Sanità, quanto aumentano gli stipendi con il nuovo contratto e a che punto sono i negoziati

Il rinnovo di contratto collettivo 2022-2024 per il comparto Sanità è fermo. Il contratto è scaduto da mesi ancora prima di essere firmato, ma le trattative sono a un blocco perché i sindacati principali (Cgil, Uil e Nursing Up) si sono opposti, chiedendo aumenti maggiori. Al momento l'offerta è la stessa, e sembra difficile che cambi: circa 172 euro lordi al mese di aumento, in media.
Domani l'Aran, l'agenzia che si occupa dei negoziati per conto dello Stato, incontrerà nuovamente le sigle sindacali. Sono coinvolti non solo gli infermieri, ma anche i tecnici e tutto il personale non dirigente. Oltre all'aumento da circa 172 euro lordi c'è l'ipotesi di introdurre alcune novità dal punto di vista normativo, che sono già finite sul tavolo delle trattative per altri dipendenti pubblici. Si parla, ad esempio, della settimana corta e della riduzione dei turni, o di esonerare i dipendenti con più anzianità dai turni notturni. Ma anche di fornire una forma di sostegno psicologico per gli operatori sanitari che subiscono aggressioni.
Il problema, per i sindacati più rappresentativi, è nella parte principale del rinnovo: l'aumento di stipendio. L'entità dell'incremento sarebbe sostanzialmente identica a quella inserita nell'ultimo rinnovo del contratto collettivo, firmato a fine 2022 e valido per il periodo 2019-2021. Quelli erano stati gli anni della pandemia, ma da allora c'è stato un picco di inflazione (complessivamente quasi il 17%) che ha di fatto ridotto moltissimo il potere d'acquisto degli stipendi. E proprio quel potere d'acquisto è ciò che i tre sindacati vorrebbero tutelare, a costo di – come già fatto – impuntarsi e bloccare i negoziati. Le altre sigle, ovvero Cisl, Fials e Nursind, che rappresentano il 47% dei lavoratori, avevano invece votato per accettare l'offerta di Aran e procedere alla firma del nuovo contratto.
Come detto, i prezzi in Italia sono saliti in media di quasi il 17%, mentre l'aumento proposto sarebbe del 6,8%. Si tradurrebbe, in media, in 172,70 euro lordi al mese per tredici mensilità. Questa è la cifra che tiene insieme tutti gli aumenti, dallo stipendio tabellare alle indennità specifiche. Ma lascerebbe comunque indietro una grossa parte del potere d'acquisto, senza recuperare la differenza. Ed è un dato di fatto che in Italia gli stipendi degli infermieri siano tra i più bassi d'Europa, cosa che aiuta a spiegare la carenza di personale nel settore.
Fatto sta che da domani le trattative ripartiranno. L'ipotesi ventilata dall'Aran, e in particolare dal suo presidente Antonio Naddeo, sarebbe quella di arrivare alla firma entro maggio per far sì che gli incrementi arrivino in busta paga a partire da ottobre. Sarebbe, a livello di tempistiche, un ‘passo avanti' rispetto al 2022, quando il rinnovo venne firmato a contratto scaduto da undici mesi.