video suggerito
video suggerito

Sanità, le sanzioni per i medici sospesi o radiati saranno subito esecutive: cosa dice la riforma

Il Ministero della Salute ha annunciato una riforma che renderà immediatamente esecutive le sanzioni disciplinari per i medici decise dagli Ordini professionali, eliminando la sospensione automatica del provvedimento in caso di ricorso. La misura punterebbe a velocizzare i procedimenti e garantire maggiore tutela ai pazienti.
A cura di Francesca Moriero
58 CONDIVISIONI
Immagine

Fino a oggi, i medici colpiti da provvedimenti disciplinari, come la sospensione o la radiazione, potevano continuare a esercitare la professione fino al giudizio definitivo della Commissione Centrale per gli esercenti le professioni sanitarie (Cceps), l'organo incaricato di valutare i ricorsi contro le decisioni degli Ordini professionali. Il blocco dei lavori della Commissione negli ultimi anni ha tuttavia permesso a centinaia di medici di continuare a operare nonostante sanzioni pendenti, creando una situazione di incertezza e potenziale rischio per i pazienti. Con la nuova riforma annunciata dal Ministero della Salute, le sanzioni decise dagli Ordini saranno ora invece immediatamente applicabili, anche in caso di ricorso alla Cceps: questo significa che un medico sospeso o radiato non potrà più esercitare fino alla decisione finale della Commissione, evitando così che resti attivo per anni a causa di lungaggini burocratiche.

Cosa prevede la riforma del Ministero della Salute

Il Ministero della Salute ha predisposto un nuovo schema di riforma che avrebbe l'obiettivo di velocizzare la gestione dei procedimenti disciplinari: la misura prevede che le sanzioni stabilite dagli Ordini professionali diventino immediatamente esecutive, eliminando così il meccanismo che attualmente ne sospende l'efficacia in caso di ricorso alla Cceps. Questa modifica ha il fine di garantire che medici sospesi o radiati non possano più esercitare fino alla decisione finale della Commissione, evitando situazioni in cui professionisti con provvedimenti gravi restino attivi per anni. Il Ministero ha sottolineato che la riforma sarebbe così pensata sia per tutelare i pazienti sia per proteggere proprio l'integrità della professione medica, assicurando che le sanzioni disciplinari abbiano un effetto concreto e tempestivo.

Il problema dei procedimenti bloccati

Negli ultimi tempi, la questione è stata sollevata con forza dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), che hanno stimato che circa 900 sanitari abbiano potuto continuare a lavorare nonostante provvedimenti disciplinari in sospeso, con 64 medici radiati che esercitano ancora oggi in attesa di una decisione definitiva; in totale, secondo le stime della Fnomceo, il numero di medici in questa situazione sarebbe di circa 200. A Milano, sono oltre 60, invece, i procedimenti bloccati, mentre a Roma il numero sale a circa 100. Il presidente dell'Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, ha definito la situazione "disarmante", sottolineando come alcuni professionisti abbiano ricevuto sanzioni severe per reati gravi, senza però che queste abbiano avuto un'effettiva applicazione; dello stesso avviso il presidente dell'Ordine di Roma, Antonio Magi, che ha evidenziato un ulteriore problema: per ragioni di privacy, finché la sanzione non diventa definitiva, l'Ordine non può comunicarla pubblicamente. Questo significa che un paziente potrebbe essere in cura da un medico radiato senza saperlo: "Per ragioni di privacy, fino a che la sanzione – per esempio una radiazione – non diviene definitiva, noi non possiamo comunicarla. Un paziente, quindi, potrebbe essere seguito da un medico che ha già ricevuto una radiazione senza saperlo. In tal modo non possiamo tutelare il cittadino", ha osservato infatti Magi.

I casi che hanno riacceso il dibattito

Due episodi recenti avrebbero messo in evidenza i limiti dell'attuale sistema: il caso dei chirurghi Marco e Marco Antonio Procopio, indagati nell'inchiesta sulla morte di una paziente dopo una rinoplastica, sono tornati a lavorare, poiché la Procura non ha richiesto la sospensione della loro attività. Un altro caso riguarderebbe invece il medico responsabile di una liposuzione fatale su una donna, Simonetta Kalfus, che ha continuato a esercitare nonostante fosse già sotto indagine da parte dei Nas e della Procura. Esempi che mostrerebbero, insomma, come l'attuale sistema, almeno fino a oggi, abbia consentito ai medici colpiti da provvedimenti disciplinari di proseguire la propria attività fino al giudizio definitivo, con il rischio di compromettere, di nuovo, la sicurezza dei pazienti.

58 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views