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Satnam Singh sarebbe vivo se qualcuno l’avesse soccorso, e un po’ è anche colpa nostra

Noi, che non sfrutteremmo mai nessuno direttamente, siamo però responsabili delle prossime braccia, delle prossime dita delle mani tagliate in qualche altro incidente nei campi, se oggi non facciamo niente.
A cura di Saverio Tommasi
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Satnam Singh, il bracciante indiano morto dissanguato, senza un braccio
Satnam Singh, il bracciante indiano morto dissanguato, senza un braccio

Il titolare dell'azienda dove lavorava Satnam Singh, è stato arrestato.
I medici legali hanno accertato che se il ragazzo fosse stato temporaneamente soccorso, si sarebbe "con ogni probabilità salvato". L'accusa è passata così da omicidio colposo a omicidio doloso, e oggi hanno deciso di arrestare il titolare dell'azienda, Antonello Lovato, che aveva scaricato in strada il ragazzo ferito, neanche fosse stato una scatola di pomodori, perché neanche le scatole di pomodori si gettano in quel modo. Se Satnam Singh, durante il turno di lavoro, avesse gettato una cassetta di pomodori in terra con quel disprezzo, il titolare si sarebbe arrabbiato perché i pomodori si sarebbero ammaccati. Poi però il titolare ha gettato Satnam senza un braccio, e lui è morto dissanguato, non si è soltanto ammaccato.

Faccio un passo indietro: "Se fosse stato soccorso si sarebbe con ogni probabilità salvato", hanno detto proprio così i medici legali. La causa della morte è stata una copiosa perdita di sangue dovuta al braccio tagliato di netto durante il lavoro. Quella che il padre del titolare ha definito "una leggerezza costata cara a tutti".

Il tempo di una dichiarazione folle è quanto sarebbe occorso per tamponare la ferita, o comporre un numero di telefono. Invece il titolare i telefoni li ha sequestrati a tutti i braccianti, perché quel giorno nessuno chiamasse un'ambulanza.

Se fossero stati chiamati i soccorsi in tempo "si sarebbe con ogni probabilità salvato". Mi spiace riscriverlo per la terza volta, ma quando una frase ti entra nel cervello è difficile farla uscire, e a me non esce.
Perché sono orribili il caporalato, gli orari, il caldo, il lavoro in nero è sfruttamento e sono inumane le paghe da fame, ma qualcosa si poteva ancora fare, un uomo si sarebbe potuto salvare, e invece è morto.

E se oggi non possiamo più salvare lui, possiamo però salvare i prossimi. I prossimi infortuni dipenderanno più da noi che dal titolare oggi in carcere, anche noi possiamo scegliere di salvare i prossimi feriti sul lavoro, impedendo che si verifichino incidenti tutto sommato evitabili.

Quando una persona muore, questo dice la legge, è colpa di chi ne ha provocato la morte.
Ma poi, se fingiamo che quello che è stato sia un incidente isolato, diventa anche colpa nostra. È colpa mia anche se avrei chiamato i soccorsi, è colpa tua anche se non l'avresti fatto lavorare in nero, è colpa di tutti noi che i pomodori comunque ci piacciono, e ci piace non pagarli troppo. Sia chiaro: giuridicamente siamo innocenti, e comportamenti come quelli del titolare dell'azienda si contano sulle dita delle mani dei braccianti staccate negli incidenti di lavoro. Però esiste un'altra responsabilità ed è quella sociale, quella di chi non è disposto a fare niente perché le cose cambino. Di chi, infine, s'indigna ma non troppo. O s'indigna molto però poi smette presto.

Prendiamoci invece la nostra responsabilità, ognuno un pezzetto, ognuno quel che serve. La responsabilità del dito indice se la prenda il Governo, il dito medio il Comune di residenza, il mignolo chi ha avuto paura di perdere il lavoro ed è stato zitto, il pollice e l'anulare se li prendano i mancati controlli sul lavoro, le indagini lente. Qualche pelo sul dorso della mano è sicuramente di chi oggi alza le spalle e finge che vada tutto bene, la responsabilità del polso del bracciante se la prenda invece chi dice "del resto è sempre andata così, non possiamo farci niente".
Ognuno si prenda la sua responsabilità: il sangue se lo prenda chi non ha fermato lo zampillo, perché lo sapete? Somiglia proprio a una fontanella, il sangue che fuoriesce quando tagli un'arteria: non esce, zampilla. L'avambraccio se lo prenda chi affitta i campi a una cifra un po' più alta perché poi risparmieranno sulla manodopera.
Quel braccio è responsabilità di tutti anche se Satnam Singh quel giorno poteva essere salvato soltanto dal titolare dell'azienda, questo hanno detto i medici legali. Però noi, noi quelli buoni, noi quelli dalla parte giusta della barricata, noi che i pomodori sono buoni conditi con l'olio nuovo, noi che non sfrutteremmo mai nessuno direttamente, siamo però responsabili delle prossime braccia, delle prossime dita delle mani tagliate in qualche altro incidente nei campi, se non facciamo niente.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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