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Concessioni balneari, le ultime notizie

Sciopero balneari 9 agosto, cosa sta succedendo e perché il governo rinvia ancora il tema delle spiagge

Il governo Meloni ha rimandato qualsiasi soluzione sull’annosa questione delle concessioni balneari a settembre. A nulla è servito l’annuncio dello ‘sciopero’ delle imprese del settore, che venerdì 9 agosto apriranno con due ore di ritardo. Il ministro Fitto: “Il confronto con la Commissione Ue va avanti con le sue complessità”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il governo italiano non ha ancora trovato una soluzione sulla questione delle concessioni balneari. Il Consiglio di Stato con diverse sentenze nei mesi scorsi ha stabilito che le concessioni sono già scadute, per cui qualsiasi proroga automatica che il governo ha stabilito, estendendo il termine delle concessioni fino alla fine del 2024, è illegittima, perché apertamente in contrasto con i principi di concorrenza e di libertà di stabilimento sanciti non solo dalla Direttiva Bolkestein, che in Italia non è stata ancora recepita, ma anche dall'art. 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

Palazzo Spada ha detto chiaramente che le concessioni demaniali per le spiagge sono da considerarsi scadute, e ha invitato i Comuni a disapplicare il termine del 31 dicembre 2024 e a "dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale".

Per questo in tanti stanno protestando in queste settimane, a cominciare dall'associazione ‘Mare Libero', che ha organizzato diverse iniziative sul litorale italiano, piantando gli ombrelloni nello spazio degli stabilimenti, reclamando quell'area e rivendicando il diritto di fruire liberamente le spiagge, visto che le concessioni risultano scadute. Eppure gli stabilimenti sono ancora lì, con costi sempre più alti per l'utenza.

I proprietari da parte loro pretendono dal governo regole chiare e uniche per tutto il territorio nazionale per le gare, per evitare il rischio di una situazione a macchia di leopardo, dato che alcuni enti locali e regionali hanno già iniziato a organizzarle.

La Toscana per esempio pochi giorni fa ha approvato una proposta di legge che prevede un criterio di premialità e introduce la previsione del riconoscimento di un equo indennizzo, da corrispondere al concessionario uscente da parte del concessionario subentrante, "contemperando il principio di tutela della concorrenza con quello della salvaguardia degli investimenti effettuati dalle imprese già concessionarie". Al testo finale della legge sta lavorando adesso la Giunta Giani.

A breve anche l'Emilia-Romagna ha annunciato che seguirà la stessa strada. "Il tempo delle promesse e delle chiacchiere è finito. Ora prendiamo noi in mano la situazione e portiamo i balneari verso un approdo sicuro. Ho già convocato i Comuni costieri e le Associazioni di categoria dei balneari per fine agosto, prima non era possibile dal momento che siamo nel momento clou della stagione turistica. Questo Governo ha già dimostrato a sufficienza la propria totale incompetenza, prendendo in giro le imprese con false promesse e mettendo tutti i cittadini nelle condizioni di pagare le sanzioni per la mancata applicazione della Bolkestein", ha detto l'assessore regionale dell'Emilia-Romagna a Turismo e Commercio, Andrea Corsini.

"Il nostro obiettivo è chiaro – ha detto ancora Corsini -. Vogliamo scrivere e deliberare linee guida comuni e condivise per aiutare le amministrazioni costiere a fare le evidenze pubbliche e salvare cosi' il comparto. Ci baseremo sul decreto Draghi per risolvere una questione che riguarda oltre 1.500 imprese, parliamo di intere famiglie".

Dal 2025 infatti, in base alla direttiva Bolkestein, dovrebbero partire le gare aperte agli operatori europee (e non solo a quelli italiani), in assenza di nuove proroghe delle concessioni in vigore. E il governo sembra andare proprio in questa direzione, stando alle ultime indiscrezioni. In ogni caso la questione è stata rinviata a settembre: nell'ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva il tema non è stato affrontato.

Fonti di governo hanno fatto sapere che in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri verrà esaminato e approvato il provvedimento di riordino delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo, al fine – dicono le fonti – di stabilire un quadro giuridico certo per gli operatori e per le amministrazioni locali.

Sulla questione è intervenuto il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il PNNR, Raffaele Fitto, nel corso della conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri. Fitto ha ribadito che sul tema delle concessioni balneari "c'è un confronto sul parere motivato che la Commissione europea aveva predisposto ed è un confronto che va avanti con le sue complessità".

Perché scioperano i balneari

Le associazioni del settore chiedono al governo il riconoscimento di un indennizzo economico per le 30mila concessioni attive. Ed è questa una delle motivazioni alla base dello ‘sciopero', articolato su tre giornate, che inizia venerdì 9 agosto. Più che uno sciopero vero e proprio, in questo caso si tratterà di un'apertura ritardata: la protesta è stata indetta da Sib-Fipe e Fiba-Confesercenti, e gli stabilimenti che aderiranno alla protesta apriranno con due ore di ritardo, alle 9:30. Poi il 19 agosto dovrebbe esserci un nuovo sciopero di quattro ore e il 29 agosto dalle sei alle otto ore, se l'esecutivo, come è probabile, non batterà un colpo.

In assenza di un provvedimento che dia "certezza agli operatori pubblici e privati sulla questione balneare, siamo costretti a confermare la mobilitazione della categoria" il 9 agosto, hanno detto i presidenti di Sib-Confcommercio Antonio Capacchione e di Fiba-Confesercenti Maurizio Rustignoli.

La mobilitazione, ha scritto in una nota il presidente nazionale di Fiba-Confesercenti, Maurizio Rustignoli, è un "doveroso segnale" che viene dato non come un "attacco" ma piuttosto sotto la forma propositiva di un "appello affinché il governo intervenga per evitare lo stato di confusione che si sta generando nel comparto balneare italiano e, ancora di più, nelle famiglie e nelle imprese che hanno investito e creduto in un regime legislativo che riconosceva dei diritti che oggi non ci sono più".

‘Mare Libero': "Balneari? Non è uno sciopero, è una farsa"

"Ma quale sciopero? I rappresentanti dei balneari non insultino la costituzione e le lotte dei lavoratori: lo sciopero si usa per rivendicare i diritti, non i privilegi", hanno scritto in una nota, dall'Associazione Mare Libero. "Una farsa, una commedia. Pagine di giornali pieni di annunci, sullo sciopero dei Balneari italiani – si legge nella nota – Si scopre, in queste ore, che si tratterà di un lieve ritardo nell'apertura degli ombrelloni, che sarà posticipato alle 10, appena una o due ore più tardi della consueta apertura, a seconda delle località. Lo sciopero è una cosa seria. Uno strumento messo a disposizione dalla nostra costituzione per i lavoratori, dipendenti, che non vedono rispettati i propri diritti. Qui viene utilizzato impropriamente da concessionari, solo perché, dopo ben 18 anni, finalmente sarà tolto loro un privilegio, per altro ingiusto".

"Facciamo pertanto – conclude la nota- un appello ai concessionari balneari per bene, che siamo sicuri esistano in giro per l'Italia: non fatevi strumentalizzare dai vostri rappresentanti, che stanno portando avanti una battaglia che difende solo i loro privilegi, minando la credibilità di una categoria che, così, appare ancora di più attaccata all'ingiusta rendita di posizione garantita da decenni di proroghe illegittime".

Il braccio di ferro con la Commissione Ue sulle concessioni e la procedura d'infrazione

Bruxelles ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dello Stato italiano. L'Italia ha provato a convincere la Commissione Ue del fatto che nel nostro Paese non c'è scarsità di risorse, per cui non sarebbe necessario applicare la direttiva europea al settore dei Balneari. La direttiva Bolkestein dice infatti che i bandi vanno fatti qualora "il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali".

Il governo aveva avviato a giugno 2023 un tavolo interministeriale, con anche le associazioni di categoria, per fare una mappatura delle spiagge italiane. Dalle conclusioni pubblicate a ottobre, ottenute attraverso la banca dati Sid del ministero delle Infrastrutture, era emerso che solo un terzo delle zone demaniali viene dato in concessione, mentre il 67% rimane libero, quindi non sarebbe stato necessario applicare la Bolkestein.

Questi dati però non hanno convinto la Commissione europea, perché il governo italiano ha incluso nella mappatura tutta la costa senza alcuna distinzione, comprendendo anche le coste rocciose, i porti commerciali e le zone marine protette (aree demaniali non disponibili di fatto) e sostenendo che le aree sotto concessione corrisponderebbero al 33% degli spazi disponibili a mare nel Paese. Questa è stata la risposta che il governo italiano ha fornito al parere motivato inviato dalla Commissione europea il 16 novembre 2023, con la richiesta formale di conformarsi al diritto dell'Ue.

Ieri un portavoce della Commissione europea ha detto a la Presse che "A seguito della risposta al parere motivato fornita dall'Italia il 16 gennaio 2024, i servizi della Commissione sono stati in stretto contatto con le autorità italiane per discutere possibili soluzioni" sull'applicazione della direttiva Bolkestein al settore dei balneari.

"Per quanto riguarda le fasi formali della procedura di infrazione, ricordiamo che il parere motivato è l'ultimo passaggio prima di un possibile deferimento di un caso alla Corte di giustizia dell'Unione europea", ha aggiunto il portavoce. Secondo le procedure d'infrazione, se il paese continua a non ottemperare, la Commissione potrebbe decidere di deferire la questione alla Corte di giustizia, anche se la maggior parte dei casi viene risolta prima di essere deferita alla Corte.

Pd e Avs contro il governo: "Prende in giro i balneari e gli italiani"

"Il governo sulle spiagge non ha preso in giro solo i balneari ma tutti gli italiani. La premier Meloni, con la sua proposta di mappatura che ha aumentato la lunghezza della costa italiana da 8 mila a 11 mila km, ha anche ridicolizzato l’Italia in tutta Europa", ha attaccato il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli.

"Giorgia Meloni, dopo aver bloccato la riforma del governo Draghi che prevedeva l’indennizzo per i gestori di stabilimenti balneari che avessero deciso di non partecipare alle gare, ha proposto di mandare in concessione le ultime spiagge libere del nostro paese. La sua strategia di privatizzare gli ultimi tratti di costa liberi si lega all’inerzia colpevole della premier di non adeguare i canoni di concessione che hanno generato privilegi inaccettabili".

"Dalla spiaggia dello stabilimento Bagni Fiori di Paraggi che paga allo Stato 5840 euro l’anno di concessione, cifra che viene incassata in meno di mezza giornata, al Twiga di Briatore di Forte dei Marmi che paga allo Stato poco meno di 20mila euro l’anno ma fattura oltre 9,5 milioni di euro l’anno. Ricordo che lo stesso Briatore ha ammesso i ‘canoni demaniali troppo bassi, dovremmo pagare molto di più".

"In Italia – ha aggiunto Bonelli – gli stabilimenti Balneari, che sono aumentati del 26%, arrivando a 7.244, fatturano quasi 10 miliardi di euro l’anno, ma lo Stato incassa solo 115 milioni di euro a causa dei canoni incredibilmente bassi. Vi sono aree del nostro paese dove gli stabilimenti arrivano ad occupare il 90% delle spiagge. Meloni difende i privilegi non solo danneggiando le entrate dello Stato, non avendo adeguato i canoni di concessione, ma anche l’ambiente e la bellezza delle nostre coste occupate dal cemento e privatizzate".

"Noi come Avs abbiamo presentato una legge che triplica i canoni di concessione e stabilisce che almeno il 70% delle nostre spiagge sia libero da strutture. Le spiagge sono beni comuni e come tali li difenderemo dal governo Meloni. Il 9 agosto i gestori degli stabilimenti balneari hanno indetto uno sciopero di due ore e chiuderanno gli ombrelloni; i cittadini dovrebbero invadere le spiagge con i loro ombrelloni e asciugamani perché è ora di dire basta alla privatizzazione di un bene pubblico".

"Il governo Meloni ha preso per l'ennesima volta in giro i balneari, rinviando il problema e promettendo provvedimenti nazionali che non potevano fare", ha detto Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social. "Nel frattempo nell'incertezza di questi anni si sono fermati gli investimenti e i comuni sono stati lasciati a se stessi", ha aggiunto Ricci. "Ora invece di definire criteri seri per le gare (con indennizzi e regole che garantiscano il modello italiano di gestione familiare) lasciano i comuni nel caos e ributtano la palla in Europa. Irresponsabili".

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