Scuola, riparte la didattica a distanza: ritorno fra i banchi a settembre è l’ipotesi più probabile
Oggi sono ricominciate le attività didattiche, dopo le vacanze pasquali, che secondo i calendari scolastici sono state dal 9 al 14. Gli oltre 8 milioni di studenti italiani hanno ripreso la didattica a distanza (dad). Dopo l'approvazione nei giorni scorsi del decreto sulla scuola da parte del Consiglio dei ministri che ha messo nero su bianco che la didattica a distanza è obbligatoria per tutti gli istituti, è ormai chiaro che nella fase finale di quest'anno scolastico i docenti dovranno gestire interrogazioni, valutazioni, scrutini ed anche esami di terza media e maturità a distanza.
Non è stata ancora scartata l'ipotesi di un rientro in classe in maggio, entro il 18, ma è sempre più probabile che le scuole non riapriranno prima della pausa estiva. Dapprima c'è stato il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, intervistato da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa', domenica 12 aprile, che ha detto: "Personalmente penso che si possa fare una riflessione per posporre la riapertura delle scuole al prossimo anno". Anche se poco dopo ha chiarito che la decisione "spetta al governo".
Ulteriore indizio di un ritorno in classe solo dopo l'estate viene dall'ampliamento, da parte del ministero dell'Istruzione, della finestra in cui i docenti possono spendere i 500 euro della card formazione, con cui potranno essere acquistati anche pc, webcam e microfoni per le lezioni online: la scadenza, prima fissata al 31 marzo, è stata spostata al 31 luglio 2020. Questo farebbe supporre che le lezioni a distanza saranno protratte ancora per parecchie settimane.
Per la conferma finale si dovrà comunque attendere l'ordinanza della ministra dell'Istruzione Azzolina che comunicherà le modalità di svolgimento degli esami di maturità e di licenza media, così come è stato spiegato nel decreto scuola del 6 aprile, che è ora all'esame del Senato.
Come si svolgeranno gli esami
Sono due gli scenari previsti: la data spartiacque, come ricordavamo sopra, è quella del 18 maggio. Nel caso si tornasse in classe entro questa data, e si avessero quindi quattro settimane di lezione, l'esame di maturità verrebbe assimilato alla prova che conosciamo, con qualche variazione. Il 17 giugno si partirebbe con il tema di italiano, una prova nazionale uguale per tutti. La seconda prova scritta invece non sarebbe a carattere nazionale, "ma predisposta dalla singola commissione di esame affinché sia aderente alle attività didattiche svolte nel corso dell'anno scolastico", si legge nel testo.
Il decreto stabilisce inoltre che le commissioni di esame siano composte dai professori interni e da un presidente esterno. Saranno quindi ai professori interni, che conoscono gli studenti e il programma svolto, a scegliere l'argomento della seconda prova scritta. A fine giugno si terrà poi la prova orale.
Se invece l'attività didattica in classe non potrà riprendere entro il 18 maggio per ragioni sanitarie, i maturandi salteranno entrambi gli esami scritti, italiano e seconda prova. Secondo questo scenario la valutazione finale verrà affidata esclusivamente a un esame orale, "un unico colloquio, spiega la bozza, articolandone contenuti, modalità anche telematiche e punteggio, per garantirne la completezza e la congruità della valutazione".
Per gli esami di terza media, "è prevista l'eliminazione di una o più prove rimodulando le modalità di attribuzione del voto finale". Cioè ci sarà una versione più "facilitata" dell'esame, con una valutazione finale effettuata dal consiglio di classe, anche sulla base di un elaborato (una tesina) presentata dagli studenti.