Se c'è un personaggio simbolo di questa particolare fase della politica italiana, risponde senza dubbio al nome di Domenico Scilipoti. Sarà per il suo volto eternamente sorridente, per la sua verve di fronte alle telecamere o per l'enfasi delle sue logorroiche requisitorie alla radio, fatto sta che l'agopuntore siciliano è ormai entrato a far parte dell'immaginario collettivo e, verrebbe da dire, quasi del lessico della politica. E c'è finanche chi si spinge a definire l'esecutivo in carica come "Governo Scilipoti" (e non sono soltanto i parlamentari dell'opposizione…). Certo è che Scilipoti ha colto nel segno, riuscendo ad uscire dall'anonimato e a catalizzare attenzioni, critiche, finanche insulti e finendo col diventare la nuova "icona pop" di questo strano Paese.
E, quasi a coronare un'ascesa (ir)resistibile, arriva anche "Scilipoti – Re dei peones", un libro – biografia, scritto assieme alla giornalista Giuseppina Cerbino e pubblicato da Feltrinelli. Un testo che "vuole ristabilire la verità intorno a un personaggio ampiamente discusso degli ultimi tempi, entrato suo malgrado nell'elenco delle vittime della macchina del fango massmediatica", ma soprattutto che mira a riabilitare il lavoro di un "infaticabile, pragmatico lavoratore […] e le grandi battaglie dell'onorevole a sostegno delle vittime dell'usura bancaria, contro lo strapotere delle banche, l'amianto, la privatizzazione dell'acqua, la tutela e la salvaguardia dell'essere vivente". A suggellare il ritratto agiografico arriva anche la prefazione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale non poteva certo esimersi dal sottolineare le "mille battaglie di buon senso apartitico, a favore della salute e della tutela dei cittadini" condotte dal "caro amico Mimmo".
E quanto al contenuto, il libro promette di diventare davvero un cult, come anticipa un interessante pezzo su vanityfair.it, dal titolo Scilipoti, re dei peones tra Obama e Pippo Franco, con i racconti dei suoi viaggi in Brasile, Giappone, India, Sri Lanka, Malesia, l'elenco degli "incredibili" titoli accademici di cui si fregia il "nostro" e con la sua filosofia di vita, tra olismo e "mistica di riconciliazione nazionale". E se ormai è diventato il bersaglio preferito della satira corrosiva e dissacrante anche (soprattutto) sui social network, l'agopuntore tira comunque dritto per la sua strada, consapevole di dover scontare "la peggiore delle colpe. Aver impedito il Grande Passo, il Kali Yuga, il Trapasso a una nuova era dell’umanità senza Silvio Berlusconi".
Insomma, non si arrende Mimmo Scilipoti, ma continua a resistere alle pressioni dei "reazionari di sinistra" che intralciano la grande rivoluzione liberale del Cavaliere e soprattutto mettono in pericolo la "stabilità dell'Italia, dell'Europa e del mondo intero!" (come ebbe modo di ricordare in un memorabile delirio mistico contro David Parenzo). Una battaglia epocale la sua, nel segno dello ying e dello yang, ma soprattutto della responsabilità nazionale che, se almeno non riuscirà a salvare anime, convertire i miscredenti e riconciliare le masse con la politica, almeno, per citare Fortebraccio (che immaginiamo piacerà anche ad una persona capace di autoironia come Scilipoti), "darà centinaia di pagine di materiale ai posteri, in modo che vedano in che tempi ci è toccato vivere…"