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Scontro sul Pnrr, Meloni arrabbiata risponde alla Commissione Ue: “Pregiudizi e polemiche strumentali”

Un portavoce della Commissione europea ha detto che Bruxelles “monitorerà con attenzione” la linea del governo italiano sui controlli relativi al Pnrr, soprattutto sulla Corte dei conti. Palazzo Chigi, ovvero Giorgia Meloni, ha risposto con una lunga nota articolata in otto punti.
A cura di Luca Pons
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Sono bastate poche frasi di un portavoce della Commissione europea per scatenare la dura risposta del governo Meloni, con un comunicato arrivato ieri sera. Al centro del dibattito c'è il Pnrr – il piano da oltre 190 miliardi di euro su cui l'Italia sta avendo dei ritardi – e soprattutto la questione della Corte dei conti: l'organismo di controllo che il governo ha deciso di escludere dalla supervisione del Piano, con un emendamento al decreto Pa attualmente alla Camera.

Cosa ha detto la Commissione europea su Pnrr e Corte dei conti

Ieri, un portavoce di Bruxelles ha risposto a una domanda su questa decisione: "Come regola generale non ci esprimiamo sui progetti di legge e dunque non entriamo nel dettaglio", ha premesso. Per poi aggiungere "Possiamo dire che il Pnrr richiede una risposta proporzionata vista la sua natura unica", e per questo "i sistemi di controllo nazionali costituiscono i meccanismi principali per proteggere gli interessi finanziari dell’Ue e sono gli Stati membri che devono assicurarsi che non ci siano conflitti di interessi e o frodi. E l’Italia ha in campo un sistema solido", cioè un sistema che prevede anche il controllo concomitante della Corte dei conti.

Il portavoce ha continuato: "Noi abbiamo un accordo con l’Italia sulla necessità di avere un sistema di controlli efficace per quanto riguarda la spesa dei fondi del Pnrr ed è responsabilità delle autorità italiane che questi enti siano in grado di lavorare". E ha concluso assicurando che "monitoreremo con grande attenzione cosa prevede la bozza di legge al riguardo della Corte dei conti".

La risposta irritata del governo Meloni

Da Palazzo Chigi, nella serata di ieri, è poi arrivata una lunga risposta, articolata in otto punti e con un tono chiaramente irritato. "Il governo italiano ha delle osservazioni di merito e di metodo", si apre il messaggio.

Innanzitutto, la nota ha ribadito che "il governo condivide il fatto che il Recovery necessita di un quadro di controlli che siano adatti e proporzionati alla sua natura unica" e che "l'azione del governo si basa su questo principio". Poi, però, Meloni si è messa rapidamente sulla difensiva: il punto 2 è intitolato "Sul pre-giudizio non informato", e accusa il portavoce di aver commentato "senza alcun approfondimento di merito" le proposte del governo, con delle considerazioni "che alimentano polemiche politiche strumentali che non corrispondono alla realtà".

Palazzo Chigi ha poi insistito che le misure proposte – come quella sui controlli della Corte dei conti – "non modificano quanto già concordato" tra Roma e Bruxelles. Anzi, il governo vuole solo "realizzare la corretta attuazione" di questi accordi. Questo è il nucleo della difesa messa in campo dal governo: il vecchio decreto Pnrr del governo Draghi ha previsto che la Corte dei conti abbia il ruolo di controllare i lavori del Piano a posteriori, non mentre sono in corso. Quindi l'attuale governo, secondo Meloni, sta solo mettendo in pratica in modo corretto questa norma. Anche se, in pratica, sta evitando che la Corte possa verificare a che punto è l'Italia con l'attuazione del Pnrr e dove sono i ritardi.

Il contentino arrivato dal governo è l'apertura di "tavolo di lavoro" con la Corte dei conti, per "revisionare e definire meglio alcuni istituti relativi ai controlli" sul Piano, mentre la legge che sospende questi controlli viene approvata dal Parlamento. Anche questo è stato rivendicato da Meloni, che alla fine della nota ha invitato la Commissione europea ad andarsi a leggere le interviste rilasciate da diversi costituzionalisti vicini al governo – come Sabino Cassese – che hanno difeso le sue scelte.

Infine, nel decreto Pa c'è una norma che allunga di un anno il cosiddetto ‘scudo erariale‘, una difesa per i funzionari: nei casi di colpa grave, non viene riconosciuto il danno erariale. Una norma introdotta dal governo Conte e poi prorogata dal governo Draghi, e su questo ha insistito piccata Meloni: "Questa disciplina è rimasta in vigore per tre anni con due diversi governi, senza aver provocato alcun rilievo, siamo certi che la linea della Commissione non cambierà di fronte alla proroga di un altro anno decisa da un governo di diverso segno politico".

La rassicurazione della Commissione sulla terza rata del Pnrr

Al di là degli scontri sui sistemi di controllo, uno dei punti dolenti del Pnrr, per l'Italia, è che la terza rata dei pagamenti (da 19 miliardi di euro, legata alle scadenze di dicembre 2022 e che avrebbe dovuto essere approvata a marzo) non è ancora arrivata. La Commissione europea, oggi, tramite un portavoce ha rassicurato: "Sono in corso scambi costruttivi" e "non è insolito impiegare più tempo oltre la scadenza indicativa, come avvenuto con Lussemburgo, Romania e Slovacchia".

Il portavoce poi è tornato anche sulla questione della Corte dei conti, ricordando che "il principale strumento di protezione" per l'applicazione del piano sono i meccanismi nazionali di controllo. Il portavoce ha comunque precisato che non c'è intenzione di commentare su un singolo disegno di legge, e che si terrà conto solo dell'accordo che Roma e Bruxelles hanno stipulato quando il Pnrr è stato approvato. Finora l'Italia, ha ribadito, ha costruito "un sistema di verifica e controllo solido".

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