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Scontri e proteste dopo la rielezione di Maduro, Tajani: “Arrestati anche degli italo-venezuelani”

Dopo la rielezione di Maduro, sono scoppiate proteste in tutto il Venezuela per via dei presunti brogli commessi dal presidente uscente. Tra i manifestanti arrestati ci sono anche degli italo-venezuelani. A rivelarlo è il vicepremier Antonio Tajani che ha ribadito la ferma condanna all’uso della forza da parte del regime di Maduro.
A cura di Giulia Casula
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Cresce la preoccupazione per la comunità italiana in Venezuela. Dopo la rielezione di Nicolás Maduro sono scoppiate le proteste in tutto il Paese.

Lunedì scorso il presidente uscente, al governo dal 2013, è stato confermato per un terzo mandato contro lo sfidante Edmundo González Urrutia, che fino a poco prima era dato in netto vantaggio nei sondaggi. Le opposizioni, guidate da María Corina Machado, hanno contestato il risultato elettorale, annunciando manifestazioni in "tutte le città", per protestare contro i presunti brogli.

Dal regime di Maduro è scattata subito la repressione con arresti e scontri nelle principali piazze del Paese. Tra gli arrestati ci sono anche degli italo-venezuelani. A rivelarlo è il vicepremier Antonio Tajani che ha ribadito la ferma condanna da parte dell'Italia "per le misure detentive adottate nei confronti di cittadini venezuelani, tra cui anche italo-venezuelani, e forte preoccupazione anche per le limitazioni alla libertà di stampa in corso in Venezuela: "Rivendichiamo il diritto all'informazione per i giornalisti locali, italiani ed internazionali attualmente nel Paese".

Nelle scorse ore, due giornalisti Rai, Marco Bariletti e Ivo Bonito, sono stati espulsi dopo essere atterrati all'aeroporto internazionale Simón Bolívar di Maiquetía. Come spiegato dal sindacato venezuelano dei lavoratori della stampa Sntp, i due "sono stati separati dal resto dei passeggeri e, dopo che le autorità del governo venezuelano hanno controllato i loro documenti, sono stati informati dell'espulsione. E sono stati immediatamente imbarcati su un volo di ritorno".

"L'Italia è a fianco del popolo venezuelano, che ha espresso la propria volontà", ha sottolineato Tajani confermando la manipolazione dell'esito del voto al momento della trasmissione dei dati. A fargli eco, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. "Non possiamo più tollerare un regime come quello di Nicolàs Maduro. Nascondere la sconfitta elettorale e sovvertire il risultato del voto democraticamente espresso dai cittadini venezuelani, l'utilizzo della forza è quanto di più lontano dalla nostra idea di democrazia", ha dichiarato.

"In Venezuela la protesta non si placa, ogni giorno la popolazione cerca di ristabilire la verità e la democrazia. I verbali elettorali sono chiari, Maduro ha perso, la vittoria è di Gonzalez, è ora di prenderne atto e passare oltre. Mi associo alle dichiarazioni dal ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani a sostegno del popolo venezuelano pretendiamo notizie sullo stato di detenzione degli italo-venezuelani incarcerati dal regime di Nicolàs Maduro con l'uso della forza, solo perché impegnati a manifestare per tutelare la democrazia", ha proseguito il deputato di Fratelli d'Italia. "Di gravissima entità anche la negazione all'ingresso dei nostri giornalisti Rai sul territorio venezuelano per impedire la cronaca di quanto sta avvenendo. Mi auguro che presto sia fatta giustizia è ora che i venezuelani riprendano possesso della loro libertà e della loro vita democratica".

Nel frattempo Maduro, in occasione della sessione del Consiglio nazionale dell'economia produttiva,  ha avvertito i suoi oppositori che "non ci sarà impunità" e che spera di imprigionare entro 15 giorni tutti i responsabili delle proteste.

La leader dell'opposizione invece, ha invitato i suoi a "rimanere fermi, organizzati e mobilitati con l'orgoglio di aver ottenuto una vittoria storica il 28 luglio e la consapevolezza che per raccoglierla andremo fino alla fine", ha dichiarato in un video sui social. "Il mondo vedrà la forza e la determinazione di una società decisa a vivere in libertà", ha aggiunto.

Nelle ultime ore l'ong venezuelana Victim's Monitor ha reso noto che fino a ieri erano 21 i morti, di cui quattro non identificati, oltre a decine di feriti, rimasti vittime degli scontri che hanno seguito la rielezione di Maduro. Il maggior numero di decessi è stato registrato ad Aragua (cinque persone) e nella capitale, Caracas (quattro).

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