Scajola indagato per gli appalti del G8
Violazione della legge sul finanziamento dei partiti politici, questa è l'accusa mossa nei confronti di Claudio Scajola, ex ministro dello sviluppo economico. Tutto è iniziato per alcuni atti inviati per le indagini sugli appalti per Le Grandi Opere, dalla Procura di Perugia. Risulterebbe a suo carico infatti, secondo gli inquirenti, un immobile in via del Fagutale, una strada a pochi metri dal Colosseo.
L'immobile in questione sarebbe stato pagato in parte, secondo gli atti pervenuti, Scajola si dichiara estraneo ai fatti con le seguenti parole: "Sono sereno, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo su una vicenda per la quale la Procura di Perugia, dopo un anno e mezzo di indagini, non ha ritenuto di dovermi indagare. Attendo, comunque, con la stessa serenità e la medesima riservatezza che hanno sin'ora contraddistinto il mio comportamento, che i magistrati romani portino a termine il loro lavoro, nella convinzione che verrà certamente chiarita la mia estraneità ai fatti ". La figura su cui ruoterebbe tutto lo scandalo, è quella dell'imprenditore Diego Anemone, uno degli indagati principali sull'inchiesta degli appalti del G8.
Scajola avrebbe pagato l'appartamento con 80 assegni da 12.500 euro di Anemone e in parte con denaro proprio. Quando il caso scoppiò, circa un anno fa, l'ex ministro affermò che i versamenti fatti da Anemone erano stati fatti a sua insaputa e che avrebbe messo in vendita la casa e devoluto in beneficenza una gran parte della cifra che ne avrebbe ricavato.
L'avvocato Giorgio Perroni, che difende l'ex ministro, ha dichiarato: "Prendiamo atto dell'iniziativa della procura di Roma ed attendiamo serenamente che i magistrati facciano il loro lavoro convinti che tutto sarà chiarito". Le indagini sono condotte dal Ros dei carabinieri e dalla Guardia di Finanza.