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Sciopero balneari, gli orari e le ragioni dalla protesta: perché gli ombrelloni aprono più tardi

Confermato per oggi lo sciopero di due ore degli stabilimenti balneari. La protesta è legata ai continui rinvii da parte del governo sul dossier delle concessioni delle spiagge: gli operatori del settore chiedono al governo regole chiare e uniformate a livello nazionale per le gare.
A cura di Annalisa Cangemi
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Oggi, venerdì 9 agosto, scioperano i balneari. La protesta è stata confermata dagli imprenditori e dalla associazioni del settore perché il governo non ha dato ancora risposte sul tema delle concessioni demaniali marittime.

Il governo Meloni ha prorogato tutte le concessioni delle spiagge in scadenza al 31 dicembre 2023 fino alla fine del 2024, per non applicare la direttiva Bolkestein, ma il Consiglio di Stato, con diverse sentenze, ha dichiarato illegittima questa soluzione per le spiagge. La direttiva europea, che l'Italia non ha ancora recepito, impone che le concessioni demaniali siano assegnate attraverso procedure di gara trasparenti e competitive. Il Consiglio ha stabilito che le concessioni scadute a fine 2023 non sono più valide e che quindi i Comuni si devono organizzare per avviare nuove gare per assegnarle. Il problema è che non ci sono ancora regole uniche a livello nazionale, e in assenza di una normativa valida su tutto il territorio nazionale le nelle diverse Regioni si va in ordine sparso.

Per prima si è mossa la Toscana, che da poco ha approvato una proposta di legge che prevede un criterio di premialità, e introduce la previsione del riconoscimento di un equo indennizzo, da corrispondere al concessionario uscente da parte del concessionario subentrante, "contemperando il principio di tutela della concorrenza con quello della salvaguardia degli investimenti effettuati dalle imprese già concessionarie".

Mercoledì anche l'Emilia-Romagna ha fatto sapere di aver convocato i Comuni costieri e le Associazioni di categoria dei balneari per fine agosto, per scrivere e deliberare linee guida comuni e condivise e aiutare le amministrazioni costiere a fare gare pubbliche. In ogni caso da gennaio 2025 quasi sicuramente dovrà essere applicata anche nel nostro Paese la direttiva Bolkestein, che prevede gare aperte agli operatori europei. Il governo italiano, che da mesi sta portando avanti un braccio di ferro con la Commissione europea (che ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia), non ha preso nessuna decisione, e non ha risposto agli appelli dei balneari, che chiedono regole chiare per il recepimento della direttiva Bolkestein e per gli eventuali indennizzi per quei gestori che, dopo aver investito per anni, perderanno la propria impresa, rimandando la questione a settembre. La mobilitazione quindi prosegue.

Gli orari dello sciopero dei balneari

Per lo sciopero degli operatori balneari, oggi, 9 agosto, gli stabilimenti apriranno con due ore di ritardo, cioè alle 9,30 del mattino. Una protesta simile potrebbe riproporsi anche il 19 e i 29 agosto, in mancanza di un intervento dell'esecutivo. Nella giornata di mercoledì scorso però, subito dopo il Consiglio dei ministri, un segnale da parte di Palazzo Chigi è arrivato: fonti di governo hanno preannunciato che si occuperanno del dossier in una delle prossime riunioni Cdm, per esaminare il provvedimento di riordino delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo, al fine di stabilire un quadro giuridico certo per gli operatori e per le amministrazioni locali. Ma se ne riparlerà dopo la pausa estiva, presumibilmente non prima di settembre.

Chi aderisce allo sciopero dei balneari

Lo sciopero degli ombrelloni è stato promosso, oltre che da Fiba (Federazione Imprese Balneari), dalla Sib (Sindacato italiano balneari) che fa capo a Confcommercio. Anche se nella categoria molti balneari non hanno una appartenenza ad associazioni di settore.

"Prevediamo un'adesione sostenuta, dell'80% e oltre dei nostri iscritti", ha detto a LaPresse la Fiba-Confesercenti. Una mobilitazione, spiegano, per chiedere per l'ennesima volta al governo di intervenire per "evitare lo stato di confusione che si sta generando nel comparto balneare italiano e, ancora di più, nelle famiglie e nelle imprese che hanno investito e creduto in un regime legislativo che riconosceva dei diritti che oggi non ci sono più". Fiba, che ha circa 2300 stabilimenti balneari iscritti, su un comparto che conta circa 7mila imprese in tutto, preannuncia per oggi "una adesione della maggior parte dei propri iscritti: l'80%/90% prevediamo parteciperà alla apertura ritardata degli ombrelloni nelle spiagge".

Ma i balneari si sono divisi. Le aziende associate ad Assobalneari e La base balneare con Donnedamare, le organizzazioni maggiormente rappresentative degli operatori balneari italiani, si asterranno invece dalla protesta. In una nota il presidente di Assobalneari, Fabrizio Licordari, e il presidente di La base balneare con Donnedamare, Bettina Bolla hanno spiegato che "Non è giusto penalizzare migliaia di consumatori che hanno scelto gli stabilimenti balneari italiani per le loro vacanze, riconoscendone qualità e funzionalità".

Secondo i due presidenti, "la via maestra per individuare una soluzione in grado di mettere ordine nel settore resta quella di sostenere la validità della mappatura fatta dal governo italiano, difendendola da attacchi immotivati e ideologici da parte, in particolare, del capo unità della direzione Mercato interno della commissione Ue, Salvatore D'Acunto".

"Applicare – hanno detto Licordari e Bolla – in maniera arbitraria le direttive europee, infatti, crea in Italia solamente danni a imprese e consumatori, come avvenuto di recente a Jesolo dove il prezzo medio degli ombrelloni è cresciuto del 50 per cento. Inoltre, è notizia di questa settimana che il più grande gruppo italiano di forniture di attrezzature per gli stabilimenti balneari ha annunciato la cassa d'integrazione per 50 dipendenti a fronte di un calo del fatturato del 25 per cento".

Cosa vuole fare il governo Meloni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto capire che un accordo con Bruxelles non è più rimandabile: in base alla procedura d'infrazione, se l'Italia continua a non ottemperare, la Commissione potrebbe decidere di deferire la questione alla Corte di giustizia.

Dopo la risposta dell'Italia a gennaio sull'ultimatum Ue per l'applicazione della direttiva Bolkestein, la Commissione europea "è in stretto contatto con le autorità italiane per discutere possibili soluzioni" sulle concessioni, ha fatto sapere un portavoce dell'esecutivo Ue, ricordando appunto che "il parere motivato" spedito a Roma nel novembre scorso, a cui l'Italia doveva rispondere entro il 16 gennaio 2024, è l'ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue. Anche il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ha detto mercoledì che l'interlocuzione è ancora in corso: "C'è un confronto sul parere motivato della Commissione europea che va avanti".

Il governo ha assicurato che fornirà presto ai balneari "un quadro giuridico certo", quindi gare subito, probabilmente con una mini-proroga per consentire le perizie asseverate e indennizzi adeguati (non più una proroga di un paio d'anni delle concessioni, come era emerso nelle scorse settimane).

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