Santanchè fa retromarcia: “Mai detto chissene frega di FdI”, ma l’audio originale la smentisce
Daniela Santanchè torna indietro sulle proprie dichiarazioni e le smentisce, ma un audio sembra confermare la versione apparsa sui giornali. Ieri, avevano fatto notizia le parole della ministra del Turismo, al centro di un caso politico e giudiziario: "Qualcuno in Fratelli d'Italia mi vuole fuori dal governo? Chissene frega!", riportavano diversi quotidiani.
Nelle ore successive, Santanchè da una parte ha detto che il ‘chissene frega' era rivolto a chi la critica, dall'altra ha scelto un tono più moderato, dicendo che se Meloni chiedesse di lasciare l'incarico "non avrei dubbi". Oggi, nel frattempo, è atteso il verdetto della Cassazione sulle indagini per truffa allo Stato: i giudici dovranno decidere se lasciarle a Milano o spostarle invece a Roma, cosa che farebbe ripartire il procedimento e slittare le tempistiche di mesi.
Cosa ha detto Santanchè su FdI e La Russa: l'audio originale
Stando a diversi retroscena, le parole della ministra contro il suo stesso partito avrebbero suscitato irritazione in ambienti di FdI e in parte a Palazzo Chigi. Anche perché diversi giornali, anche di aree politiche differenti, davano tutti la stessa versione della dichiarazione. Santanchè si è mossa su due fronti. Da un lato ha ribadito la vicinanza a FdI: "Sono una donna di partito, è evidente che se il mio presidente del Consiglio mi chiedesse di dimettermi io non avrei dubbi".
Dall'altro, ha parlato di "ricostruzioni fantasiose" dei giornali, specificando: "Non ho mai detto chissene frega del partito ma chissene frega di chi mi critica". Da parte loro però i giornali hanno replicato. Repubblica e Stampa hanno pubblicato l'audio originale della conversazione, in cui si sente distintamente il passaggio ‘incriminato'.
"Perché secondo te qualcuno nel tuo partito ogni tanto è più…critico?", era la domanda. E già prima che il giornalista dicesse la parola "critico" è arrivata la risposta:"Ma chissene frega, pazienza".
Alla domanda successiva, se si sentisse lasciata sola dal partito, la ministra ha replicato: "Io non mi sento mai lasciata sola, è tutta la vita che conto su me stessa". Per poi dire esplicitamente: "Io non faccio nessun passo indietro, non mi dimetto". E ancora: "Mi stupirei se qualcuno all'interno del partito chiedesse le dimissioni per un rinvio a giudizio, sarebbe una sorpresa".
La presidente del Consiglio ha detto che bisognerà fare una valutazione su quale impatto i casi giudiziario possano avere sul lavoro della ministra, ma anche su questo Santanchè ha risposto piccata, come si sente sempre nell'audio: "Ma magari l'impatto sul mio lavoro lo valuto io. Non c'è nessuno che dica che non lavoro come ministro del Turismo".
Criticato anche il passaggio sul rapporto con Ignazio La Russa, presidente del Senato: "È un mio amico (…) poi ognuno nel rispetto del suo ruolo: lui è la seconda carica dello Stato, io faccio la ministra". E soprattuto: "Una cosa è certa: che La Russa non mi abbandonerà mai. Ma non per la politica, on mi abbandonerà mai come amica". Parole su cui lo stesso presidente di Palazzo Madama ha specificato: "Ha detto bene Daniela, l’amicizia prescinde dal fatto politico. Sia che rimanga ministra sia che non sia ministra".
Oggi la decisione della Cassazione sull'indagine per truffa all'Inps
Al di là delle tensioni interne al partito, resta la vicenda giudiziaria. Oggi la Cassazione dovrà vagliare la richiesta di Santanchè di spostare le indagini per truffa ai danni dell'Inps da Milano a Roma. Nel capoluogo lombardo è già arrivata la richiesta di rinvio a giudizio, e se il fascicolo restasse lì la decisione potrebbe arrivare già nelle prossime settimane, forse tra fine marzo e aprile. Spostandosi a Roma, invece, i magistrati dovrebbero ripartire da prima della chiusura delle indagini. Così, la ministra guadagnerebbe tempo.
Per questo, alcuni hanno ipotizzato che se la Cassazione decidesse di lasciare il fascicolo a Milano Santanchè potrebbe avvicinarsi in modo decisivo alle dimissioni. Lei stessa ha detto che solo un vero e proprio rinvio a giudizio, con l'imputazione per truffa ai danni dello Stato (in particolare dell'Inps) la spingerebbe a lasciare l'incarico. Ma resta da vedere quali saranno le valutazioni di Giorgia Meloni.