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Saviano, strage di Cutro: “Chi ha fermato i soccorsi in mare ha permesso che le persone annegassero”

A Fanpage.it, Roberto Saviano ha commentato il naufragio di Cruto (Crotone) in cui sono morte almeno 69 persone. Dalla catena dei salvataggi rallentata, alle risposte inadeguate e cudeli: le responsabilità del governo Meloni – e non solo – sono moltissime.
A cura di Redazione
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"Potevano essere salvati, dovevano essere salvati. Quanto accaduto non è stato solo un tragico incidente: è successo perché non c'è quasi più nessuno a prestare soccorso nel Mediterraneo. Eppure ogni giorno centinaia di disperati continuano ad attraversare il mare". Roberto Saviano ha commentato così per Fanpage.it il naufragio di Cutro (Crotone) che il 26 febbraio ha ucciso almeno 69 persone migranti.

Cosa è successo nella notte del naufragio

Il viaggio della barca, che trasportava circa 180 persone, è stato ricostruito ora per ora fino al momento del naufragio. Si sa, ad esempio, che verso le dieci e mezza della notte di sabato 25 febbraio l'agenzia europea Frontex ha segnalato l'imbarcazione. Le persone a bordo dell'aereo di Frontex "non vedono giubbotti di salvataggio e raccontano di tracce termiche dagli oblò della barca, che significa che ci possono essere molte, molte persone a bordo. Il mare è agitato", ha spiegato Saviano.

Eppure, "nonostante la segnalazione di Frontex, nonostante le alte onde, non viene attivato il dispositivo Sar di ricerca e soccorso. Si avvicinano invece una vedetta e un pattugliatore della Guardia di Finanza, già in mare, che provano a raggiungere il barcone. Ma le onde sono troppo alte, e non riescono a soccorrerlo nel mare a forza 4″.

Così, verso le quattro del mattino, a sei ore dalla segnalazione di Frontex, "la chiglia, il fondale della barca, si incaglia. Tutti cadono in acqua. Non indossano il salvagente, non sappiamo il motivo: forse erano dovuti partire all'ultimo e i trafficanti non avevano avuto il tempo di procurarli, e loro stessi di acquistarli. Cinque ore dopo che la Guardia di finanza aveva provato ad andare sul posto, alla Guardia costiera arrivano le prime segnalazioni, da alcune persone che dalla terraferma avevano avvistato la barca in balia delle onde".

Una volta che la barca si è schiantata, "come succede in tutti i naufragi, i primi ad annegare sono i bambini. Muoiono in questa tragedia quindici bambini, tra questi tre fratellini di 13, 9 e 5 anni. Muoiono anche due gemelli di 6 anni e un bambino di pochi mesi".

Perché nessuno è intervenuto per salvare i naufraghi migranti

La tragedia è avvenuta "perché questo governo ha trasformato il soccorso in mare in un'operazione di polizia. Se invece di un barcone pieno di migranti fosse stata segnalata una barca a vela piena di turisti in difficoltà, ci sarebbe stata un'immediata attivazione dei protocolli di soccorso. La lentezza è dovuta a una decisione politica".

In particolare, ha spiegato Saviano, "il comandante dela Capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi ha detto che la ragione del mancato intervento sta nei ‘piani operativi' e negli ‘accordi ministeriali'. I governi negli anni hanno ridimensionato sempre di più le capacità di soccorso, di fatto rendendo macchinosa e difficile la decisione delle partenze della Guardia costiera. Con le nuove strategie politiche degli ultimi governi, è come imbrigliata: può soccorrere solo quando la situazione è disperata, alla fine".

Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che è responsabile della Guardia costiera, "con una strategia comunicativa molto furba ha preso le parti della Guardia costiera, anche se in realtà nessuno la sta attaccando. ‘Chi sta attaccando me sta attaccando la Guardia costiera‘, dice, ma non è vero: chi sta attaccando il ministro Salvini sta attaccando chi ha imbrigliato la Guardia costiera, chi ha impedito i salvataggi. Le persone da salvare sono diventate persone da cui difendersi".

Quattro giorni prima della tragedia "la Geo Barents, nave di Medici senza frontiere, è stata fermata ad Ancona con una multa da 10mila euro. È stata fermata perché non ha rispettato i codici di condotta, in pratica in quanto nave Ong. Chi ferma le navi Ong ferma le ambulanze del mare, come qualcuno che, sapendo che su una strada ci saranno molti incidenti, invece di trasformare l'urbanistica ferma le ambulanze. Questo ha fatto il governo".

Meloni e la scusa che "le Ong non passano di lì"

Giorgia Meloni, nella sua prima risposta ufficiale al naufragio arrivata solamente il quattro marzo, ha detto che non sarebbe cambiato nulla se le navi di Ong fossero state attive, perché "la rotta non è coperta dalle organizzazioni non governative". Per Saviano, "è chiaro che le Ong non operano dinanzi alle coste calabresi, perché scelgono di stare nel cuore, nel Mediterraneo centrale, il tratto più pericoloso e trafficato".

È evidente, però, che "se ci fossero state, avrebbero avuto tempo in quelle sei ore di arrivare dove i migranti erano stati avvistati, oppure avrebbero continuato a mandare allarmi di soccorso alle varie Capitanerie di porto che potevano intervenire. Ecco perché fermarle ha significato permettere che le persone annegassero". In generale, "per questo governo, più ne salvi più ne partiranno. Invece, questa tragedia dimostra che le persone partono indipendentemente dalla presenza di soccorsi in mare".

Attenzione alla differenza tra i trafficanti di uomini e gli scafisti

"I trafficanti di uomini sono coloro che stanno speculando sulla disperazione delle persone, mettendole in mare noncuranti del fatto che arrivino o meno a destinazione". Eppure, "nessun governo in questi anni è riuscito davvero a fermare le organizzazioni criminali di trafficanti. L'Italia e l'Europa le hanno persino finanziate. Mi riferisco alla Guardia costiera libica, che secondo l'Onu è formata da trafficanti di esseri umani".

Invece, quando si parla di "scafisti arrestati sui barconi, spesso sono solo profughi a cui viene messa in mano una bussola, incaricati di gestire il motore della barca. Medhanie Berhe, uomo innocente, è stato arrestato qualche anno fa come trafficante perché la magistratura italiana l'aveva confuso con un trafficante potentissimo, Medhanie Yehdego Mered. Ma lui non si era mai mosso dal Sudan". D'altra parte, "potete immaginare i trafficanti che rischiano la vita accanto ai migranti che hanno messo sulle peggior barche? Succede raramente. Piuttosto alcuni scafisti – questi ci sono – vanno avanti e indietro, fanno la spola. Accade con la rotta tunisina, per esempio. Ma il governo usa la scusa dei trafficanti per gestire i barconi come se stessero arrivando dei pericolosi criminali".

Le parole volgari del ministro Piantedosi sulla responsabilità

Il naufragio per Saviano "è il frutto della costante propaganda populista. La risposta più volgare del governo è nelle parole de ministro Piantedosi: la disperazione non giustifica i viaggi che mettono in pericolo i propri figli, poi aggiunge ‘sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa fa il Paese per me, ma cosa posso fare io per il Paese‘. Citava Kennedy, la sua famosa frase in cui si riferiva all'impegno politico in una democrazia".

Ma in questo caso, è una frase che non ha alcun senso: "Queste persone che Piantedosi accusa di irresponsabilità, scappavano dalla guerra siriana, dove vengono utilizzati i gas e la tortura. Dall'Afghanistan, dove alle donne viene negato qualsiasi diritto. Scappavano dall'Iran, dove stanno avvelenando le ragazze che manifestano contro il governo".

Insomma, "queste persone volevano darsi la possibilità di una vita altra. In molti casi, avevano preso su di loro la responsabilità di provare a dare una vita diversa ai loro figli. Una drammatica responsabilità. Moltissimi stanno citando i versi della poesia Home, della poetessa Warsan Shire. Lo farò anche io, in risposta a Piantedosi: "Dovete capire che nessuno mette i suoi figli su una barca, a meno che l'acqua non sia più sicura della terra".

"Come ha fatto Piantedosi a rispondere con così tanta ignoranza e crudeltà? Avrebbe soltanto dovuto scusarsi per non essere riuscito a svolgere il suo compito, che è quello di salvare le persone in difficoltà. Quelle persone ora sono un codice alfanumerico su una bara, come quello che identifica una bambina il cui corpo è stato trovato sulla spiaggia di Cutro, di cui non sapremo mai il nome".

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