenendo ieri in collegamento alla trasmissione ‘Live Non è la D'Urso' su Canale 5.

Il 65% degli adolescenti vuole tornare in classe

La maggior parte degli studenti, il 65% degli adolescenti, vuole tornare a scuola in presenza; solo il 7% di loro preferisce la didattica a distanza, mentre la parte restante vorrebbe alternare presenza in classe e in Dad. Radioimmaginaria, il network europeo degli adolescenti dagli 11 ai 17 anni con più di 300 speaker provenienti da 50 città in 8 Paesi diversi, ha realizzato un sondaggio online per capire cosa pensano i loro coetanei della scuola da quando è arrivata la pandemia e come sono cambiate le cose. A oltre il 60% degli intervistati mancano soprattutto i compagni di classe. Un 18,5% vorrebbe tornare in gita il prima possibile e l'8,5% ha nostalgia dell'intervallo. C'è anche un 6,2% a cui piacerebbe riprendere l'autobus per trascorrere il tempo del tragitto fino a scuola in relax.

Restare concentrati davanti a un pc è faticoso. Ma nonostante le criticità rilevate, c'è chi ha trovato dei vantaggi nella didattica a distanza: una parte riesce a dormire di più, un'altra si sente più sicura ad essere interrogata perché c'è uno schermo che li separa dai professori. Anche se la socialità è diminuita per il 54% del campione il rapporto con i compagni di classe è rimasto lo stesso. Infatti la maggior parte degli intervistati è riuscita a trovare dei metodi alternativi per stare vicino agli amici anche a distanza: il 38% ci gioca online, il 23% studia in videochiamata al pomeriggio e il 13% si sforza di immaginare che siano in camera con loro.

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