Scherzo telefonico a Meloni, il caso finisce in Parlamento ma la premier resta in silenzio
Non si spegne la polemica sullo scherzo telefonico ai danni di Giorgia Meloni che due comici russi hanno fatto a metà settembre e che è stato diffuso negli scorsi giorni. Restano tutti i dubbi su come sia stato possibile una falla del genere nella sicurezza dello Stato (uno dei comici l'ha spiegato a Fanpage.it, anche se solo in parte), oltre che su alcuni passaggi nel discorso di Meloni. Così, le opposizioni si sono mobilitate: ieri Giuseppe Conte ha chiesto dai suoi profili social a Meloni di fornire "le necessarie spiegazioni al Paese" rispondendo in Parlamento; più tardi Elly Schlein ha annunciato un'interrogazione parlamentare che il Pd depositerà oggi e ha aggiunto: "È stato un grave colpo alla credibilità internazionale del governo, i veri comici paiono al governo. Se non ci fosse da ridere, bisognerebbe essere estremamente preoccupati".
Da ieri, Meloni non si è fatta sentire. A Londra, dove si trovava per un summit sull'intelligenza artificiale, ha cancellato un punto stampa. Tramite i social ha fatto avere un messaggio di solidarietà a Matteo Salvini per una minaccia scritta su un muro a Milano. Oggi, dopo il Consiglio dei ministri che dovrebbe approvare tra le altre cose la riforma del premierato, è attesa anche lei in conferenza stampa.
Se Meloni dovesse evitare di presentarsi in Parlamento potrebbe partire un approfondimento del Copasir, il comitato parlamentare che si occupa di sicurezza e dei rapporti con i servizi segreti. Il presidente del Copasir, il dem Lorenzo Guerini, la settimana prossima potrebbe decidere di fissare alcune audizioni sul tema.
Diverse voci della maggioranza si sono mosse per sminuire l'accaduto e comunque difendere la leader di Fratelli d'Italia. Il sottosegretario con la delega ai Servizi Alfredo Mantovano ha detto ai cronisti che Giorgia Meloni si era accorta subito che qualcosa non tornasse nella telefonata. In questo caso, resterebbe il dubbio sul perché nessun ufficio diplomatico (o di intelligence) si sia attivato nelle settimane successive per capire cosa era successo.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha riconosciuto che "qualcuno ha fatto un madornale errore" e "la premier è una vittima dell’errore”, ma non ha chiarito chi l'avrebbe commesso. Oggi, parlando al Corriere della Sera, il deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli ha ribadito che non c'è stata nessuna "figuraccia", e che anzi "per gli impostori poteva essere un bel colpo, ma è stato a salve", perché Meloni avrebbe "detto le stesse cose che dice in pubblico, comportandosi in una telefonata finta da leader vero". Poi ha ricordato che i due comici "lo avevano già fatto con Merkel, Kamala Harris, Erdogan e altri" e ha concluso che probabilmente Meloni è "già al lavoro per capire nei dettagli il malfunzionamento e fare in modo che non accada mai più".