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Santanchè, inchiesta per truffa ai danni dell’Inps resta a Milano: perchè ora le dimissioni sembrano più vicine

La Cassazione ha deciso che il procedimento per truffa ai danni dello Stato di Daniela Santanchè rimarrà a Milano, aumentando la pressione sulla ministra, mentre Ignazio La Russa suggerisce dimissioni. La situazione si complica con la possibile mozione di sfiducia e l’approssimarsi delle udienze di marzo.
A cura di Francesca Moriero
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La situazione legale della ministra del Turismo Daniela Santanchè si complica ulteriormente, con la Cassazione che ha deciso che il procedimento per truffa ai danni dello Stato, di cui è imputata, rimarrà a Milano, respingendo la richiesta di trasferirlo a Roma. Questa decisione, che la ministra sperava potesse rallentare il processo, ha portato a un inasprimento della pressione politica nei suoi confronti.

La Cassazione respinge la richiesta di trasferimento a Roma

La Corte di Cassazione ha stabilito, lo scorso 3o gennaio, che l'indagine sulla presunta truffa ai danni dell'INPS, in cui Daniela Santanchè è coinvolta, non sarà trasferita a Roma, come richiesto dalla sua difesa. I legali della ministra avevano sollevato la questione della competenza territoriale, sostenendo che il processo dovesse svolgersi a Roma, dato che il primo versamento dei contributi sospetti era stato effettuato proprio su un conto romano. La Suprema Corte ha però rigettato questa richiesta, e il procedimento proseguirà quindi a Milano. Le udienze preliminari sono fissate per il 26 marzo. La possibile data per il rinvio a giudizio potrebbe arrivare invece a maggio, complicando ulteriormente la posizione di Santanchè.

Ignazio La Russa mette sotto pressione la ministra

Nonostante il sostegno di Forza Italia e la solidarietà politica che continua a ricevere, la ministra si trova anche sotto il fuoco amico di Ignazio La Russa, suo storico alleato: il presidente del Senato ha lasciato intendere che Santanchè dovrebbe riflettere seriamente sulle dimissioni, piuttosto che continuare a resistere. La Russa ha ammesso che anche la decisione della Cassazione rappresenta un "elemento di valutazione" in merito al futuro della ministra, suggerendo che la situazione stia diventando insostenibile.

Le implicazioni politiche

A complicare ulteriormente la posizione di Santanchè, si aggiungono le implicazioni politiche legate al caso: la ministra, da tempo, ha dichiarato che non intende dimettersi per il rinvio a giudizio nel caso del falso in bilancio legato alla sua società Visibilia, ma la truffa ai danni dell’INPS potrebbe cambiare le cose. Se dovesse arrivare un rinvio a giudizio anche per questa accusa, le ipotesi di dimissioni potrebbero diventare più concrete, dato che le implicazioni politiche sarebbero molto più evidenti.

Il rischio di una mozione di sfiducia e la strategia della destra

Nel frattempo, la mozione di sfiducia contro Santanchè, presentata dal Movimento 5 Stelle, si avvicina. La discussione sulla mozione inizierà il 10 febbraio, con il voto previsto per il giorno successivo o, al massimo, il 12. Nonostante ciò, La Russa ha chiarito che una mozione di sfiducia individuale non ha mai rappresentato un pericolo reale per un membro del governo, poiché, secondo lui, tende a rafforzare la posizione del politico sfiduciato. Il vero obiettivo, sembra essere quello di spingere Santanchè a fare un passo indietro prima della discussione in aula.

Santanchè prende tempo, ma la situazione potrebbe cambiare rapidamente

Fino a oggi, la ministra è riuscita tuttavia a guadagnare tempo grazie a una serie di circostanze favorevoli, come l'indagine su altri membri del governo, tra cui Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, legata alla gestione del rimpatrio di Almasri. La crescente pressione politica e legale, insieme alle possibili ripercussioni delle udienze di marzo, tuttavia potrebbero portare a un cambiamento improvviso della situazione.

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