Scissione Pd, Renzi lancia il nome del suo nuovo movimento: “Si chiamerà Italia Viva”
Matteo Renzi, dopo aver lasciato il Partito Democratico, svela il nome del suo nuovo movimento. “Italia Viva”, sono le due parole su cui è ricaduta la scelta dell’ex presidente del Consiglio. Renzi annuncia il nome del suo movimento durante la registrazione della puntata di Porta a Porta che andrà in onda questa sera su Rai 1. Accolto da Bruno Vespa, Renzi ha subito detto al conduttore: “Il nome della nostra nuova sfida, che stiamo per lanciare, sarà Italia Viva”. All’inizio della registrazione della puntata Renzi assicura subito sulla tenuta dell’esecutivo: “Il governo non ha problemi. Lo abbiamo fatto proprio per dare lunga vista al governo”. A seguire Renzi in questa esperienza saranno più di 40 parlamentari: "25 deputati e 15 senatori, domani pomeriggio renderemo noti i nomi. Ci sarà un sottosegretario, non due".
Poi Renzi parla del popolo del Pd: “Voglio molto bene al popolo del Pd, per sette anni ho cercato disperatamente giorno dopo giorno di dedicare loro la mia esperienza politica. Dopo di che i litigi, le polemiche, le divisioni erano la quotidianità”. Secondo il senatore ormai ex Pd, “il tema è non fare una cosa politichese e antipatica, noiosa. Vogliamo parlare a quella gente che ha voglia di tornare a credere nella politica”. Renzi parla anche della struttura che deve avere un partito oggi: “Il partito novecentesco non funziona più, c’è bisogno di una cosa nuova, allegra e divertente”.
Sui gruppi parlamentari, Renzi prosegue: “I parlamentari glieli ho lasciati tutti a Zingaretti. Basta con questa storia che se faccio una cosa io c’è sempre un retropensiero”. Rivolgendosi al segretario del Pd aggiunge: "Zingaretti rimane un mio amico. Le polemiche dell'ex sono insopportabili e non le farò. Attaccare Zingaretti per aver cambiato idea sul rapporto con il M5s lo trovo profondamente ingiusto e non lo farò". Poi afferma di non voler utilizzare la parola scissione per la sua operazione: “Se partiamo dalla parola scissione diamo l'idea di un'operazione di palazzo. C'è anche quella, non facciamo le verginelle. Mandare a casa Matteo Salvini è stata un'operazione di palazzo. Nell'edizione scorsa c'era un grandissimo eroe ed era Matteo Salvini. Poi ha scelto di aprire la crisi dalla spiaggia del Papeete tra due mojiti e tre cubiste”.
L’ex segretario del Pd parla ancora di Matteo Salvini: “Mi ha colpito una cosa: mia moglie è una persona molto sobria. Non è una che ama apparire. Ma io ho ben presente Agnese i primi giorni di agosto dire col cellulare in mano: ma davvero Salvini ha detto che vuole pieni poteri? Pieni poteri è una parola che in Italia ha utilizzato Mussolini e in Germania ha utilizzato Hitler. In nome dell'interesse del paese, del no all'Iva, della visione europeista facciamo un accordo contro Salvini”.
Renzi racconta quando ha deciso di lasciare il Pd, ovvero in occasione della “scuola ‘Meritare l’Italia’ al Ciocco, vicino Lucca: lì ho visto ragazzi che non meritano di diventare dei capicorrente e il Pd oggi è un insieme di correnti”. Renzi non vuole però testare il suo movimento alle elezioni subito: “Se si vota tra tre anni si vede tra tre anni. Non corriamo alle regionali”. Il senatore crede che ora “D’Alema e Bersani rientreranno, il Pd potrà essere libero dall’alibi di Renzi che porta il partito a destra. Adesso il Pd faccia il Pd”.
La prima telefonata a Renzi oggi è arrivata da Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia: “Mi ha detto di essere molto dispiaciuto. È un bravissimo ministro e potrà contare su di noi”. Sul presidente del Consiglio, invece, dice: “Conte non mi sembra in ansia e fa benissimo a fare quello che ritiene. Comunque, indipendentemente dalle sue perplessità, io non metterò in difficoltà il governo”. Poi Renzi racconta di aver avuto una telefonata con Luigi Di Maio ieri sera: “Mi ha fatto un po' effetto chiamarlo. Mi sembra che sia la prima telefonata tra noi”. Renzi conclude con una garanzia offerta sulla tenuta del governo: “Per me questa legislatura va al 2023 e deve eleggere il presidente della Repubblica. Ha un mandato programmatico chiaro e a me non interessa rimettere in discussione gli assetti”.