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Screening della fertilità per i 26enni contro il calo delle nascite: bufera sulla proposta della Lega

Una proposta della Lega in Emilia-Romagna scatena le proteste di Pd e M5s: si tratta di offrire uno screening della fertilità a uomini e donne che compiono 26 anni, per “contrastare il fenomeno della denatalità e prevenire le cause di infertilità”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Una proposta della Lega in Emilia-Romagna sta suscitando polemiche da parte delle opposizioni. Si tratta di offrire, attraverso un emendamento alla legge di stabilità regionale, uno screening della fertilità gratuito ai ragazzi che compiono 26 anni.

La proposta è pensata per "contrastare il fenomeno della denatalità e prevenire le cause di infertilità". Nel testo dell'emendamento alla legge di stabilità, che sarà discussa la prossima settimana, si legge: "Al fine di contrastare l'invecchiamento progressivo della popolazione e il calo demografico è necessario rendere più consapevole la popolazione sull'importanza di monitorare la propria fertilità per una scelta consapevole circa la volontà e la possibilità di avere un figlio". Si prevede quindi "in via sperimentale", l'introduzione nel 2023 e nel 2024 di una campagna di sensibilizzazione, a carico del servizio sanitario regionale, per far partire uno screening della fertilità, volontario, per uomini e donne di 26 anni.

Nel testo si specifica che si tratta di mettere in piedi un "programma di chiamata attiva per lo screening della fertilità ai soggetti che hanno compiuto o compiranno il ventiseiesimo anno di età nel biennio di riferimento", cioè appunto 2023 e 2024.

La ratio della proposta è legata al fatto che l'età in cui le coppie mettono al mondo un figlio si è alzata, "Più l'età avanza e più le difficoltà sono maggiori per riuscire a portare avanti la gravidanza. Noi proponiamo una campagna di sensibilizzazione e screening per rendere consapevoli i ragazzi sul fatto che comunque è importante prevenire anche l’infertilità. Possiamo parlare di tantissime patologie che possono portare a questo", ha spiegato il consigliere del Carroccio e vicepresidente commissione Sanità Daniele Marchetti, che ha firmato la proposta.

La soglia dei 26 anni è stata decisa "Per arrivare in tempo a comprendre se esistono problematiche. Ma non è un range tassativo, siamo aperti a una riflessione", ha spiegato Marchetti.

La proposta però ha subito innescato le polemiche, sollevate da Pd e pentastellati, che chiedono il ritiro dell'emendamento. I dem definiscono l'iniziativa "totalitaria e antidemocratica e contro le donne". Per Silvia Piccinini, consigliera regionale in Emilia-Romagna, "Sembra di trovarsi catapultati in una serie tv distopica dal sapore orwelliano".

"Nonostante la destra ormai ci abbia ormai abituato a simili idee aberranti e retrograde, non possiamo far passare sotto silenzio una proposta che ci farebbe fare un salto all’indietro fino al medioevo o, ancora peggio, in uno di quei regimi totalitari che evidentemente piacciano tanto al partito di Matteo Salvini".

"Per aumentare la natalità sono necessarie soluzioni efficaci per conciliare tempi di vita e di lavoro dei genitori, misure per la co-genitorialità, serve garantire un congedo parentale che sia pienamente paritario, ed evitare di penalizzare sui luoghi di lavoro chi decide di mettere al mondo un figlio. Quello che invece sicuramente non ci serve sono campagne di screening da regime totalitario", ha scritto su Facebook.

"Per il Movimento 5Stelle è una proposta aberrante! Vorrei sapere dai pentastellati cos’hanno contro il fare prevenzione…Anni di impegno e lavoro per assicurare ai nostri cittadini il diritto alla salute e poi leggiamo fesserie come queste. Con tutto il rispetto vergognatevi!", ha replicato il consigliere leghista che ha presentato l'emendamento.

La Lega rimarca l'assoluta volontarietà del test: "Ci auguriamo che nel Pd non abbiano letto l'emendamento che abbiamo presentato, altrimenti dimostrerebbero di avere seri problemi di comprensione oltre a confermare la loro ostinata volontà di strumentalizzare tutto ciò che non proveniene da casa loro: l'adesione allo screening sulla fertilità che proponiamo è assolutamente su base volontaria, coinvolge sia uomini che donne ed è strutturato alla medesima maniera dello screening già esistente ed avviato a livello regionale per l'Epatite C", hanno detto il capogruppo in consiglio regionale e commissario Lega Emilia, Matteo Rancan, e il consigliere regionale Daniele Marchetti.

"Si tratta, né più e né meno di uno screening volontario e gratuito sulla scorta di quanto si sta già facendo con l’epatite C: i cittadini, sia uomini che donne, si vedono recapitare un avviso con il quale vengono informati che il sistema sanitario mette loro a disposizione gratuitamente un test per verificarne fertilità. Una proposta che si rende necessaria anche alla luce del fatto che molte coppie, avendo allungato di molto l’età media per concepire un figlio si accorgono troppo tardi di avere problemi di fertilità. Dopodiché, è evidente che quell'esame porta con sé un secondo vantaggio, legato al fatto che attraverso di esso potrebbero emergere indizi connessi ad altre patologie. Vien da sé come le barricate erette del Pd siano pretestuose e strumentali: come si può, infatti, avere paura della scienza, di uno screening volontario e del sistema sanitario regionale".

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