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Covid 19

Scuola, arrivano le linee guida ufficiali: cosa succede in caso di alunno positivo al Covid

L’Iss, i ministeri e gli organi competenti hanno redatto un documento che prevede cosa debbano fare le scuole in caso di sospetto o positivo tra gli alunni e il personale scolastico. Nel report vengono prese in considerazione tutte le possibilità e le azioni che vanno intraprese dalla scuola, dai genitori e dai medici.
A cura di Stefano Rizzuti
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Arrivano le linee guida ufficiali sul comportamento che si dovrà seguire nelle scuole nel caso in cui venga riscontrato tra gli alunni un caso di positività al Covid-19. Le raccomandazioni sono contenute nel rapporto ‘Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di Sars-Cov-2 nelle scuole' redatto da Iss, ministero della Salute, ministero dell’Istruzione, Inail, Fondazione Bruno Kessler, Regione Veneto, Regione Emilia-Romagna. Il documento contiene i comportamenti da seguire, con tutte le precauzioni da adottare, se vengono riscontrati casi sospetti o positivi.

La prima importante novità è la presenza di un referente scolastico formato per gestire l’emergenza Covid. Le scuole, inoltre, dovranno tenere il registro degli eventuali contatti avuti tra gli alunni e con il personale di classi diverse da quelle di appartenenza. Si richiede, poi, la collaborazione dei genitori per misurare la temperatura ai bambini tutti i giorni prima di andare a scuola. Devono, inoltre, segnalare le assenze per motivi di salute riconducibili al Covid. In caso di sospetti verrebbero attivati il referente scolastico, i genitori, il pediatria o il medico di medicina generale, oltre ai dipartimenti di Prevenzione.

Scuola, cosa succede se c’è un caso positivo

Se un alunno presenta i sintomi a scuola, secondo le raccomandazioni va isolato in un’area apposita, con l’assistenza di un adulto che indossa la mascherina. I genitori devono essere subito allertati. Una volta riportato a casa il bambino, i genitori contattano il pediatria o il medico, che decide se sottoporre il bimbo al tampone. Se il test è positivo si parte quindi con il tracciamento e l’individuazione dei contatti stretti. Eventualmente si valuteranno poi le singole misure da intraprendere, tra cui, se necessario, anche la quarantena per i compagni di classe, gli insegnanti e gli altri soggetti che hanno avuto contatti.

Le scuole devono effettuare la sanificazione straordinaria in caso di alunno positivo. Nel documento si specifica, inoltre, che “un singolo caso confermato non dovrebbe determinarne la chiusura, soprattutto se la trasmissione nella comunità non è elevata”. In caso di sospetto ma di successivo tampone negativo, invece, il paziente deve ripetere il test a distanza di 2-3 giorni, restando a casa fino all’esito negativo del secondo test e comunque fino al passare dei sintomi.

La riapertura della scuola e i rischi di contagio

Le scuole avranno anche un altro compito, quello di monitorare le assenze degli alunni. Nel caso in cui in alcune classi ci siano molti alunni mancanti si potrebbe pensare che la causa sia legata alla diffusione del virus. Si dovrebbe, quindi, valutare se far partire un’indagine epidemiologica da parte del dipartimento di prevenzione. Secondo quanto emerge dal documento, invece, è difficile stimare quanto possa incidere la riapertura della scuola sulla ripresa della circolazione del virus in Italia. Gli esperti scrivono: “In primo luogo non è nota la trasmissibilità nelle scuole. Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano il virus rispetto agli adulti, anche se la carica virale di sintomatici e asintomatici, e quindi il potenziale di trasmissione, non è statisticamente differente. Non è inoltre predicibile il livello di trasmissione (Rt) al momento della riapertura delle scuole a settembre”.

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