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Scalfarotto: “L’accordo con il M5s alle regionali era impossibile. Pd? Ha fatto scelte senza senso”

“Dai termovalorizzatori al reddito di cittadinanza, dalle infrastrutture alla politica estera, tra noi e il M5S non c’è accordo su nulla. Il Pd? Da lombardo mi chiedo che senso abbia avuto fare un accordo con i grillini invece di cercare un candidato che potesse raccogliere anche il voto moderato”: lo dice il senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, in un’intervista con Fanpage.it.
A cura di Annalisa Girardi
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La destra ha vinto nettamente le elezioni regionali in Lazio e Lombardia. E dall'altra parte è tempo di riflessioni, in primis sulle alleanze mancate. Per il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, però, non avrebbe avuto senso cercare l'intesa con il Movimento Cinque Stelle, dove non c'è accordo su nulla. In un'intervista con Fanpage.it Scalfarotto sottolinea invece come sia più importante continuare a lavorare per rafforzare il progetto del Terzo polo e lancia l'appuntamento alle elezioni europee del 2024: lì, dice, si vedrà davvero giudizio dell'elettorato sul governo di centrodestra.

In Lazio e Lombardia la vittoria della destra è chiara. Con il senno di poi, è stato un errore non cercare l’alleanza ampia?

Non direi. Tanto Rocca che Fontana hanno superato il 50% dei voti, dunque è la stessa aritmetica a dirci che un’alleanza fatta al solo scopo di mettere insieme tutto, anche cose che insieme non stanno, sarebbe stata comunque inutile. E comunque, con un’affluenza bassa in modo allarmante, parliamo giustamente di disaffezione alla politica. Dai termovalorizzatori al reddito di cittadinanza, dalle infrastrutture alla politica estera, tra noi e il M5S non c’è accordo su nulla: credo che un’alleanza che mai avrebbe potuto mettere insieme un governo regionale non avrebbe certamente migliorato la reputazione della politica presso l’elettorato.

Letta ha accusato sia voi che il M5s di aver dimezzato i voti del centrosinistra per poi dare la colpa al Pd. Come rispondete?

Mi pare che dopo la tragica gestione delle politiche, Letta non sia propriamente nella migliore condizione per commentare queste regionali: se abbiamo un governo Meloni così saldamente in sella lo dobbiamo soprattutto all’esito delle elezioni di settembre. A me pare che il Pd si dibatta in una crisi identitaria dalla quale certamente non è uscito dopo queste elezioni: basti provare a interpretare la logica dietro alle alleanze concluse in queste regionali. Da lombardo, mi chiedo per esempio che senso abbia avuto fare un accordo con il M5S in una regione dove i grillini sono irrilevanti, invece di cercare un candidato che potesse raccogliere anche il voto moderato che nella mia Regione è fondamentale.

Il governo di Meloni ha detto che queste regionali sono state un referendum sul governo. È d’accordo?

No, credo che sia solo stato un voto regionale capitato in un momento estremamente favorevole, allo scoccare dei primi 100 giorni di governo, quelli che normalmente si chiamano “luna di miele”. Le contraddizioni del governo, a partire da quella sull’Ucraina scoppiata davanti a un seggio elettorale domenica sera, emergeranno nei prossimi mesi. L’appuntamento vero è quello delle Europee 2024.

Calenda dice che hanno sbagliato gli elettori e ha criticato il voto per appartenenza. Lei cosa ne pensa?

Mah, io penso che l’elettore come il cliente abbia sempre ragione! Battute a parte, credo che abbia ragione Calenda a dire che per noi questa era la più difficile delle prove. Il voto a turno unico con preferenze è il peggior terreno per una forza politica come la nostra: è un sistema che incoraggia al voto cosiddetto utile, è una specie di ballottaggio anticipato in cui si vota soprattutto per sventare la vittoria dell’avversario. Le preferenze, poi, spingono sul voto organizzato, di appartenenza, ed effettivamente penalizzano il voto di opinione. Per noi, era una partita fuori casa.

Avete puntato molto su dei candidati che si sono distinti per la gestione dell’emergenza Covid. Gli elettori, però, non sembrano aver dato il vostro stesso giudizio. Come ve lo spiegate?

Appunto perché l’elettorato a questo giro ha scelto sulla base dell’appartenenza. Che la Lombardia sia stata tragicamente protagonista del Covid a livello mondiale è un dato oggettivo, che il presidente Fontana e l’allora assessore alla Sanità Gallera abbiano sbagliato tutto ciò che potevano è un fatto incontrovertibile. Se gli elettori hanno rinnovato loro la fiducia non può certamente essere per i risultati, che sono stati devastanti e sono sotto gli occhi di tutti. La scelta degli elettori è stata guidata, come dicevo, da logiche diverse: si può non essere d'accordo, ma è del tutto legittimo. Ed è quanto è avvenuto questa volta.

In ragione di questo, contando che voi puntate più su un voto di opinione, pensate di strutturare in modo diverso la campagna elettorale per le elezioni locali e la vostra presenza sul territorio?

Io credo che la costruzione di una forza politica che aspira a governare il Paese sia un lavoro che richiede tempo, pazienza, costanza, tenacia e fiducia nella validità del proprio progetto politico. In Italia il consenso è fluido e la costanza paga: in Lombardia, FdI è passata in 5 anni dal 3.6% a oltre il 25%. Dovremo certamente fare un’analisi del voto e capire cosa avremmo potuto far meglio, ma credo che non dobbiamo farci minimamente impressionare da questo turno elettorale: dobbiamo semplicemente lavorare sodo, investire sulle tante persone che hanno fatto crescere Azione e Italia Viva dalla loro recente fondazione e pensare che se un progetto politico ha le gambe per camminare, e questo progetto le ha, certamente lo farà.

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