Scuola, migliaia di studenti in dad: ipotesi micro bolle per cambiare le regole della quarantena
La prima settimana di scuola si è conclusa ed è già tempo di riflessioni: il sistema green pass per docenti e personale, secondo quanto ha detto il ministero dell'Istruzione, ha retto bene e tutti gli studenti sono potuti tornare in classe contemporaneamente. Già nei primi cinque giorni di scuola, però, sono scattate quarantene per centinaia di classi e – di conseguenza – per migliaia di alunni. Con un caso positivo al Covid, infatti, tutto il gruppo classe va in didattica a distanza a casa con tempistiche diverse se si è vaccinati o no: sette giorni per gli immunizzati, dieci per chi non lo ha fatto e tampone alla fine in entrambi i casi.
Non è certo colpa del ministero, né della scuola in sé visto che – essendo ricominciata lunedì scorso – le infezioni sono state quasi certamente contratte in altri ambienti. Ma si discute già su come arginare il ritorno, in alcuni casi veramente molto rapido, degli studenti in didattica a distanza. La promessa anche in questo caso era "mai più dad", ma non c'è al momento un'alternativa per isolare un gruppo di studenti dopo un contatto positivo. Intanto le classi in quarantena aumentano in tutto il Paese: soprattutto nelle grandi città, da Milano a Roma, ma non solo. L'ultima notizia è di ieri: una studentessa positiva in una classe dell'Istituto agrario di Castel di Sangro, nell'aquilano in Abruzzo. Classe in dad dopo quattro giorni di scuola.
La misura della quarantena è prevista dai protocolli di sicurezza varati per il nuovo anno e per il ritorno in classe, dopo un lungo lavoro del ministero dell'Istruzione e dell'Istituto superiore di sanità, ma nelle ultime ore si è fatta largo l'ipotesi delle cosiddette "micro bolle" su modello tedesco: ridurre le quarantene e la conseguente didattica a distanza limitando l'isolamento ai contatti strettissimi di chi contrae il Covid. Insomma, se uno studente si scopre positivo al virus in pratica va in quarantena a casa solo insieme al compagno di banco. Fredda la reazione di epidemiologi ed esperti: un cambiamento del genere potrebbe essere pericoloso e portare a nuovi focolai.