Partiamo dai dati, dalle cifre nude e crude: se si votasse ora, come ben evidenziato dal lavoro di notapolitica.it, il centrodestra (Popolo della Libertà, Lega Nord e La Destra) raccoglierebbe nella migliore delle ipotesi il 25 – 28% dei consensi. Di contro, il centrosinistra (nella versione "foto di Vasto", ovvero Partito Democratico, Italia dei Valori e Sinistra Ecologia e Libertà) si attesterebbe abbondantemente oltre il 40% (addirittura al 45 secondo alcune rilevazioni). In mezzo al guado quel che resta del Terzo Polo, intorno al 10% ma mai come in questo momento in fase di "ristrutturazione". Dati che certamente non sfuggono agli strateghi (o presunti tali) dei vari partiti e che ne stanno condizionando sia le scelte a breve termine, sia le "valutazioni programmatiche" in vista delle prossime elezioni politiche (e sulla data converrà continuare a mantenere una certa cautela, malgrado le rassicurazioni dell'ABC).
Rifare il centrodestra, con quali soggetti politici? – Dove non è riuscita la volontà politica, ha avuto la meglio il mutare dei flussi del consenso elettorale. In poche parole, quella che poteva e doveva essere il frutto di una ampia ed articolata valutazione politica è invece diventata una necessità ineludibile, con decisioni da prendere con urgenza, pena, in buona sostanza, la rinuncia ad ogni aspirazione a guidare il Paese nei prossimi anni. E che le grandi manovre siano in corso lo testimonia non solo il nervosismo interno al centrodestra, con le divergenze sulla legge elettorale e la sfiducia nemmeno tanto velata alla leadership di Alfano, ma anche qualche dichiarazione più o meno diretta del leader dell'Udc Casini. A partire dall'ormai famoso tweet che secondo alcuni avrebbe dovuto chiudere la stagione del Terzo Polo, ma soprattutto dalla freddezza (sia pure nascosta dietro la "responsabilità" di facciata) con la quale sta accompagnando le fasi più travagliate della breve vita dell'esecutivo a guida tecnica. Ma non solo, perché più che da formule o coalizioni, il segnale viene dai nomi e dalle personalità che in qualche modo stanno cominciando a muoversi.
Sarà Luca Cordero di Montezemolo il Papa straniero del centrodestra? – Non è passato tantissimo tempo da quando sembrava "imminente e decisivo" l'ingresso in pompa magna di Montezemolo sulla scena politica. A dire il vero, la prima proposta del manager non aveva mai convinto fino in fondo e, anche nell'umile opinione di chi scrive, sembrava piuttosto fondata l'idea di un partito con tanti generale e poche truppe. Ora però, per una serie di contingenze di cui abbiamo largamente parlato, Montezemolo (tra l'altro impegnato nel complicato lancio della "nuova" iniziativa imprenditoriale) sembrerebbe destinato a diventare il punto di riferimento imprescindibile per la "nuova formazione politica". E' l'Unità a parlare in maniera diretta di un Silvio Berlusconi "pronto anche a lanciare la candidatura dell'ex presidente della Confindustria alla guida di un nuovo contenitore di centrodestra che dovrebbe nascere subito dopo i ballottaggi", aggiungendo poi anche come "nella partita, infatti, rientrerebbero anche Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini. La condizione posta da Casini e da Fini è che al tavolo non si sieda Berlusconi. Che l'ex premier non faccia parte del progetto. Una condizione che non pone, invece, Montezemolo che per questo motivo mantiene un canale privilegiato con il Cavaliere". Un progetto ambizioso, in definitiva, che rischia però di trascinare il centrodestra in una lunga fase di incubazione, durante la quale non si capisce in che modo possano salvaguardare un minimo di consenso e di legittimità un segretario "sfiduciato a prescindere" come Alfano e due "mine vaganti" come Fini e Casini. Il tutto senza neanche parlare di piattaforma programmatica, impostazione ideologica e conformazione strutturale del nuovo soggetto politico. Come a dire, oltre il buio oltre i nomi, anzi, oltre un nome.