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Scuola, genitori devono misurare temperatura figli a casa: “Misura che non può funzionare”

Tra le linee guida con le indicazioni da seguire in caso di sospetto contagio a scuola si prevede che la misurazione della temperatura per gli alunni debba avvenire tutti i giorni a casa, prima che gli studenti vadano a lezione. Una misura che, però, viene criticata da chi ritiene che non possa funzionare e che non sia sufficiente.
A cura di Stefano Rizzuti
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La riapertura della scuola è uno dei temi che maggiormente continua a dividere il Paese. E lo fa sotto ogni suo aspetto. A dimostrarlo sono anche le linee guida emesse da ministeri, Istituto superiori di sanità e Regioni sulla ripartenza, con le regole da seguire in caso di sospetto di contagio. La polemica nasce soprattutto dall’indicazione di controllare la temperatura degli alunni a casa, prima di andare a scuola. Una richiesta di responsabilità maggiore per i genitori che però non piace a molti, da alcuni presidenti di Regione agli esperti. Ultimo tra questi Massimo Galli, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano.

Scuola, genitori devono misurare temperatura figli a casa

Tra le procedure indicate nelle linee guida per identificare precocemente i casi sospetti si prevedono una serie di misure riguardanti il monitoraggio dello stato di salute degli alunni e del personale scolastico. È prevista, per esempio, la misurazione della temperatura in caso di bisogno (per esempio in caso di malore a scuola per lo studente) con termometri senza contatti. Poi, soprattutto, c’è anche “il coinvolgimento delle famiglie nell’effettuare il controllo della temperatura corporea del bambino/studente a casa ogni giorno prima di recarsi al servizio educativo dell’infanzia o a scuola”.

Altra indicazione, valida sia per gli alunni che per il personale scolastico, è quella di “rimanere presso il proprio domicilio in caso di sintomatologia e/o temperatura corporea superiore a 37,5 gradi”. Quindi se l’alunno ha sintomi riconducibili al Covid o ha la febbre deve restare a casa. I genitori, inoltre, devono informare il pediatria o il medico di riferimento e comunicare l’assenza a scuola per motivi di salute. In questi casi, inoltre, il medico può richiedere il tampone per lo studente, nel caso in cui si tratti di un caso sospetto. E, se necessario, si dà vita a un approfondimento svolto tramite indagine epidemiologica per tracciare eventuali contatti.

Misurazione febbre a casa, le critiche di Galli

L’indicazione, però, non piace a molti. A partire da Massimo Galli, che durante la trasmissione Omnibus, in onda su La7, sostiene che “il fatto che la temperatura si misuri a casa è del tutto insufficiente e non funziona, non può funzionare. Se vogliamo fare sì che questo dato abbiamo un minimo di significato e sia standardizzato, ovvero dia una informazione affidabile, è evidente che la misurazione va fatta a scuola”. Anche Andrea Crisanti sottolinea come servano termometri standardizzati, “altrimenti avremo 10 milioni di mamme che misurano la temperatura con termometri diversi e non è una cosa seria”. E anche la politica chiede misure diverse, come fa il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che vuole prevedere “il controllo della temperatura corporea all’interno degli stessi istituti, ritenendo irrealistica la previsione nazionale del monitoraggio effettuato a casa”.

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