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Covid 19

Sardegna, scatta obbligo di tampone per chi arriva, Regione rimborsa test. Governo avvia istruttoria

Da oggi in vigore in Sardegna l’ordinanza del governatore Solinas, che prevede l’obbligo per i turisti di esibire un ‘passaporto sanitario’, un certificato che attesti la negatività al Covid-19. In alternativa c’è l’obbligo di effettuare un tampone entro 48 ore. La Regione si impegna a rimborsare il test. Ma l’ordinanza è a rischio impugnazione.
A cura di Annalisa Cangemi
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In Sardegna preoccupa l'aumento dei casi, determinato per la gran parte dell'apertura dei flussi turistici. Da oggi 14 settembre è in vigore la nuova ordinanza del governatore Solinas, firmata venerdì, che prevede l'obbligo per i turisti che arrivano nella Regione di esibire un certificato di negatività al virus o di autocertificare di essere risultati negativi a un test sierologico, molecolare o antigenico. In assenza di questi documenti le persone che decidono di entrare in Sardegna "accettano" di effettuare un tampone entro le 48 ore dall'arrivo e a comunicarne l'esito alle autorità sanitarie locali. A questo proposito, la presidenza della Regione ricorda che "esistono centinaia di strutture pubbliche e private convenzionate che effettuano in tempi rapidi e senza alcuna complicazione test coerenti con le previsioni dell'ordinanza": test sierologici (IgG e IgM) o molecolari (Rna) o antigenici rapidi, da eseguire entro le 48 ore prima della partenza.

Nello stesso provvedimento si esplicita l'obbligo di indossare le mascherine per tutto il giorno, anche all'aperto, laddove non è possibile rispettare la distanza di un metro. L'ordinanza è valida fino al prossimo 7 ottobre.

La Regione rimborserà i costi del test

La Regione Sardegna rimborserà i costi sostenuti dai passeggeri in arrivo che, sprovvisti di certificato di negatività al Covid-19, devono sottoporsi al test entro 48 dallo sbarco. Una nota esplicativa diffusa ieri notte dalla presidenza precisa alcuni punti del provvedimento restrittivo. Come precisa la nota, sono esclusi dall'obbligo di sottoporsi al test coloro che viaggiano su navi e aerei per comprovati motivi di lavoro o di salute, gli equipaggi dei mezzi di trasporti, "soggetti appartenenti a organi costituzionali (per esempio, i parlamentari, ndr) o addetti a servizi pubblici e essenziali nell'esercizio delle rispettive funzioni (sanitari, forze dell'ordine, forze armate)" e anche i minori di 10 anni e le persone in uscita dalla Sardegna che vi facciano rientro entro 48 ore.

Altra possibilità ammessa per i passeggeri arrivati senza certificato di negatività è quella di sottoporsi a un test sierologico, anche qualitativo nella struttura di destinazione, purché l'esito "sia certificato da un medico abilitato" e trasmesso "alla direzione generale" dell'assessorato regionale alla Sanità.

"L'ordinanza", si legge nella nota diffusa dopo richieste di chiarimenti e le perplessità manifestate ieri dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, "non introduce alcuna ulteriore compressione dei diritti individuali costituzionalmente garantiti, ma si pone sul piano della prevenzione sanitaria consentendo un rilevamento più puntuale dei soggetti potenzialmente diffusivi del virus". Dunque, resta l'obbligo di registrarsi prima della partenza, ma quello certificare la negatività al Covid-19 al momento dell'imbarco resta un "invito".

È, invece, obbligatorio sottoporsi al test una volta arrivati in Sardegna se non si è presentata certificazione di negatività all'imbarco. Naturalmente in attesa dell'esito si dovrà osservare l'isolamento domiciliare fiduciario che sarà interrotto solo una volta accertato l'esito negativo. La Regione conta anche di allestire postazioni per effettuare i test nei porti e negli aeroporti. Gli esami potranno essere eseguiti anche in strutture o punti di prelievo accreditati il cui elenco è pubblicato sul sito della Regione.

Come funzionerà il rimborso

Non è ancora chiaro, invece, come potrà avvenire il rimborso dei costi sostenuti dal passeggero che si sottopone a test: la nota spiega solo che si dovrà presentare la ricevuta, ma ulteriori indicazioni verranno fornite solo in una successiva delibera della Giunta regionale.

I dubbi del ministro Boccia

Ma l'ordinanza è a rischio impugnazione. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, intervenendo alla Festa dell'Unità di Modena, ha spiegato che il governo intende aprire un'istruttoria per verificare la legittimità di questo provvedimento, e di quello del Piemonte, che ha stabilito che ogni studente dovrà presentarsi con l'autocertificazione che attesti l'avvenuta misurazione della temperatura (oppure dovranno occuparsene le scuole): "Quello che non è ammissibile è che in queste ore alcune regioni, penso a Piemonte e Sardegna, approvino delle ordinanze per proprio conto, dopo aver chiuso all'unanimità con tutte le altre regioni accordi che hanno messo in sicurezza una serie di servizi tra cui scuola o trasporti".

Rivolgendosi al governatore sardo ha detto: "la Regione Sardegna avrà sempre il nostro supporto ma deve chiarirsi le idee su cosa fare. Non esiste una ‘soluzione sarda' al coronavirus, ma azioni sinergiche tra Stato e Regioni per bloccare la diffusione del contagio".

"Da Boccia mistificazioni inaccettabili. Il ministro farebbe bene a chiarire come e perché i cittadini sardi siano discriminati in alcune regioni senza che il governo abbia detto una parola. Lazio, Campania e Puglia hanno adottato ordinanze che impongono a chi rientra dalla Sardegna il tampone e la quarantena", ha replicato il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas. 

"Una famiglia sarda con bambini riconosciuta all'ingresso dello zoo di Roma per via della nostra lingua, è stata fermata e le è stato impedito l'accesso sulla base di disposizioni amministrative della Regione Lazio, per paura che potesse contagiare gli animali. E su questo il Governo di Boccia, quello che si dichiara ‘vicino alla Sardegna', non ha avviato nessuna istruttoria, nessuna verifica di legittimità costituzionale, non ha nemmeno sentito il bisogno di chiedere scusa. I pasticci e la propaganda non appartengono certo all'operato della Regione Sardegna che ha il dovere di salvaguardare, sempre e comunque, i sardi".

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