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Scatti nei luoghi pubblici leciti, ma per i minori serve il consenso: quando si può pubblicare una foto

La Cassazione ha dichiarato illecita la diffusione da parte di un quotidiano di una foto che ritraeva una minorenne: anche se l’immagine è stata realizzata in un luogo pubblico per i minori serve sempre il consenso prima della divulgazione dello scatto.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'ufficio di presidenza di Montecitorio ha approvato delle misure più stringenti per i fotografi che ora dovranno stare più attenti alla privacy degli onorevoli. Ma la Camera non è un luogo pubblico?

Una sentenza della Cassazione ha stabilito che la pubblicazione di una foto da parte del quotidiano ‘Il Mattino', che ritraeva una coppia di giovani immortalata, secondo il giornale, nell'atto di pagare il ‘pizzo' a un parcheggiatore abusivo, non era lecita, poiché ritraeva una minorenne, perfettamente riconoscibile. Ma ciononostante i due ragazzi non hanno diritto a un risarcimento.

La notizia è stata raccontata dal Sole 24 Ore, e la foto in questione era stata diffusa, senza il consenso dei due ragazzi, a corredo del pezzo intitolato ‘By night, dilaga il pizzo sulla sosta'. E la didascalia recitava: "Un parcheggiatore abusivo indica a due motociclisti dove e come sistemare la moto nel vialone d’ingresso del Parco Virgiliano a Posillipo". La stessa immagine era stata riutilizzata tre anni dopo, associando i due ragazzi a un parcheggiatore abusivo, con la didascalia: "in alto un parcheggiatore abusivo, sopra sosta selvaggia in via Partenope".

Ma per la Cassazione non esiste un diritto all’immagine, né si può parlare di diritto d’autore per gli scatti fatti in luoghi pubblici. Inoltre per la pubblicazione non serve il consenso, se l'articolo a cui l'immagine viene associata non è lesivo dell’onore e della reputazione delle persone, e non crea un pregiudizio dimostrabile. L'unica eccezione riguarda appunto i minorenni, la cui immagine non può mai essere divulgata senza prima raccoglierne il consenso.

I giovani protagonisti dello scatto si erano però difesi, soprattutto perché la ragazza era solo una 16enne all'epoca in cui la foto è stata realizzata. I due sostenevano di essere stati ripresi mentre si trovavano accanto al loro scooter, in un momento di vita quotidiana. Per cui sostenevano di aver subito una vera e propria violazione del loro diritto all'immagine, mentre erano del tutto estranei ai fatti raccontati nel servizio, trattandosi il loro di un semplice colloquio con un amico, non con un parcheggiatore abusivo.

Secondo la Cassazione, a differenza di quanto era stato stabilito dalla Corte d’appello, la foto della minorenne non poteva finire sul giornale senza il suo permesso.

Nello specifico, si legge nella sentenza, "le fotografie che ritraevano la minore di certo non potevano ritenersi lesive della reputazione o dell’onore, attesane la connotazione oggettivamente non disdicevole, disonorevole o contraria a qualsivoglia disposizione di ordine pubblico o buon costume". Non è però condivisibile il ragionamento della Corte territoriale per la parte in cui ritiene che non sia necessario il consenso della persona ritratta in fotografia, ritendendo la sua diffusione, del tutto casuale, non lesiva del diritto alla riservatezza. Trattandosi di un minore, infatti "l’applicazione della norma deve essere più stringente e coordinarsi con la legge sulla privacy". Nel caso esaminato la ragazza era riconoscibile e la foto non casuale, per cui non il Mattino ha sbagliato a pubblicarla.

I due comunque non hanno diritto a risarcimento, perché manca la prova che la ragazza abbia subìto un danno dalla divulgazione dello scatto. La sua vita personale non era "in rilievo negli articoli oggetto di controversia, cosicché è da escludere che la riproduzione potesse anche solo larvatamente indurre a ritenere ragionevolmente che sia stato minacciato il suo equilibrio psichico e lo sviluppo armonioso e sereno della sua personalità", scrive la Cassazione.

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