Sardine: chi sono, cosa vogliono e perché questo nome
Le sardine sono nate il 15 novembre. A Piazza Maggiore, a Bologna. Una piazza che conteneva più di seimila persone, a fatica, strette come “sardine”, appunto. Convocate in piazza per protestare contro il leader leghista, Matteo Salvini, che dalla stessa città lanciava la campagna elettorale del Carroccio in vista delle regionali in Emilia Romagna. Un movimento spontaneo, senza bandiere, nato dall’iniziativa di quattro ragazzi bolognesi: Giulia, Andrea, Roberto e Mattia Santori. Proprio l’ideatore dell’iniziativa e ora leader che definisce le sardine come un “anticorpo” e non come un movimento politico. Ma pur sempre un movimento che si contrappone a Salvini. E che non si è accontentato del successo di Bologna, ma che è andato avanti, riempiendo le piazze prima di Modena e poi di tante altre città italiane, arrivando fino a Piazza San Giovanni a Roma, per poi tornare di nuovo a Bologna prima delle elezioni regionali in Emilia Romagna. Le immagini delle piazze gremite sono diventate virali sui social e il movimento delle sardine ha attirato molti apprezzamenti, ma anche alcune critiche, soprattuto da parte della Lega, che ha insinuato dubbi sulla presunta "spontaneità" del movimento. Le iniziative di eventi e flash mob legate al "movimento delle sardine" si stanno moltiplicando sui social media, dove sono nati diversi gruppi locali. E il movimento inizia a darsi una struttura, con referenti territoriali e un programma in 6 punti.
Sardine, storia del movimento nato a Bologna
Ragazzi normali, sconosciuti nelle sezioni di partito e senza un passato da militanti che dall'idea di una notte insonne hanno conquistato le prime pagine dei giornali. Mattia Santori, 32 anni, laureato in Scienze Politiche, è lui che per primo ha avuto l'idea del movimento ed è lui che, per organizzare la protesta, ha contattato i suoi ex coinquilini: Giulia Trappoloni, fisioterapista, 30 anni; Roberto Morotti, ingegnere impegnato nel riciclo, 31 anni; Andrea Garreffa, guida turistica, 30 anni. Trasformare l'idea di una notte in realtà non è stato facile, considerando che gli organizzatori hanno impiegato solo sei giorni. I quattro trentenni hanno raccontato di aver promosso l'idea sui social, ma anche attraverso il volantinaggio e la creazione di speciali "banchi del pesce" dove hanno distribuito sagome di sardine in cartone a promozione dell'evento.
Chi è Mattia Santori, il leader del movimento delle sardine
Il ‘volto’ e ormai leader del movimento delle sardine è quello di Mattia Santori. Da settimane è lui a rilasciare interviste, portare la voce del movimento nelle trasmissioni televisive e rappresentare le sardine in ambito pubblico. Bolognese, classe ’87, Mattia ha 32 anni ed è laureato in Economia e diritto. Non è mai stato iscritto ad alcun partito e lavora nel campo della ricerca per i mercati energetici. Si occupa di ambiente per lavoro, è anche redattore di RiEnergia, testata online del Rie, la società privata per cui lavora. Inoltre, da qualche anno è anche insegnante di atletica, frisbee e basket per alcune classi di bambini e studenti universitari.
Perché si chiamano "sardine": il significato del nome
Riempire una piazza significa stare stretti come "sardine", appunto. Più si tengono "stretti" e più l'iniziativa delle "sardine" può dirsi compiuta. Il nome però ha anche un significato metaforico che allude al caratteristico "silenzio" dei pesci. Un silenzio che gli organizzatori della protesta dicono di voler contrapporre agli "urlatori" dei comizi politici. L'iniziativa per ora ha avuto un'eco mediatico considerevole e dopo le due manifestazioni di Roma e Bologna sono attese anche nuove manifestazioni.
Cosa vogliono: i 6 punti programmatici del movimento delle sardine
Il movimento delle sardine ha pubblicato un primo manifesto programmatico il 21 novembre sul gruppo ufficiale "6000 sardine"; all'interno di questo manifesto, l'obiettivo di spiegare le ragioni che hanno portato le sardine a scendere in piazza. Alle prime righe del manifesto si legge: "Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota, ma di quei contenuti non è rimasto più nulla". Nonostante nel documento si esorti a credere nella politica e nei politici con la "P maiuscola", non vengono indicati partiti di riferimento ed è quindi ribadita la componente apartitica del movimento.
Successivamente, durante la manifestazione del 14 dicembre a Roma, in Piazza San Giovanni, le sardine hanno esposto 6 punti programmatici; hanno successivamente sottolineato di non essere un partito, ma di volersi dare una struttura con dei referenti territoriali per l'organizzazione delle manifestazioni di piazza e per ricoprire dei ruoli di raccordo e coordinamento.
Ecco i 6 punti programmatici del movimento delle sardine:
1. Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare.
2. Pretendiamo che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali.
3. Pretendiamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network.
4. Pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca tutto questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti.
5. Pretendiamo che la violenza venga esclusa dai toni della politica in ogni sua forma. La violenza verbale venga equiparata a quella fisica.
6. Chiediamo che il decreto sicurezza venga abrogato.
Il significato politico del movimento delle sardine
Le sardine non vogliono diventare, per ora, un movimento politico né un partito, e non vogliono affiliarsi a nessuna realtà politica. Ma intanto sembrano volersi dare una struttura e una organizzazione più efficienti. Il primo passo in questa direzione è stato mosso il 14 dicembre, dopo la manifestazione di Roma: Santori e gli altri fondatori del movimento hanno convocato 150 persone, gli organizzatori dei flash mob in 70 diverse località in cui sono state finora organizzate le manifestazioni. L’obiettivo, assicurano, non è fare un partito delle sardine. Ma stilare un documento programmatico, con l’obiettivo di diffondere sempre più i principali punti da seguire a livello locale. Tutto ciò, per ora, senza coinvolgere alcun partito e senza aprire ad alcuna collaborazione. Ma anche per quello ci sarà un momento opportuno: il dialogo con il centrosinistra, quindi, non è escluso in futuro. E dopo le elezioni regionali questo processo potrebbe vedere nuove tappe con le sardine che dovranno riunirsi nuovamente per decidere ‘cosa fare da grandi'.
Il movimento delle sardine nelle piazze italiane
Dopo il successo dell'iniziativa bolognese il movimento delle sardine ha iniziato ad espandersi per la Penisola. Spontaneamente diversi gruppi locali hanno organizzato nuovi eventi. Gli organizzatori di questi flash mob, nonostante la loro posizione autonoma rispetto al gruppo bolognese, hanno spesso iniziato a collaborare con il gruppo originario per strutturare un'organizzazione più omogenea. Ogni iniziativa del movimento, anche le più piccola, attraverso le connessioni costruite tra i vari gruppi locali viene amplificata con condivisioni, like e commenti. Ogni nuovo gruppo nasce con il preciso intento di organizzare una nuova manifestazione. Il 15 novembre si è svolta la prima iniziativa del gruppo a Bologna, ma poi le piazze riempite dalle "sardine" sono state tante: Modena, Palermo, Rimini e Perugia, solo per citare le più importanti. Diversi sono gli eventi ancora in programma (qui una mappa con tutti gli appuntamenti), tra i quali spicca quello di Roma del 14 dicembre, dove si svolgerà una grande manifestazione nazionale a Piazza San Giovanni. Per l'occasione è previsto un servizio pullman con delle agevolazioni per i manifestanti. Per farne richiesta il movimento ha previsto un e-mail ufficiale: bus@sardineroma.it.