Scuola, cosa succede in caso di contagio in classe. Azzolina: “Il rischio zero non esiste”
La data dell'inizio dell'anno scolastico si avvicina e la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina ha ribadito quali sono le linee guida da seguire in caso di contagio in classe: "Abbiamo lavorato per ridurre al minimo il rischio contagio ma la scuola non è un posto fatato, asettico, dove il rischio è zero per questo abbiamo lavorato con l'Iss per avere un protocollo e stabilire cosa si fa se c'è un contagiato in classe. Dal 14 la partita della scuola diventa molto sanitaria. Il caso di Roma al Marymount dimostra come il protocollo sta funzionando: inizialmente si era parlato di 65 persone che dovevano andare in quarantena, poi si è stabilito che solo 9 andranno in quarantena e seguiranno la didattica a distanza".
Alla Marymount International di Roma infatti uno studente ieri è risultato positivo, e 9 ragazzi venuti a contatto con il giovane positivo sono stati posti in quarantena e in sorveglianza sanitaria. Lo stesso è accaduto in Friuli Venezia Giulia, dove una studentessa che frequenta l'Istituto tecnico ‘Malignani' di Cervignano del Friuli (Udine), che frequentava in classe in questi giorni i corsi di recupero, è risultata positiva: la struttura è stata chiusa e i corsi proseguiranno on line. Il sottosegretario alla Salute Sileri ha ribadito ieri che in caso di contagio a scuola, se un alunno risulterà positivo, tutta la classe dovrà essere messa in quarantena, ma si potrà uscire dalla quarantena dopo qualche giorno se i tamponi risulteranno negativi.
La titolare di viale Trastevere ha ricordato che i docenti non possono rifiutarsi di lavorare da remoto, "le linee guida stabiliscono che se la classe è in quarantena la didattica deve continuare. Io credo ci voglia anche buonsenso, tutti i paesi europei stanno facendo così". Per limitare il più possibile il rischio di contagi so dovranno evitare gli assembramenti davanti agli edifici scolastici, e si dovranno sfruttare tutti gli ingressi disponibili. Mentre la temperatura degli studenti andrà misurata a casa. Il governo assicura che metterà poi a disposizione 11 milioni di mascherine.
"Il 14 si riapre in presenza e sicurezza – ha detto oggi Anna Ascani, viceministra dell'Istruzione in quota Pd -. Purtroppo quest'anno si sommano criticità storiche e problemi legati alle precauzioni anti-Covid. Abbiamo fatto molto e non lasceremo indietro nessuno: se i presidi hanno dubbi o problemi abbiamo messo a disposizione un help desk per aiutarli. Nel decreto sui trasporti abbiamo destinato fondi per 34 milioni oltre ai 70 del decreto agosto perché gli enti locali possano pagare l'affitto di spazi privati da destinare alle scuole. In questa settimana stiamo risolvendo le criticità residuali", ha detto in un'intervista al ‘Corriere della Sera'.
"Oggi riapre la scuola a Bolzano e lì il commissario Arcuri, che sta gestendo la consegna, li ha già fatti arrivare a tutti. Sapevamo che un Paese che produce 200 mila banchi all'anno non può produrne 2 milioni e mezzo in un mese. Avevamo dato 331 milioni alle scuole anche per gli arredi. Poi i presidi ci hanno segnalato l'impossibilità di trovare i banchi e a quel punto abbiamo deciso di centralizzare la gara. Abbiamo digitalizzato il sistema di reclutamento e ci sono alcuni errori. Molti sono simili e dunque si possono correggere".
Le polemiche sui test sierologici
Molti medici continuano a rifiutarsi di effettuare i test sierologici. 143 giovani medici pugliesi hanno lanciato un appello: in una lettera diretta ai colleghi e trasmessa anche al ministro Roberto Speranza e al governatore Michele Emiliano hanno scritto: "Siamo in un momento cruciale nel quale ormai sono messi in discussione ruolo e autorevolezza della medicina generale all'interno del Sistema sanitario nazionale. E proprio in questo momento ci colpiscono e ci lasciano perplessi le polemiche relative all'esecuzione dei test sierologici per il personale scolastico, da parte di alcune associazioni di categoria e di singoli colleghi che, rifiutando di svolgere tale attività, pare siano disinteressati a garantire una partecipazione attiva a fronte di un minimo incremento del carico di lavoro richiesto. Come giovani medici di famiglia, riteniamo sia di vitale importanza un radicale cambio di passo".
"Non il tempo di tirarsi indietro – hanno aggiunto – ma di dimostrare responsabilità e di recuperare il nostro ruolo. Non è a nostro avviso ammissibile che in una nazione in stato di emergenza si intralcino attività utili alla ripresa di una istituzione cardine della democrazia, come la Scuola, per questioni strumentali, di mancati (ed esigui) compensi o di demotivazione".
E ancora: "Sono a nostro avviso imprescindibili e urgenti investimenti che consentano a tutti i medici di lavorare sin dall'avvio dell'attività in associazione e con personale di studio; strumentazione per la diagnostica di primo livello; abolizione piani terapeutici ed esenzioni per le principali patologie croniche; una informatizzazione vera".
"Abbiamo deciso di scrivere questa lettera perché il servizio sanitario è ad un punto cruciale e crediamo sia giunto il momento di cambiare passo, ma soprattutto perché vogliamo che nessuno giochi con il futuro della medicina generale e dei giovani medici di famiglia".