Scuola, nessun saluto di fine anno: Cts dice no a ritorno in classe per l’ultimo giorno
Tutto rimandato a settembre. L'ultimo giorno di scuola non sarà in classe. Il Comitato tecnico-scientifico ha bocciato la proposta di mandare i ragazzi in aula per chiudere l'anno scolastico, dopo tre mesi di didattica a distanza. Il Cts ha deliberato negativamente sull'ipotesi, che era stata formulata dal Miur. La notizia è stata diffusa dall'Ansa.
Il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, avrebbe spiegato che ieri pomeriggio tutti i componenti del Comitato hanno dato parere negativo sulla possibilità che gli studenti delle ultime classi di elementari, medie e superiori trascorrano l'ultimo giorno insieme ai compagni, perché sarebbe troppo difficile gestire il distanziamento sociale tra giovani e giovanissimi in un periodo in cui il contagio ancora esiste.
"Mi attengo alle indicazioni delle autorità sanitaria che in questo periodo di pandemia hanno guidato il Paese in modo scrupoloso e per il bene di tutti. Le emozioni e la gioia troveranno in altri momenti e in altre sedi la giusta collocazione. Dispiace non aver avuto la scuola come punto di aggregazione ma le responsabilità istituzionali ci devono accompagnare sempre, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà. Invitare famiglie e studenti ad una grande festa lo si può fare, ma non nelle scuole. Valutino i sindaci quale luogo è più opportuno e di chi sarà la responsabilità per la definizione delle misure anticontagio", ha detto Maddalena Gissi, leader della Cisl Scuola.
"Vorrei dare la possibilità agli studenti delle ultime classi di potersi incontrare a scuola, se possibile anche nella loro aula, per celebrare l'ultimo giorno dell’Anno Scolastico 2019-2020. In sicurezza, a piccoli gruppi. Se proprio non si potrà dare il via libera per un incontro a scuola, immaginiamo allora un museo: l’ultima visita di istruzione nell’anno in cui gite e mostre sono saltate per l’emergenza”, aveva detto in un'intervista a ‘La Repubblica' la viceministra dem all'Istruzione Anna Ascani.
Ma i rischi di tornare tra i banchi sono considerati ancora troppo alti. "Rivedersi l'ultimo giorno di scuola potrebbe essere una bellissima idea, che ha un forte impatto emotivo e un grande valore simbolico anche in termini di speranza di ritorno alla normalità e di ripresa della scuola a settembre. Dal punto di vista pratico, però, la sua realizzazione potrebbe essere molto più complicata e complessa", ha commentato Teresa Mazzone, presidente del Sindacato italiano specialisti pediatri (Sispe).
"Non è semplicissimo garantire le distanze di sicurezza tra i più piccoli ed è chiaro che la capacità di comprensione e valutazione dei rischi è strettamente legata alle diverse fasce di età. Tuttavia- precisa Mazzone – anche salendo un po' con gli anni e pensando agli adolescenti, abbiamo visto che in questa fase stanno spesso in gruppo senza mascherina e senza distanziamento". La presidente Sispe sa che "la vita dei bambini è stata particolarmente stravolta con lo scoppio della pandemia, avendo loro una maggiore fragilità emotiva. Hanno visto crollare abitudini consolidate come la scuola, il frequentare gli amici o l'andare in palestra o in piscina. Tutte le varie attività ricreative sono totalmente sparite da un giorno all'altro. Dalle telefonate che abbiamo ricevuto nei nostri studi – ha aggiunto Mazzone – è emerso che molti bambini hanno risentito di questa situazione, manifestando problematiche di tipo emotivo e comportamentale".
Anche l'idea di "farli incontrare di nuovo all'aperto, in quanto non limita la complessità del mantenere il distanziamento. Non per cattiva volontà ma perché i bambini cercano il contatto e vorranno riabbracciare i loro amici. Lo abbiamo visto dai disegni che hanno prodotto in quarantena e lo abbiamo ascoltato dai racconti di quanti sono venuti in ambulatorio. Il periodo non è stato semplice per nessuno e capisco l'importanza di rivedersi almeno pochi minuti per chiudere un ciclo in tutti i sensi ma questa possibilità deve essere attentamente valutata".