Sanità, Gimbe smentisce il governo Meloni: “Soldi in Manovra non bastano, si va verso declino del Ssn”
La fondazione Gimbe, che da anni monitora la gestione della sanità pubblica, non ha usato mezzi termini per parlare del testo della legge di bilancio 2025 stilata dal governo Meloni. Durante l'audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il presidente della fondazione Nino Cartabellotta ha criticato sia la scarsità di fondi assegnati alla sanità (che in rapporto al Pil toccheranno il "minimo storico"), sia le misure previste dall'esecutivo.
La manovra, ha detto, è "molto lontana dalle necessità della sanità pubblica". Ora bisogna "abbandonare sia i proclami populisti del governo", sia le "proposte irrealistiche di rifinanziamento" che arrivano dai partiti dell'opposizione. La sanità non deve essere un "campo di battaglia politica". Al contrario, serve un "potenziamento del Ssn con adeguate risorse e coraggiose riforme di sistema". Altrimenti, bisognerà "assistere impotenti al suo declino: vedremo dissolversi la sua funzione di tutela universale della salute".
I soldi per la Sanità sono pochi, ma il governo non lo dice
Innanzitutto, Cartabellotta ha contestato che nel testo della legge di bilancio i soldi per la sanità sono indicati in modo "fuorviante". Si parla solo di quanto sarà complessivamente il Fabbisogno sanitario nazionale (il fondo principale per finanziare la sanità), e non di quanto aumenterà di anno in anno.
Numeri alla mano, l'anno prossimo il Fsn aumenterà "solo dell’1% rispetto a quanto già fissato nel 2024". Questo è un risultato che il governo Meloni ha rivendicato come successo e "record", ma che in realtà non basta per affrontare i problemi esistenti. Nel 2026 ci sarà effettivamente un buon aumento del Fsn in percentuale, mentre negli anni successi gli incrementi saranno "risibili" fino al 2030.
In rapporto al Pil si arriverà al "minimo storico"
Insomma, il "rafforzamento del Ssn e la tutela della salute non sono una priorità nemmeno per l’attuale governo". Anche perché, calcolando i fondi dedicati alla sanità come percentuale del Pil, si scenderà dal 6,12% del 2024 al 6,05% del 2025 e 2025, "per poi precipitare" sotto il 6%. Raggiungendo così il "minimo storico" nel 2029, pari al 5,7%.
Le risorse stanziate dal governo non basteranno nemmeno per restare al passo con una previsione che l'Ocse ha fatto a inizio anno: fino al 2040, la spesa sanitaria crescerà in media del 2,6% ogni anno, dato che il prezzo di farmaci e non solo aumenterà, mentre la popolazione continuerà a invecchiare. I fondi previsti in manovra per la sanità, invece, aumenteranno di ben meno del 2,6% all'anno. Aumentando così le difficoltà del Servizio sanitario nazionale.
Gondi non bastano neanche per misure in Manovra
I soldi sono pochi, ma questo non ha impedito al governo di scrivere nella legge di bilancio diversi interventi per i prossimi anni. Questi, secondo le stime di Gimbe, costeranno 21,4 miliardi di euro dal 2025 al 2030. A cui si aggiunto circa 7,7 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti per gli operatori sanitari.
Circa 29 miliardi di euro di spesa, quindi. Peccato che il governo nella manovra abbia previsto poco più di 10 miliardi di euro di finanziamenti. Dato che il Ssn è "già in grave affanno", la conseguenza sarà che "anche le Regioni più virtuose faticheranno a implementare le misure" previste dal governo. Per farlo, dovranno "tagliare i servizi e/o aumentare le imposte regionali".
Escluse dal testo "priorità cruciali" per il Ssn
Nonostante ci siano misure troppo costose inserite nella manovra senza spiegare come dovranno essere pagate, nel testo sono anche state "escluse priorità cruciali per la tenuta del Ssn". Tra queste, ad esempio "il piano straordinario di assunzione medici e infermieri", ma anche "l’abolizione del tetto di spesa per il personale". E non ci sono nemmeno "risorse adeguate per restituire attrattività al SSN, visto che le indennità di specificità" che portano un aumento di stipendio per alcuni dipendenti "sono solo briciole".