Sanità, perché i nuovi centri costruiti con i soldi del Pnrr rischiano di essere inutili
Negli ultimi anni, la sanità italiana è stata spesso collocata ai margini dell’agenda politica di governo. Nonostante le continue promesse di riforma, i problemi del settore sanitario si sono accumulati: lunghe liste d’attesa, pronto soccorso sovraffollati e una carenza cronica di personale sono solo alcune delle manifestazioni di un sistema in grave crisi. A questi problemi si è aggiunta la carenza di infermieri, figura fondamentale per il funzionamento dell’intero sistema.
In questa condizione assai preoccupante, un passo importante è stato compiuto con l'attivazione delle Centrali Operative Territoriali (COT), uno degli obiettivi chiave del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Secondo l’Osservatorio GIMBE, al 31 dicembre 2024 è stato raggiunto l’obiettivo di attivare almeno 480 COT, pensate come centri di coordinamento tra ospedali, medici di famiglia, assistenza domiciliare e servizi sociali. Una scadenza importante per l'Italia, visto che il raggiungimento di questo traguardo è stato necessario per ottenere i finanziamenti europei.
Nonostante il rispetto delle scadenze stabilite a livello europeo, tuttavia, l'operatività delle COT è seriamente compromessa dalla mancanza di personale che rischia di rendere inefficaci queste strutture, che, pur esistendo, potrebbero restare vuote e incapaci di offrire il servizio che la popolazione si aspetta.
Cosa sono le COT
Le Centrali Operative Territoriali (COT) sono strutture organizzative previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per migliorare il coordinamento dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio. Hanno il compito di facilitare la comunicazione tra i vari attori del sistema sanitario, come ospedali, medici di famiglia, pediatri, servizi di assistenza domiciliare, case di comunità e ospedali di comunità.
L'obiettivo principale delle COT è quello di garantire una presa in carico continua e personalizzata dei pazienti, in particolare di quelli con patologie croniche, persone anziane e individui che necessitano di assistenza complessa. Funzionano come una sorta di "hub" centrale che coordina interventi e risorse, evitando frammentazioni nell’assistenza e riducendo i tempi di risposta per i pazienti.
Lo stato di avanzamento delle COT
Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute, l’obiettivo di attivare almeno 480 COT è stato raggiunto entro la scadenza del 31 dicembre 2024, la riduzione del target iniziale (da 600 a 480 COT) è stata necessaria per i costi crescenti, ma tuttavia il numero originario rimane l’obiettivo a lungo termine. Il Ministero ha poi inviato alla Commissione Europea la rendicontazione per ottenere i fondi, pari a 18,3 miliardi di euro.
Come spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE “non ci sono dati pubblici aggiornati sulla distribuzione regionale delle COT pienamente funzionanti, necessari per valutare l’equità territoriale”.
Le criticità principali: mancano gli infermieri
Il funzionamento delle COT dipende dalla presenza di personale adeguato, in particolare infermieri di famiglia e comunità (IFoC). Secondo l’Osservatorio GIMBE, per garantire l’operatività delle COT sarebbero necessari tra i 2.400 e i 3.600 infermieri, ma il Sistema Sanitario Nazionale è colpito da tempo da una grave carenza di personale.
L’Italia, attualmente, conta infatti solo 6,5 infermieri ogni mille abitanti, un dato nettamente inferiore alla media dei Paesi OCSE, che si attesta a 9,8. A questa carenza si aggiunge il problema del basso numero di laureati in infermieristica, con una media di 16,4 ogni mille abitanti rispetto ai 44,9 della media OCSE.
La professione infermieristica risulta poi anche poco attrattiva, come dimostra il calo delle domande di iscrizione ai corsi di laurea: per l’anno accademico 2024-2025, come dimostra l'Osservatorio, le domande sono state poco più di 21mila per 20.435 posti disponibili, a fronte di una necessità ben maggiore. Questa situazione compromette non solo il presente, ma anche il futuro del settore.
Come sottolinea Nino Cartabellotta, "la mancanza di infermieri è un problema enorme: senza un'adeguata forza lavoro, le COT non saranno in grado di gestire il carico di lavoro previsto, rischiando così di diventare strutture poco utili e assolutamente inefficaci. "Il successo del PNRR non può limitarsi al rispetto delle scadenze per ottenere i fondi", aggiunge Cartabellotta, che conclude "deve tradursi in un miglioramento concreto dei servizi sanitari per i cittadini".
Senza investimenti urgenti nella formazione e nell'assunzione di personale sanitario, la riforma rischia insomma di diventare un'occasione mancata. Se l'Italia non riuscirà a garantire che le COT e le altre innovazioni previste dal PNRR saranno pienamente operative, i benefici per i cittadini rimarranno solo sulla carta.