“Sappiamo chi siete, vi sfidiamo a duello con le colt”: le minacce a Fanpage.it dal gruppo rock di estrema destra
Lo scorso venerdì la band di musica identitaria Quen Reborn ha rilasciato un brano dal titolo "Faintpage" ("faint" si può tradurre dall'inglese con "debole", "fiacco"). La canzone mette nel mirino il nostro giornale, letteralmente. Il testo parla apertamente di “sfidare a duello” noi di Fanpage, si invoca l’utilizzo delle colt, ci sono minacce più o meno esplicite all’incolumità fisica dei nostri giornalisti. Il video, diffuso su YouTube e sui canali social della band, è costruito per rendere il senso della canzone: i giornalisti sarebbero colpevoli di aver raccontato dei fatti coperti dall’anonimato, dunque i baldi musicisti si incaricano di rovesciare la narrazione, inseguendo uno di loro e minacciandolo ripetutamente di ritorsioni. Il filmato si chiude con un rapimento, non si capisce neanche bene il motivo. Mentre è chiaro come si voglia rimarcare che l'identità del giornalista è nota ai vendicatori col passamontagna.
In effetti, nel testo si ribadisce più volte che, malgrado i giornalisti cerchino di rimanere anonimi, loro “sanno”, conoscono i nomi e sono in grado di andarli a prendere. Per fare cosa? Beh, i Quen Reborn ci tengono a precisare che loro “non sono al governo ed è questo il bello”, come a dire che possono muoversi decisamente con più libertà, senza freni dettati dalla posizione istituzionale che invece occupa qualcun altro. Ovviamente, il filmato è pieno di riferimenti chiarissimi all'orientamento politico della band, del resto mai nascosto e sempre fieramente rivendicato.
Chi sono i Quen Reborn e a chi fanno riferimento
I Quen Reborn sono nati all'interno della comunità militante Riconquista! di Vicenza. Una sigla che fa parte dell'area degli Identitari (che abbiamo raccontato qui), una rete che si muove fuori e dentro Fratelli d'Italia (in particolare egemonizzando in molte città la militanza giovanile). Come si può capire facendo un giro sulla pagina Instagram, il gruppo fa riferimento in particolare all'epicentro dell'area, Casaggì di Firenze e alla casa editrice Passaggio al Bosco che pubblica online l'Identitario.org. Su tale sito, i Quen Reborn sono intervistati e pubblicizzati come "una grande novità della scena musicale identitaria" e ci sono diversi inviti a sostenerli e condividere le loro canzoni.
Non ci vuole molto per collegare questo brano all'inchiesta Gioventù Meloniana sull'organizzazione giovanile di Fdi. Certo, è passato qualche mese, ma capirete che non è facile scrivere una canzone così complessa e profonda (solo la rima "bello/duello" deve aver richiesto settimane di confronto interno). Del resto, l'inchiesta del team Backstair di Fanpage.it è stata solo l'ultimo tassello di un costante impegno di racconto del mondo della destra più o meno istituzionale, che non piace evidentemente ai diretti interessati (solo qualche mese prima del lavoro sui giovani di Fratelli d'Italia a Roma CasaPound aveva affisso uno striscione contro Fanpage.it). E sono stati diversi gli episodi di intimidazione e minacce verso i giornalisti della nostra testata che abbiamo registrato nel corso degli ultimi mesi. Sono state diffuse informazioni sensibili, è stata messa in atto una vera campagna di diffamazione nei confronti del nostro giornale da parte di pagine social e profili costruiti ad arte. Ce lo aspettavamo, inutile girarci intorno.
Del resto, la reazione scomposta dei vertici di Fratelli d'Italia, che avevano evocato censure e interventi addirittura del Presidente della Repubblica per fermare il nostro lavoro, non lasciava presagire niente di diverso. Come vi abbiamo raccontato, le parole di Giorgia Meloni e di altri autorevoli esponenti del partito e del governo, avevano aperto la strada a una massiccia offensiva contro la nostra testata, volta a screditarne il lavoro e delegittimare la portata di un'inchiesta che ha fatto il giro del mondo. Non potendo in alcun modo smentire le risultanze dell'inchiesta, che aveva svelato fatti veri e di grande rilevanza, poi, si era scelto di spostare la questione sul piano del metodo giornalistico, anche in questo caso con scarsi risultati. Il tutto mentre i giornali di riferimento lavoravano a improbabili dossier e cercavano in ogni modo di gettare fango sul nostro lavoro. Anche in questo caso, tutto abbastanza prevedibile.
Qui però si è oltrepassato un ulteriore confine. Si è giunti alle minacce, agli avvertimenti, all'evocazione dello scontro fisico. Uno scivolamento che non può e non deve passare sotto silenzio, perché, per citare le parole del Presidente della Repubblica, "ogni atto rivolto contro la libera informazione è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica". È una questione che va oltre Fanpage.it, in gioco vi è la tutela di chi svolge il nostro lavoro. Non può passare l'idea che fare un'inchiesta sul potere politico, per giunta mostrando fatti veri e rispettando i principi della deontologia professionale, sia una colpa da espiare con la gogna pubblica, con i dossieraggi e persino con le minacce all'incolumità fisica. Noi abbiamo le spalle larghe e vi assicuriamo che continueremo a fare il nostro lavoro senza farci intimorire. Ma non possiamo e non vogliamo sottovalutare minacce di questo tipo.