Scalfarotto a Fanpage: “Italia Viva distantissima da Emiliano. Noi alternativa a tutti i populisti”
Il deputato di Italia Viva e sottosegretario al ministero degli Esteri, Ivan Scalfarotto, si è candidato alla presidenza della Regione Puglia nelle prossime elezioni regionali. È sostenuto da una coalizione formata, oltre che dal suo partito, anche da +Europa di Emma Bonino e Azione di Carlo Calenda. Scalfarotto sfiderà non solo il candidato presentato dal centrodestra, ma anche quelli del Movimento Cinque Stelle e del Partito democratico, l'attuale governatore Michele Emiliano. L'annuncio del deputato renziano ha aperto alle polemiche all'interno della maggioranza di governo a Roma, che correrà quindi divisa per la presidenza della Puglia. Fanpage.it lo ha intervistato, chiedendogli che cosa significhi presentarsi come un'alternativa tanto al centrodestra quanto ai dem e ai pentastellati, le sue priorità per la Regione e tutto ciò che secondo il deputato non ha funzionato in Puglia negli ultimi cinque anni.
Alcune voci del Partito democratico l’hanno accusata di aver spezzato la sinistra in un momento di crisi, che richiederebbe invece unità. È così?
Noi non avremmo mai appoggiato Michele Emiliano: questa è una cosa risaputa da sempre. A parte il fatto che non ritengo che Emiliano possa essere definito tout court di sinistra: nel suo gruppo dirigente ha moltissime persone che provengono dall'area di centrodestra e lui stesso non parla mai di centrosinistra, ma piuttosto di coalizione della Puglia. Le distanze che ci sono tra noi ed Emiliano sono note. Io sono il candidato di una coalizione di partiti europeisti, modernizzatori e oggettivamente anti-populisti, che fanno leva più sul senso di fiducia sulle risorse del nostro Paese, che sul senso di richiesta di protezione spesso provocata dalla paura, dalla debolezza e dai sentimenti derivati dalla crisi economica e sanitaria. Lo stesso Emiliano ha detto di voler istituzionalizzare il populismo. Invece c'è un tratto comune di +Europa, Azione e Italia Viva che sono delle alternative al populismo. Se si fosse voluto trovare un modo per incontrare non solo Italia Viva e il Pd, ma anche il M5s, probabilmente si sarebbe dovuto cercare un federatore, cioè qualcuno che rappresentasse un punto di sintesi tra queste culture politiche. Emiliano ne rappresenta una sola che è distantissima dalla nostra. Noi siamo una proposta politica precisa e se non ci fossimo stati la scheda elettorale pugliese sarebbe stata monca. Gli elettori si sarebbero trovati davanti al sovranismo dell'estrema destra, al populismo istituzionale di palazzo di Emiliano, e al populismo della decrescita infelice del M5s. Quella Puglia operosa, che lavora, e fatta di persone che non si vogliono rifugiare nel populismo, non avrebbe avuto una rappresentanza.
Non si è nemmeno provato a cercare il punto di incontro?
Con Michele Emiliano abbiamo differenze profondissime: è la persona che ha sostenuto i ricorsi contro l'obbligo vaccinale, aveva promesso una nuova legge elettorale che avrebbe assicurato la parità di genere, ha rincorso le posizioni anti-scientifiche che hanno fatto dilagare la xylella, è quello che ha cercato di impedire l'arrivo del gas dall’oriente attraverso la Tap. Come si può pensare che noi potessimo fare un accordo con una persona con questo profilo politico? Si sarebbe dovuto far sparire dal tavolo questioni fondamentali per noi e per un pezzo molto significativo dell’opinione pubblica.
Dal Pd c'è chi dice che si starebbe rischiando di consegnare la Regione alla destra in questo modo…
Io non penso che la politica debba essere soltanto la scelta del meno peggio. Dicono che in nome dell'unità bisognerebbe rinunciare ai propri ideali e al proprio programma: però secondo me questo indebolisce e impoverisce la dialettica democratica. Perché priva le persone delle possibilità di essere rappresentate. Le posizioni degli altri candidati indicano delle forme di populismo che non tutta Italia fortunatamente condivide.
A proposito di candidati, il centrodestra ha presentato oggi il nome del proprio, l'ex governatore Raffaele Fitto…
Sia Raffaele Fitto che Michele Emiliano sono due candidati che hanno fatto i presidenti della Regione e non sono stati esaltanti. Tant'è che Fitto ha fatto il governatore tra il 2000 e il 2005 e dopo quindici anni si ripresenta come se questa Regione non fosse mai stata capace di creare una nuova classe dirigente: è molto triste che si debba ricorrere a personaggi che hanno già dato prove non positive. Se avesse dato una buona prova di sé sarebbe stato rieletto, e invece nel 2005 non fu così. D'altra parte, il centrodestra ha scelto anche Stefano Caldoro in Campania… è una destra (togliamoci il centro) che rappresenta delle posizioni sovraniste e anti-europeiste in un momento in cui l'Europa è evidentemente l'unica soluzione ai problemi che stiamo affrontando. Mentre Emiliano è uno che ha fatto per cinque anni il presidente della Regione e che i sondaggi danno in grande affanno. E non perché c'è un candidato liberal-democratico come me, ma perché ha governato male per cinque anni. Non ha mai nominato l'assessore alla Sanità: è normale che una Regione non abbia un assessore alla Sanità, quando questa rappresenta l'80% del bilancio regionale?
Secondo Lei che cosa non ha funzionato quindi in Puglia negli ultimi cinque anni?
In primo luogo, c'è una concezione personalistica della politica per la quale ci si trova a non avere l'assessore alla Sanità o all'Agricoltura, perché tanto c'è una persona che rappresenta tutti e che imbarca diverse sfumature politiche. Credo che Emiliano sarà appoggiato da otto liste differenti, che vanno dalla destra all'estrema sinistra. Il che comporta anche un inquinamento del messaggio, perché se devi rappresentare tutto e il contrario di tutto poi non si capisce effettivamente che cosa vuoi. Ci sono state delle decisioni estremamente sbagliate: c'è il tema dell'agricoltura, quello dei fondi europei. Non si è guardato alla Regione come un pezzo integrante dell'Europa, ma come un territorio che si contrappone al resto. Emiliano ha costantemente smantellato gran parte delle iniziative di Nichi Vendola, che è stato invece un eccellente presidente della Regione.
E quali sono invece le priorità del suo programma?
Io aspiro a rappresentare una Puglia più fiduciosa di sé e delle proprie risorse, del proprio dinamismo, più capace di partecipare a partire dalle donne e dai giovani. Dove il rapporto con la politica non sia un rapporto di debito, nel quale al politico si chiede il favore in cambio del voto. Penso che sia importantissimo proteggere il nostro territorio, la nostra filiera alimentare e preservare la legalità in tutti i suoi aspetti: combattere il caporalato, il pizzo, la criminalità mafiosa. Poi credo sia fondamentale smantellare una certa cultura anti-imprenditoriale che il populismo stesso ha incarnato in questi anni. La Regione, come il Paese, cresce tutta insieme: non è con i sussidi che si crea lavoro, non lo si crea per legge, regionale o nazionale che sia. È creando un tessuto produttivo sano e competitivo, non burocratico, che si consente alle imprese di lavorare e di creare lavoro.
La scelta di candidarsi "in solitaria", al fianco di +Europa e Azione, potrebbe avere conseguenze a Roma e minare la tenuta della maggioranza?
Ricevo spesso questa domanda, ma con un certo stupore. Perché i due principali partiti della coalizione di maggioranza, Pd e M5s, in Puglia non corrono insieme. È vero, anche Italia Viva non fa fronte comune: ma non è che c'è in campo un'alleanza Pd-M5s a cui Italia Viva si sottrae. Lo schema di governo nazionale non si applica a partire già dai partiti più grandi.
La vostra coalizione in Puglia potrebbe aprire la strada a un futuro polo centrista, liberal-democratico ed europeista anche in Parlamento?
Si tratta di forze politiche diverse, ciascuna con la propria individualità, che però sicuramente hanno dei tratti comuni. In questo senso io penso che un lavoro su quelle aree di comune identità possa essere utile. Poi sono partiti che hanno anche sensibilità e sfumature diverse, che in alcuni elementi non coincidono, però sicuramente c'è una collocazione liberal-democratica, europeista e modernizzatrice che consente di portare avanti delle questioni insieme e in modo potenzialmente molto efficace. Spero che, a partire da questo laboratorio pugliese, lo facciano sempre di più in futuro.