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Scotto (Leu) propone commissione di vigilanza su Recovery fund: “Controllerebbe errori e ritardi”

L’ex deputato di Sel ed esponente di Leu, Arturo Scotto, propone di istituire una commissione parlamentare di vigilanza sul Recovery plan. A Fanpage.it, Scotto spiega quale sarebbe il ruolo di questa commissione, sia come luogo di controllo sui ritardi e sugli errori che come luogo di discussione che coinvolga maggioranza e opposizione.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo le polemiche, espresse anche in Parlamento, sulla governance e la gestione del Recovery plan, l’ex deputato di Sel ed esponente di Leu, Arturo Scotto, propone l’istituzione di una commissione parlamentare di vigilanza proprio sull’attuazione del piano sul Recovery fund. Contattato da Fanpage.it, Scotto spiega la sua proposta e accusa il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, sostenendo che il suo discorso in Senato sia stato strumentale “rispetto a questa fase politica, anche perché il personaggio lo conosciamo, durante la sua esperienza al governo non è mai stato realmente attento alle prerogative parlamentari e ora si riscopre parlamentarista”.

Il discorso di Renzi e la centralità del Parlamento

Renzi ha posto la questione della centralità del Parlamento sul Recovery. Scotto replica: “Se il tema è il Parlamento è giusto che si riappropri di una delle sue funzioni e segua i lavori e la spesa della tecno-struttura del decreto che passerà per il Parlamento. Il Parlamento può istituire una commissione bicamerale di vigilanza sul modello della Vigilanza Rai che ha funzionato e dà protagonismo al Parlamento, fluidifica i rapporti con il governo ma anche tra maggioranza e opposizione. È giusto che una partita così delicata venga affrontata con un’interlocuzione positiva anche con l’opposizione. E sarebbe utile per capire se le cose procedono o se l’impianto offerto da Conte non sarà sufficiente”.

La commissione di vigilanza sul Recovery plan

Per Scotto non c’è alcun rischio che una commissione di vigilanza sul Recovery plan possa rallentare l’iter del progetto italiano: “No, assolutamente, perché intanto ci sono le commissioni ordinarie. Il decreto interverrà su varie competenze, su varie commissioni, tutte dovranno esprimere il parere. Se ci sono tanti miliardi sul verde, interverrà la commissione Ambiente. Ma la commissione di vigilanza non è un modo di rallentare quel lavoro, ma di controllare e verificare qualora ci siano dei ritardi e le strutture. Se il tema è il Parlamento si può immaginare un coinvolgimento bicamerale attorno a questa grande partita che riguarda il futuro. Non è una commissione d’inchiesta, è una commissione di vigilanza che accompagna il percorso del Recovery Fund. E nel caso di errori, ritardi, omissioni, il Parlamento può intervenire e segnalare eventuali ritardi e errori, Mi sembrerebbe un’operazione di forte rafforzamento dei rapporti tra esecutivo e Parlamento, di responsabilizzazione anche delle forze di maggioranza e opposizione e stanerebbe chi oggi usa il Parlamento, ponendo questioni giuste”.

Il ruolo della commissione di vigilanza per Scotto

La commissione non sostituirebbe in alcun modo, né commissarierebbe, i manager o i ministri: “Mica la commissione di vigilanza Rai sostituisce il management della Rai, indicato dal ministero dell’Economia, con cda indicato in parte dal Parlamento, in parte dal governo e in parte dai lavoratori – afferma l’ex deputato –. Non è che si sostituisce al management, ma analizza le scelte fatte dalla Rai sia sul palinsesto che sulle scelte economiche e di orientamento. Non incide, perché non può produrre una censura, ma vigila e segue i lavori e interviene nel dibattito pubblico. Ha dei poteri di controllo e vigilanza. Potrebbe essere una strada per fluidificare i rapporti e rasserenare il clima”. L’ipotesi di istituire questa commissione di vigilanza è ora al vaglio del gruppo parlamentare di Leu, che sta valutando se presentare formalmente la proposta alla Camera e al Senato.

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