Scuola, medici chiedono rinvio del ritorno in aula: “Stop di 15 giorni, poi si recupera a giugno”
I medici sono preoccupati per il ritorno a scuola in presenza, che per tutti avverrà non oltre il 10 gennaio, secondo quanto ha stabilito il governo. L'esecutivo, con l'ultimo decreto anti Covid, si è limitato a modificare le norme sulla quarantena a scuola, introducendo regole diverse in base alla fascia d'età, e prevedendo una distinzione tra vaccinati e non vaccinati per gli studenti delle medie e delle superiori, in presenza di almeno due casi positivi in classe. Ma non ha previsto uno slittamento della data di ripresa delle lezioni.
Il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, ha chiesto di rimandare l'apertura delle scuole di 15 giorni, recuperando poi il tempo perso a giugno, perché il Servizio sanitario nazionale è in affanno. Ha inoltre proposto di cambiare il sistema delle "Regioni a colori", introducendo tra i parametri quelli relativi alla pressione sulla sanità territoriale e integrando il Comitato Tecnico Scientifico con medici del territorio.
"C'è, tra i colleghi, una forte preoccupazione per il picco atteso verso la metà del mese – spiega Anelli -. In molte zone d'Italia gli ospedali sono già in sofferenza e gli Ordini lanciano l'allarme: succede a Napoli, Palermo, Firenze, in Liguria, in Lombardia. Molti reparti si stanno trasformando in reparti Covid, con conseguente trasferimento del personale. Nelle terapie intensive, il 16% dei posti è occupato da pazienti Covid, limitando la possibilità di usufruirne ai pazienti delle urgenze (infarti, ictus, interventi chirurgici urgenti, complicazioni del parto, incidenti stradali)".
Tutto questo, spiega Anelli, "ha come conseguenza l'allungamento delle liste d'attesa, con possibili aggravamenti dei quadri clinici. Ribadiamo, ancora una volta, che il Covid non ha mandato in pensione le altre malattie: il nostro Servizio Sanitario pubblico deve ancora far fronte alla cura dei tumori, delle patologie cardiovascolari, delle malattie degenerative. Per questo invitiamo tutti i cittadini che ne hanno la possibilità a vaccinarsi, con il protocollo comprensivo del richiamo, in modo da cercare di limitare quadri clinici gravi che richiedano l'ospedalizzazione".
"Le misure messe in atto dal Governo sono importanti, ma potrebbero non essere sufficienti per arginare il diffondersi dell'epidemia – continua -. I due anni trascorsi ci hanno insegnato che una misura davvero efficace e' quella di limitare, in vista del picco, i contatti tra le persone. La riapertura delle scuole, in un momento in cui gli studenti hanno appena iniziato a vaccinarsi o a fare i richiami, a seconda delle fasce d'età, ci preoccupa, così come preoccupa i presidi. Per questo chiediamo uno stop di 15 giorni, da recuperare poi a giugno, quando dovremmo essere fuori dall'emergenza".
"Anche il sistema ‘a colori' delle Regioni non rispecchia più la realtà, e va aggiornato – aggiunge Anelli -. Funzionava quando il problema era prevalentemente l'occupazione dei posti letto e delle terapie intensive. Oggi, con i vaccini, la maggior parte dei contagiati – oltre un milione e mezzo di persone – è curata a casa. Con questi numeri, anche il tracciamento rischia di saltare. Serve una nuova classificazione, nuovi parametri che tengano conto della pressione sulla sanità territoriale. Occorre coinvolgere i medici del territorio, a livello decisionale prima ancora che operativo, integrando i loro rappresentanti nel CTS".
Per il governo la scuola deve riprendere subito in presenza
Ma il governo tira dritto. "La scuola in presenza è e deve restare una priorità non solo per il Governo, ma per tutto il Paese. I disagi in aumento fra i giovanissimi e il ricorso sempre più diffuso a ospedalizzazioni per problematiche neuropsichiatriche testimoniano come per i nostri ragazzi la curva della deprivazione culturale sia altrettanto insidiosa di quella pandemica. Non possiamo permetterci un nuovo ricorso sistematico e massiccio alla didattica a distanza, anche perché non tutti i nostri docenti sono stati formati per questo tipo di insegnamento", ha scritto su Facebook il sottosegretario all'Istruzione Rossano Sasso.
"Comprendo il grido di allarme dei dirigenti scolastici che lamentano difficoltà e carenza di personale e non sono sordo alle loro richieste di aiuto: nei casi più estremi si potrebbe valutare di richiamare in servizio i lavoratori sospesi, previo tampone negativo e utilizzo di mascherine Ffp2 mettiamo in campo una volta per tutte l'esercito nell'esecuzione del tracciamento a scuola. Allo stesso modo, però, non sono indifferente alle richieste che arrivano dalle famiglie italiane, che nella stragrande maggioranza vogliono la didattica in presenza per 8 milioni di studenti. Questa è la strada da percorrere e per farlo è necessario che le scuole siano in sicurezza, a cominciare dalla salubrità dell'aria: puntiamo con decisione sugli impianti di aerazione e ventilazione, che dove vengono impiegati si stanno dimostrando un aiuto prezioso. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, cosa stiamo aspettando ancora a dotare tutte le scuole di sanificatori e impianti di aerazione? Restiamo uniti in questa battaglia fondamentale per il futuro dei nostri figli".
Per i medici la multa di 100 euro è inefficace
Per gli over 50 che violano l'obbligo vaccinale è prevista una multa di 100 euro, ‘una tantum'. Ma per Anelli tale sanzione "non basta ed è inefficace", e aggiunge che "ne va della credibilità dello Stato".
"Se dobbiamo attenderci una risposta in ragione di questa sanzione, credo che non andiamo da nessuna parte. Il decreto approvato è importante perché ha un effetto educativo, ma serve ben altro di una sanzione di 100 euro rispetto a chi decide di non rispettare un obbligo di legge".
Servono, secondo Anelli, "meccanismi e sanzioni molto più pesanti e bisogna creare una rete di monitoraggio che consenta il rispetto della norma. Pagare 100 euro non sarà credo un deterrente, visto che per fare i tamponi frequentemente si spende anche di più. Il vero problema è la credibilità dello Stato: se una legge non è solo pro forma bisogna prevedere strumenti adeguati per farla applicare".