Sanità, solo 13 Regioni rispettano i livelli essenziali di cura: “Con Autonomia crescerà gap Nord-Sud”
In Italia, nel 2022 solo 13 Regioni hanno rispettato gli standard essenziali di cura. A riferirlo è la Fondazione Gimbe, che nel suo ultimo rapporto ha analizzato i dati sulle prestazioni sanitarie regionali pubblicati dal ministero della Salute.
La valutazione, una sorta di "pagella" dei servizi sanitari su tutto il territorio si basa sugli indicatori forniti dal Nuovo Sistema di Garanzia (NSG). Per monitorare l'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), ovvero quelle prestazioni sanitarie che devono essere garantite a tutti i cittadini, il ministero ha preso in considerazione tre aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera.
Quello che è emerso è che negli ultimi anni il Servizio sanitario nazionale ha continuato a perdere punti. Le Regioni in grado di adempiere ai Lea in tutte e tre le aree di valutazione sono scese a 13, contro le 14 del 2021: Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto.
Ad aggiungersi alle altre Regioni bocciate dal ministero è l'Abruzzo, che alla voce "prevenzione" ha ricevuto un punteggio inferiore a quello minimo richiesto di 60 su 100. Tra le inadempienti anche Campania, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano con un punteggio insufficiente in una sola area; Calabria, Sardegna e Sicilia con un punteggio insufficiente in due aree; Valle D'Aosta insufficiente in tutte le tre aree.
L'altro aspetto allarmante individuato da Gimbe è l'aumento del divario tra Nord e Sud. Al Meridione solo Puglia e Basilicata infatti, hanno ricevuto il cartellino verde, pur posizionandosi rispettivamente terzultima e ultima tra quelle promosse. E il gap si amplia se si sommano i punteggi relative a tutte e tre le aree di valutazione. "Ai primi 10 posti si trovano 6 Regioni del Nord, 4 del Centro e nessuna del Sud, mentre nelle ultime 7 posizioni – fatta eccezione per la Valle D'Aosta – si collocano solo Regioni del Mezzogiorno", osserva il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta.
"Il monitoraggio del ministero della Salute sulle cure essenziali conferma che la frattura strutturale tra Nord e Sud del Paese non solo non accenna a ridursi, ma addirittura si amplia, sia con l'Abruzzo che diventa inadempiente sia per riduzione dei punteggi Lea nella maggior parte delle Regioni del Mezzogiorno", conclude Cartabellotta. Se si guarda all'andamento delle singole Regioni poi, nel 2022 quasi la metà ha riportato performance peggiori risputò all'anno precedente, sopratutto nell'area della prevenzione, che a livello nazionale è diminuita di ben 146 punti. "Gli indicatori più critici dell'area prevenzione- spiega il Presidente- riguardano gli screening oncologici, in particolare nelle Regioni del Sud, e le coperture vaccinali in età pediatrica su cui potrebbe aver inciso il passaggio alla fonte informativa dell'Anagrafe Vaccinale Nazionale", spiega Gimbe.
Di fronte al preoccupante peggioramento dello stato di salute del Servizio sanitario nazionale e al progressivo aumento della forbice tra nord e sud del Paese, Gimbe lancia un monito sulle conseguenze disastrose che la riforma dell'Autonomia differenziata potrebbe avere in termini di sanità e coesione nazionale. "Proprio nel momento in cui entra in vigore la legge sull'autonomia differenziata che in materia di salute non ha ritenuto necessario definire i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) in quanto esistono già i Lea. Considerato che i dati sull'esigibilità dei LEA, oltre a segnare un peggioramento complessivo rispetto al 2021, confermano anche per l'anno 2022 un enorme gap Nord-Sud, è evidente che senza definire, finanziare e garantire i Lep anche in sanità, le maggiori autonomie in sanità legittimeranno normativamente questa frattura, compromettendo l'uguaglianza dei cittadini di fronte al diritto costituzionale alla tutela della salute", conclude Cartabellotta.