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Scarcerazione generale libico, opposizioni unite chiedono chiarimenti a Meloni sul caso Almasri

L’espulsione di Almasri, capo della Polizia giudiziaria libica, con un volo di Stato verso la Libia, nonostante un mandato della CPI, solleva dubbi sulla trasparenza e legalità dell’operazione. Le opposizioni chiedono alla presidente Meloni di riferire in Parlamento.
A cura di Francesca Moriero
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"Ciò che e successo è di una gravità inaudita", inizia cosi l'intervento di Nicola Fratoianni nella conferenza stampa di pochi minuti fa, in merito alla scarcerazione di Almasri, il capo della Polizia giudiziaria libica e affiliato alla Forza di deterrenza speciale (Radaa) arrestato il 20 gennaio 2025, a Torino. Almasri era stato fermato e incarcerato in seguito a una segnalazione dell’Interpol, su mandato della Corte penale internazionale (CPI), che lo accusava di gravi violazioni dei diritti umani e di crimini di guerra.

"Un uomo accusato di stupri, violenze, torture, un trafficante di uomini, donne e bambini su cui pendeva il mandato d'arresto della Corte Penale Internazionale, è stato prima arrestato, poi rilasciato, e poi accompagnato con un aereo dello Stato, e vorremmo sapere precisamente anche com'è andata questa faccenda, a Tripoli, atterrato all'aeroporto di Mitiga, che è bene saperlo, l'aeroporto di Mitiga è stato costruito utilizzando la schiavitù dei migranti rinchiusi in quei luoghi, ed è uno dei capi d'accusa che pendono sulla testa di Almasri, la costruzione dell'aeroporto dove è atterrato, grazie a un aereo del nostro Stato".

Fratoianni (Avs): "Governo e istituzioni complici"

Almasri è stato infatti scarcerato ieri, 21 gennaio, grazie a un "errore procedurale", un piccolo cavillo che lo avrebbe graziato e immediatamente espulso dall’Italia. La polizia che lo aveva arrestato, pochi giorni prima, non sarebbe riuscita infatti a informare in tempo il ministero della Giustizia come richiesto. Accompagnato da un volo italiano decollato dall’aeroporto di Caselle Torinese alle 19.51, Almasri è tornato ieri a Tripoli, tra applausi e festeggiamenti.

"La violazione del diritto internazionale, l'ennesimo schiaffo alla Corte Penale Internazionale. C'è stato un problema legato ad un cavillo. No, qui non c'è nessun cavillo, quel cavillo ha un nome preciso, si chiama complicità del nostro governo, delle nostre istituzioni, del Ministro della Giustizia, della Presidente del Consiglio, degli apparati di Palazzo Chigi, con una persona che, come ho detto e come tutti avete visto, letto in queste ore, è accusato di reati gravissimi. Si tratta di rispettare il diritto internazionale, di rompere ogni complicità, si tratta di dare dignità a questo Paese, la dignità che in queste ore è stata per l'ennesima volta messa sotto le scarpe", ha chiarito cosi Fratoianni, aggiungendo che i capigruppo e le capigruppo della Camera, di tutte le opposizioni, in questi minuti "hanno inviato, al Presidente Fontana una lettera congiunta per chiedere che Giorgia Meloni, venga in Parlamento. Noi vogliamo che Giorgia Meloni venga in Parlamento, che ci sia un dibattito, vogliamo avere chiarezza su tutti gli aspetti oscuri di questa vicenda e vogliamo ribadire che il diritto internazionale non può essere utilizzato alla carte, come si fa col menù di un ristorante dove si va il sabato sera".

Magi (+Europa): "Blitz politico volto a consentire la fuga"

Sulla vicenda è intervenuto anche Riccardo Magi, di +Europa: "La motivazione non è stata quella dei cavilli giuridici delle mancate notifiche, ma di un blitz politico volto a sostanzialmente consentire la fuga, ma non solo consentire la fuga, accompagnarlo con un volo di Stato", per poi aggiungere, "La costruzione della giustizia internazionale è stata una costruzione faticosissima. Il nostro Stato, in ritardo, ci ha messo anni prima di trasporre lo Statuto di Roma nel proprio ordinamento. Ancora manca l'approvazione del Codice dei crimini universali che, inspiegabilmente, questo Governo, dopo il lavoro di una commissione che si era insediata nella scorsa legislatura, ha bloccato nella fase finale dell'approvazione. Il lavoro era iniziato con la Ministra Cartabbia e si è interrotto, per volontà di Palazzo Chigi, quando era arrivato sul tavolo del Consiglio dei Ministri il Codice dei crimini universali, che è quello che consentirebbe degli automatismi nel perseguire questi crimini".

Magi ha concluso il suo discorso dichiarando che la vicenda sia assolutamente inaccettabile "sul quale tutte le opposizioni, unitariamente, esigono una risposta. Non sarà il tempo a farci rinunciare, a farci deflettere e su questa questione vogliamo che sia sollevata la massima attenzione davanti a noi".

Schlein: "Meloni dichiarava guerra ai trafficanti e ora ne hanno accompagnato uno a casa"

Tra le dichiarazioni anche quelle della leader Pd, Elly Schlein: "Meloni dichiarava la guerra non ai migranti, ma ai trafficanti di esseri umani. Una guerra in tutto il globo terracqueo. Ne avevano arrestato uno sul suolo italiano, dando attuazione ad un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale, e l'hanno accompagnato a casa. Questo è quello che è accaduto, e noi chiediamo massima trasparenza su questa vicenda estremamente opaca".

Schlein ha poi aggiunto "Altro che chiodi e cavilli, come si diceva, anche perché c'è stato detto che è stato rilasciato perché il ministro Nordio non era stato informato, prima bisogna vederci chiaro, perché evidentemente se è stato arrestato qualche motivo c'è, proprio nel giorno in cui la Corte Penale Internazionale spicca il mandato di cattura. E oltretutto cosa accade? Che ieri, a mezza giornata, quando evidentemente un aero era già partito, un aero dello Stato, per andare a prendere questo criminale di guerra, questo torturatore, e riportarlo in Libia, è uscito una nota di Nordio che diceva che stava valutando. La legge non dice che c'è discrezionalità nel dare attuazione ai mandati di cattura della Corte Penale Internazionale, ma che devono essere trasmessi".

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