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Scioglimento Forza Nuova, approvati odg Centrosinistra e mozione Centrodestra: cosa succede adesso

L’aula del Senato ha approvato l’ordine del giorno unitario di Pd, M5S, Leu e Iv, che ha superato le singole mozioni sullo scioglimento di Forza Nuova e delle organizzazioni neofasciste. Approvata anche la mozione del centrodestra, che impegna l’esecutivo “a valutare le modalità per attuare ogni misura prevista della legge per contrastare tutte, nessuna esclusa, le realtà eversive”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nell'Aula del Senato si è svolta nel pomeriggio la discussione delle mozioni per lo scioglimento dei movimenti neofascisti, dopo l'assalto da parte di Forza Nuova alla sede della Cgil a Roma durante le manifestazioni contro il green pass, lo scorso 9 ottobre.

All'ordine del giorno erano quattro le mozioni depositate singolarmente da Pd, M5s, Italia viva e Leu, poi confluite poi in un odg unitario, che impegna l'esecutivo "a valutare le modalità per dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente, adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Fn e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista, artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana".L'ordine del giorno unitario – che richiama la legge Scelba del 20 giugno 1952 che vieta appunto la ricostruzione dei partiti di ispirazione fascista – è stato approvato. Sull'odg Lega e Forza Italia si sono astenuti, Fdi ha votato contro.

Un'altra mozione presentata era quella di Fratelli d'Italia, contro l'integralismo islamici e altri fenomeni di totalitarismo, poi ritirata. È rimasta in campo quindi solo quella del centrodestra, che chiede di combattere tutte le realtà eversive, e di dare seguito "agli accertamenti della magistratura" sui fatti del 9 ottobre, attendendo quindi la conclusione dell'iter giudiziario. Anche questa mozione è passata. Adesso toccherà alla Camera a esprimersi sulla questione.

Cosa succede adesso

La legge Scelba prevede prevede due possibilità di scioglimento di un partito: o a seguito di una sentenza (non necessariamente passata in giudicato); oppure un governo può adottare un decreto legge in casi di straordinaria necessità e urgenza. La legge, all'articolo 3, dice chiaramente che "qualora con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista", il ministro dell'Interno, sentito il Consiglio dei Ministri, ordina "lo scioglimento e la confisca dei beni dell’associazione, del movimento o del gruppo. Nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo, sempre che ricorra taluna delle ipotesi previste nell’articolo 1, adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto-legge ai sensi del secondo comma dell’articolo 77 della Costituzione".

Ricordiamo però che la mozione è un atto di indirizzo politico, attraverso cui il Parlamento invita il governo a prendere una  decisione. Ma l'esecutivo non è obbligato a eseguire quanto chiesto dai parlamentari. Dopo il deposito delle mozioni, sia alla Camera che al Senato, il presidente del Consiglio Draghi aveva lasciato intendere di voler aspettare la decisione della magistratura prima di emanare un eventuale decreto, come invece chiedeva il centrosinistra. "La questione è all'attenzione nostra e dei magistrati che stanno continuando le indagini per formalizzare le conclusioni. Ora a questo punto noi stiamo riflettendo", aveva detto il premier.

Cosa chiedono le mozioni

La mozione del centrodestra, che è stata rielaborata per richiamare la formulazione adottata nell'odg unitario di centrosinistra"impegna il Governo a valutare le modalità per attuare ogni misura prevista dalla legge per contrastare tutte – nessuna esclusa – le realtà eversive che intendano perseguite il sovvertimento dei valori fondamentali dell'ordinamento costituzionale e, di conseguenza, che rappresentano un concreto pericolo per I'impianto democratico" e "a valutare le modalità per dare seguito, per quanto di competenza e secondo legge, alle verifiche e agli accertamenti della magistratura in ordine agli episodi del 9 ottobre".

Le mozioni presentate da Pd, Leu, Italia viva e M5s che, a differenza di quelle del centrodestra unito, sollecitavano esplicitamente interventi per lo scioglimento di Forza nuova e di altre associazioni neofasciste.

"Siamo davanti ad avvenimenti molto gravi, che non vanno assolutamente sottovalutati. Abbiamo visto la devastazione ad opera di un movimento dichiaratamente fascista contro un sindacato, la Cgil. È un fatto inaccettabile. Sono stati fatti di eccezionale gravità.Noi sappiamo che Forza nuova non è sconosciuta alle autorità e ai tribunali del nostro paese. Ci sono state sentenze che hanno affermato il carattere fascista e antidemocratico della propaganda e dell'attività di questo movimento", aveva spiegato Dario Parrini illustrando nell'Aula del Senato la mozione del Pd.

Fratelli d'Italia nel suo documento, poi ritirato, chiedeva di contrastare "il fenomeno dei totalitarismi", "qualsiasi fondazione o associazione o movimento che esalti o promuova l'integralismo islamico o altri fenomeni di totalitarismo di qualunque matrice esso sia", contro "la diffusione della propaganda ideologica basata sull'odio religioso o su altre forme di totalitarismo, con particolare riferimento alle campagne via web", contro "ogni forma di violenza e propaganda violenta contro il credo religioso dei singoli cittadini" e contro "l'utilizzo della simbologia religiosa in chiave di violenta propaganda contro altri credi religiosi, in specie se proveniente da associazioni, fondazioni o movimenti legati all'integralismo islamico".

Tensioni in Aula

In Aula si sono registrate tensioni, perché il senatore Ignazio La Russa non ha rispettato i tempi fissati, e ha saltato il suo intervento. Il senatore di Fdi ha spiegato di "aver accompagnato il presidente di Fdi Giorgia Meloni all'incontro con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini", ma non gli è stato poi consentito di prendere la parola. Dopo la discussione i lavori sono stati sospesi per mezz'ora: il presidente di turno, Roberto Calderoli, ha accolto la richiesta avanzata dal Pd, attraverso la capogruppo Simona Malpezzi, alla luce anche del fatto che il governo, per bocca del sottosegretario Scalfarotto, si è rimesso alla decisione dell'aula, sia sull'ordine del giorno sullo scioglimento dei movimenti neofascisti (in cui sono appunto confluite le mozioni di Pd, Leu, M5s e Italia viva), sia sulla mozione del centrodestra.

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